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Scuola: la dispersione diminuisce, ma resta un problema

Scuola: la dispersione diminuisce, ma resta un problema

I nuovi dati pubblicati dall’Usr Veneto confermano il trend del terzo millennio: in Italia e in Europa calano gli abbandoni. Ma ancora troppi lasciano gli studi prima del diploma

L’importanza della formazione scolastica è uno dei banchmark della strategia “Europa 2020”, con la Commissione europea che ha addirittura abbassato, dal 10% originariamente fissato nel 2010 all’attuale 9%, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno completato al massimo la scuola dell’obbligo e non sono coinvolti in percorsi formativi di livello superiore da raggiungere entro il 2030.
Un cambio di rotta che è già in atto da qualche anno, potendo contare anche sulle risorse specificamente destinate al contrasto alla dispersione scolastica inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un’analisi del fenomeno pubblicata dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza a giugno 2022, per esempio, registra in Italia un miglioramento, 5,5 punti percentuali, negli ultimi 10 anni.
I problemi dell’abbandono scolastico precoce, del gap del nostro Paese nei confronti di molti altri europei e delle differenze territoriali interne, in ogni caso, restano di assoluta attualità. Anche perché, evidenzia Openpolis, tra il 2008 e il 2020, soprattutto in Italia, è crollato il tasso di occupazione dei giovani che hanno lasciato la scuola prima del tempo, fermandosi alla terza media, passando dal 51% al 33,2%.

In Veneto, la dispersione scolastica conferma il calo

A monitorare il fenomeno, concentrandosi sugli abbandoni verificatisi nell’ultimo anno scolastico, è il Servizio statistico del Ministero dell’Istruzione.
Il garante, citando a riguardo la rilevazione del 2001, quantifica in Italia nello 0,64% (10.938 alunni) la quota di abbandono complessivo nella scuola secondaria di primo grado e nel 3,79% (98.787 studenti) quella relativa alle secondarie di secondo grado.
Gli aggiornamenti annuali del quadro vengono forniti dagli Uffici scolastici regionali.
Quello del Veneto ha appena pubblicato il rapporto per il 2022/23, confermando la tendenza di un calo della dispersione scolastica.

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Nelle secondarie di secondo grado, lo scorso anno scolastico, hanno interrotto la frequenza 2.901 studenti veneti, contro i 3.187 dell’anno precedente, riducendo la percentuale sul totale degli iscritti da 1,56% a 1,42%.
A questi, vanno aggiunti gli alunni non scrutinati per insufficiente numero di ore di frequenza (pari al 75% del monte ore) o per allontanamento dalla scuola per provvedimenti disciplinari. Alle superiori, nel 2022/23, in Veneto il totale di questi ragazzi è stato di 2.562, l’1,55% dei 201.917 iscritti alle secondarie di secondo grado, anche in questo caso in discesa dai 2.743 (pari all’1,66%) del 2021/22.

La dispersione scolastica in Veneto per istituti e per province

Il calo di dispersione, riporta l’Usr Veneto, si è registrato in tutti i percorsi scolastici. Rispetto al resto d’Italia, in Veneto si registra una quota di iscritti a istituti tecnici (76.397) superiore alla media italiana (37,84% rispetto al 31,8%).
In questo settore, l’interruzione della frequenza è scesa, nell’ultimo anno, dall’1,5% all’1,39%, anche se c’è stato un aumento di abbandoni, oltre che a Belluno, a Padova (1,69%), Rovigo (1,64%) e Venezia (1,57%, +0,2%).
La maggioranza di studenti veneti delle superiori, 91.949, sia pure con percentuali inferiori alla media italiana (45,54% contro 51,1%), è iscritta a un liceo.
In questo caso, gli abbandoni sono calati dall’1,04% allo 0,95% (spicca Belluno, passata da 1,77% a 0,81%), con un miglioramento praticamente in tutte le province, compresa Rovigo (scesa dall’1,77% all’1,38% ma ancora prima), con le sole eccezioni di Treviso, ora seconda con l’1,20% (era 1,12%) e Vicenza (passata da 0,81% a 0,92%).
La percentuale più elevata di abbandoni, addirittura all’8,12%, (in crescita dal 6,54%), riguarda però gli studenti della provincia di Rovigo iscritti a un istituto professionale: percorso scelto in Veneto dal 16,63% (in Italia 17,1%) degli alunni delle superiori. Ma anche se la quota di chi non ha completato l’anno è aumentata pure a Verona (da 2,46% a 2,74%) e Vicenza (da 2,14% a 2,43%), il totale Veneto di chi ha interrotto la frequenza in questo tipo di scuole è sceso dal 3,03% al 2,74%.

