Affascinano per il senso di magia e sacralità che li pervade e per il mistero dei simboli di cui sono ricoperti.
Sono rari e, per la prima volta in Europa, sono ora in mostra a Venezia, dove però potrebbe essere riscritta la loro storia.
Sono i 126 antichi bastoni del comando delle isole del Pacifico, raccolti nell’inedita esposizione “Power & Prestige. Simboli del comando in Oceania” in corso fino al 13 marzo 2022 a Palazzo Franchetti, a Venezia.
Proprio uno di questi straordinari pezzi in esposizione – un Kinikini, bastone di comando a pagaia insolitamente grande – ha portato a una significativa scoperta scientifica.
Grazie a un’iniziativa della Fondazione Giancarlo Ligabue, uno di questi straordinari rari manufatti è stato sottoposto per la prima volta a un test al radiocarbonio per essere datato.
Il risultato è stato sorprendente perché l’indagine ha provato che l’oggetto proveniente dalle Fiji è molto più antico di quanto finora si pensasse.
La scoperta scientifica
Conservato in una collezione privata, il bastone sottoposto al test dai ricercatori del laboratorio di Mannheim misura 134 cm di lunghezza ed è ricoperto da una patina scura.
Fino a oggi, come molti altri raffinati manufatti, lo si datava tra gli inizi del XVIII e XIX secolo.
In realtà, dicono i risultati dello studio, con una probabilità del 95,4%, l’albero da cui è stato ottenuto il legno utilizzato è morto tra il 1491 e il 1638 d.C.
Il bastone, quindi, potrebbe avere un’età compresa tra i 380 e i 530 anni.
Una deduzione che deriva dalla conoscenza della pratica attuale degli intagliatori delle Fiji.
Si sa infatti che un albero caduto non può essere lasciato nella foresta generalmente più di dieci anni prima di essere intagliato, poiché il legname in quegli ambienti tropicali si deteriora rapidamente.
Insomma: l’antico bastone risalirebbe a due secoli prima rispetto a quanto, fino a oggi, si credesse.
Un’antica reliquia rituale
L’opera risulta quindi retrodatata di due secoli rispetto a quanto si pensasse prima di questo test.
«Si tratta di una scoperta scientifica significativa – sottolinea Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue di Venezia – perché grazie a questo test sperimentato per la prima volta sui bastoni del potere oceanici si aprono nuove prospettive nella considerazione di questi artefatti e nella conoscenza dei grandi navigatori del Pacifico».
Altri elementi facevano pensare che l’oggetto fosse davvero antico.
A partire dal tipo di patina superficiale estremamente scura e liscia, indice che per svilupparsi ci sono voluti parecchi anni.
Anche i disegni sulla lama e sull’impugnatura apparivano insoliti e diversi dalle mazze di nota origine ottocentesca.
Il test effettuato porta il curatore della mostra Steven Hooper, tra i massimi studiosi dell’arte oceanica, ad affermare che la mazza possa essere un’antica reliquia di importanza rituale e non solo un’arma.
I bastoni del comando
Il Nuovissimo continente, come si chiama oggi l’Oceania, è un insieme estremamente diversificato di isole sparse su metà della superficie del nostro pianeta, accomunate dal grande Oceano che le unisce. Sono terre che hanno una ricca varietà di culture che affascinarono i primi europei che le raggiunsero a partire dal Cinquecento.
Dall’Australia e la Nuova Guinea a ovest abitate da 50 mila anni alle isole della Polinesia come Tahiti, l’isola di Pasqua e le Hawaii, scoperte mille anni fa, gli abitanti del Pacifico hanno sviluppato usi e forme d’arte originali che si sono evolute e modificate in base ai diversi contesti e alla storia di ognuno.
Tra questi, i bastoni del comando.
Erano classificati come armi primitive, in molti casi comunque mai utilizzati come tali. In realtà agli occhi di chi li guarda sono bellissime sculture in legno, pietra e osso di balena. Vere e proprie opere d’arte, manufatti dai molteplici usi e significati, pezzi unici espressione della creatività e della capacità di straordinari artigiani.
Tra Sette e Ottocento erano tra i materiali più diffusi e ancora prodotti quando le spedizioni del Vecchio Continente iniziarono a giungere con frequenza in quelle terre prima che i missionari e le amministrazioni coloniali ne scoraggiassero la produzione.
Oggetto di curiosità, di studio e di collezionismo, furono portati in Occidente da avventurieri, ricercatori, commercianti, missionari e ufficiali coloniali.
Qui però, proprio perché a lungo considerati strumenti cruenti di selvaggi, ebbero sempre un ruolo minore nelle esposizioni e nei musei e solo in anni recenti anche in Europa si è iniziato a guardare con occhi diversi alle culture di continenti lontani.
Silvia Bolognini
Da anni mi intetesso alla cultura del bastone ,utile compagno dell uomo in tutta la sua storia ,in quanto intagliatore di bastoni in legno qualificati come d arte popolare.Abito a Milano e verrò a Venezia a vedere la mirabile vostra mostra come si prospetta.Se interessa Per visionare i miei
bastoni manufatti e le considerazioni sulle essenze utilizzate e tecniche di intaglio conseguite da sutodidatta potete collegarvi su
bastomastromorarelli.it.
Gia da ora vi complimento per la vostra iniziativa profusa con evidente passione.Marco Morarelli