La riforma sarà approvata entro il 30 giugno. Ecco le novità anticipate dalla bozza del decreto
Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha illustrato la bozza del nuovo percorso di reclutamento del corpo docenti nelle scuole che riscrive i requisiti necessari per accedere ai concorsi. Diverse sono le novità per chi intenda parteciparvi.
A cominciare dai 24 CFU, Crediti Formativi Universitari da sommare alla laurea, una delle caratteristiche degli gli ultimi anni che sono destinati a sparire.
La riforma per diventare docenti, salvo variazioni, dovrebbe essere discussa dal Consiglio dei Ministri il 21 aprile.
Il provvedimento sarà in ogni caso approvato entro il 30 giugno.
Cosa cambia per diventare docenti
Come si legge nella bozza, si potrà essere nominati come docenti di ruolo dopo aver fatto il concorso pubblico nazionale, che avrà “cadenza annuale per la copertura dei posti vacanti e disponibili dell’organico dell’autonomia”.
Per accedere al concorso, però, è necessario aver conseguito ovviamente la laurea nella disciplina che si intende insegnare, un “percorso universitario o accademico abilitante di formazione iniziale e prova finale corrispondente a non meno di 60 crediti formativi e un periodo annuale di prova in servizio con valutazione conclusiva.
I 60 crediti sono legati alla psicopedagogia.
Diverso l’iter previsto per i “precari storici” con almeno 36 mesi di servizio, che possono accedere direttamente al concorso e, se passano, fare l’anno di prova.
La formazione iniziale e la doppia graduatoria
Alle università è demandato il compito della formazione iniziale: la laurea magistrale o a ciclo continuo e in aggiunta 60 crediti contro i 24 di adesso.
I 60 crediti potranno essere acquisiti durante la magistrale o negli ultimi due anni della laurea a ciclo unico: valgono l’abilitazione.
Per ogni classe di concorso usciranno due graduatorie di vincitori: una con gli abilitati, l’altra con chi ha partecipato al concorso con requisiti minimi. Chi in possesso dell’abilitazione specifica entra in ruolo con precedenza; gli altri prendono servizio con contratto a tempo determinato part time nel limite dei posti vacanti e disponibili residui annualmente autorizzati.
Concorsi annuali e formazione continua
Un’altra novità riguarda la formazione continua.
Una volta in ruolo, è prevista per gli insegnati, articolata in cinque gradi con verifica finale a conclusione di ogni livello.
Per incentivarla il Governo ipotizza una progressione stipendiale accelerata per i docenti che frequentano con profitto corsi selezionati.
E i concorsi diventano annuali sul modello di quelli della Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di arrivare entro il 2024 a 70 mila nuovi insegnanti di ruolo l’anno.
Prevedono un’unica prova scritta con più quesiti a risposta multipla.
Il punteggio massimo sarà di 100 punti ma la prova potrà considerarsi superata con 70. Solo a questo punto subentreranno la prova orale e la valutazione dei titoli.
Il decreto prevede dunque un percorso unitario di formazione, selezione e prova con l’obiettivo di accertare le competenze culturali e disciplinari e competenze “proprie della professione docente” (Pedagogiche, relazionali, organizzative, tecnologiche). Oltre alla “capacità di progettare percorsi didattici flessibili e adeguati al contesto scolastico.
Silvia Bolognini