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A mezzobusto e in rete: la scuola si reinventa

A mezzobusto e in rete: la scuola si reinventa
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Alla fine, la vera protagonista è lei. La rete.
I manager lavorano in giacca e cravatta ma in ciabatte, i musicisti suonano in ciabatte, così come fanno tutti coloro che si trovano in questi giorni a lavorare da casa, in smart working.
Anche professori e studenti in videoconferenza si dimenano a mezzobusto tra le tante alternative offerte dal mondo online.
La scuola si sta sempre più strutturando attorno a piattaforme digitali e proposte multimediali.

La didattica digitale prende il via

Allungatisi i tempi  di sospensione delle attività didattiche e ingigantitosi sempre più l’interrogativo di quando sarà possibile ripartire, si inizia gradualmente ad aggiungere altri strumenti al registro elettronico, in cui per lo più si inseriscono file e indicazioni delle pagine da studiare. Non si può fare diversamente. Bisogna attrezzarsi.
“Siamo in una situazione di emergenza e le scuole stanno sempre più aprendo alla didattica digitale – spiega il referente veneto del Piano Nazionale Scuola digitale Bruno Chiozzi – Nel nostro territorio in realtà abbiamo alcuni istituti all’avanguardia in questo senso, altri si stanno organizzando. Il ministero ha integrato l’offerta degli strumenti, tra questi ci sono le piattaforme Google Suite for Education e Office 365 Education A1. In ogni scuola c’è poi un animatore digitale che già da qualche anno supporta i colleghi nell’uso della didattica digitale e da quest’anno abbiamo anche un’équipe  formativa territoriale formata da esperti nelle nuove tecnologie e ambienti di apprendimento che, coordinati dall’Ufficio Scolastico regionale, fungono da consulenti per i docenti”.

Non solo registro elettronico e compiti “per casa”

Un “piccolo mondo” in evoluzione, che nella rete porta anche le famiglie e chi si occupa in questo momento dei ragazzi. Sono  691.109 nel Veneto gli studenti di scuole statali e paritarie coinvolti nel cambiamento. 110.833 nel veneziano.

Per loro ci sarà ora uno stop alla didattica dei compiti da fare e basta lamentata da molti genitori e nonni, che in questa situazione di emergenza, si sono loro malgrado trovati a coprire anche altri ruoli.
Uno dei problemi che la scuola ha dovuto affrontare circa l’uso di strumenti alternativi riguarda la tutela della privacy nella didattica a distanza. E’ questo uno dei motivi principali che hanno visto una progressione forse lenta nell’avvio di una reale didattica online.

La sfida delle scuole

Individuate le modalità con cui procedere, anche se nei limiti di problemi concreti (la copertura di fibra e linee veloci, che non c’è ovunque abitino i ragazzi, l’assenza di un computer in casa per molti, che si avvalgono del solo smartphone, oppure anche la presenza di uno o due computer, che però si devono dividere tra fratelli e sorelle e anche con i genitori, quando questi lavorano in smart working)  le scuole sono pronte alla sfida.
I 48.778 docenti veneti della scuola statale e paritaria, 8208 dei quali insegnano nella Città Metropolitana di Venezia,  sono alle prese con videoconferenze, tutorial, classi virtuali, contenuti multimediali per lo studio e piattaforme per la didattica a distanza.

L’esempio di Vo’

Un po’ come è successo a Vo’, dove gli insegnanti dell’ Istituto Comprensivo di Lozzo Atestino, sia per gli studenti di Vo’ che per quelli Codogno, ogni mattina per due ore trasmettevano lezioni in diretta dalle loro case.
Hanno dimostrato che interagire è possibile e che, senza la necessità di essere insieme fisicamente, si possono svolgere a piccoli gruppi anche esercizi, giochi didattici,valutazioni.

Secondaria di primo e secondo grado in corsa. Primaria ancora al guado

“Noi abbiamo iniziato con quasi tutte le classi. Non con la prima e la seconda elementare perché risulta più difficile vista la tenera età -spiega il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Antonio Gramsci di Camponogara – Se per i ragazzi della secondaria di primo e secondo grado l’approccio è fattibile, anche se non tutti hanno un computer a casa e si trovano a usare il cellulare, per i più piccoli il problema riguarda anche il fatto che spesso sono affidati ai nonni”.

Una scuola multicanale e interattiva

Catapultato in una realtà inimmaginabile, anche il mondo della scuola è stato un po’ colto alla sprovvista.
“La partenza è stata per prove di errore. Oltre al problema della privacy, ci si è scontrati con il fatto che non tutti vivono in zone collegate alla fibra o in cui ci siano linee veloci. Noi abbiamo sperimentato fin dall’inizio piattaforme diverse  – spiega l’insegnante di lettere del Liceo Veronese di Chioggia Alessandra Lionello- Qualcuna, presa d’assalto, spesso saltava, quindi ci siamo indirizzati altrove aggiustando il tiro. Ora utilizziamo canali che ci consentono non solo videolezioni ma anche di attivare delle verifiche con canali ufficiali della didattica che usano indirizzi e-mail dedicati Stiamo sperimentando quindi un lavoro multicanale, che ci consente una didattica diretta per alcune materie e di approfondimento per altre” .

La scoperta di un nuovo modo di fare scuola e di fare rete

Gli esiti sono a volte sorprendenti per gli alunni e per gli stessi insegnanti. Argomenti che potevano sembrare “pallosi” sono diventati interessanti tutorial da condividere sui social, videolezioni via skype o  youtube capaci di rendere  moderno anche il paleolitico, il Decamerone di Boccaccio rivalutato.

Ai tempi del Coronavirus e delle quarantene funziona così. E i ragazzi riscoprono, sentendolo meno lontano, i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e L’amore ai tempi del colera dello scrittore Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez.

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