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L’Italia e l’abbandono scolastico

Anche il rapporto Istat dello scorso luglio si è occupato del tema dell’abbandono scolastico, rilevando un significativo gap di genere.
Nel 2022, guardando ai giovani tra 18 e 24 anni, la percentuale di chi non ha portato avanti il percorso di studi oltre la licenza media è infatti del 13,6% tra i maschi (ma nel 2012 superava il 20%) e del 9,1% tra le femmine (anche qui si è registrato un calo, dal 14,3%). Dati comunque superiori alla media Ue, rispettivamente di 2,5 e 1,1 punti percentuali.
Il già citato rapporto dell’Osservatorio povertà educativa di Openpolis, basato su dati Eurostat e Istat, evidenzia però un miglioramento dei dati italiani, con una diminuzione dal 12,7% all’11,5%. E la media dei 27 Stati dell’Unione è del 9,6%, siamo riusciti a superare Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%), posizionandoci al quinto posto dietro anche a Romania (15,6%) e Spagna (13,9%).

Vi sono però ancora marcate differenze territoriali. Ci sono infatti 6 regioni (Basilicata 5,3%, Marche 5,8%, Umbria 7,3%, Lazio 7,4%, Friuli Venezia Giulia 7,7% e Molise 8,3%) già al di sotto della soglia fissata dall’Europa e altre 4 (Abruzzo 9,3%, Emilia-Romagna 9,5%, Veneto 9,5% e Lombardia 9,9%) comunque sotto il 10%.
Al contrario, in Sicilia si sfiora il 19% e in Campania si tocca il 16,1%, a conferma di una situazione difficile al Sud (13,8%) e nelle Isole (17,9%).

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Le politiche contro l’abbandono scolastico

Proprio con particolare riguardo all’Italia meridionale sono dunque partite le iniziative del Governo per contrastare la dispersione scolastica. A giugno 2022, l’allora ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, avviò con la firma sul primo decreto da 500 milioni il Piano contro la dispersione scolastica.
A essere coinvolti nel primo step, dedicato a interventi nella fascia 12-18 anni, 3.198 istituti, selezionati proprio sulla base di indicatori relativi a dispersione e contesto socio-economico, per raggiungere almeno 420 mila studenti.
Oltre il 50% dei fondi del Piano, che andrà avanti fino al 2026 ed è finanziato con 1,5 miliardi di risorse Pnrr, sono destinati al Sud e assegnati direttamente alle istituzioni scolastiche. L’avvio dei progetti, di durata biennale, è avvenuto con l’anno scolastico 2022/23 e prevede una serie di azioni, attraverso percorsi organizzati per singoli studenti o per gruppi, per potenziare le competenze, per l’orientamento e la realizzazione di attività laboratoriali extracurricolari.

A giugno 2023, poi, il ministro Giuseppe Valditara ha presentato l’Agenda Sud: un progetto biennale mirato a combattere la dispersione scolastica fin dalla scuola primaria in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Coinvolte 150 scuole, equamente suddivise per grado, selezionate dall’Invalsi. E, a ottobre, il Ministero dell’Istruzione ha avviato a Torino, Genova, Savona e in un altro capoluogo piemontese, una sperimentazione, insieme alla Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione per la Scuola, per prevenire la dispersione scolastica attraverso l’uso dei dati disponibili.

Alberto Minazzi

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