Dalla precettazione alle nuove fasce orarie e alle corse dei mezzi garantite. Ma USB non ci sta e annuncia la disobbedienza
Alcune aziende dei trasporti confermano che domani, 15 dicembre, lo sciopero dei mezzi di trasporto pubblico indetto per 24 ore sarà ridotto a 4, come previsto dall’ordinanza di precettazione firmata nella giornata di ieri dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini.
Nonostante questo, resta un interrogativo sul fatto che tutte le corse siano garantite.
Questo perché l’Unione Sindacale di Base USB ha ribadito di essere “pronto a pagare la propria disobbedienza perché questi sono atti illegittimi”.
Del quarto intervento del ministro, definito “un’aggressione al diritto di sciopero”, il sindacato ha chiesto di parlare in un incontro urgente con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ha annunciato di aver convocato con urgenza una manifestazione a difesa del diritto di sciopero alle ore 17.00 di venerdì 15 dicembre con corteo in partenza da Piazzale Aldo Moro, a Roma, e arrivo al ministero a Porta Pia.
“Il diritto a chiedere salari più adeguati è sacrosanto – ha ribattuto Salvini sui social – ma questo non può paralizzare l’Italia per un giorno intero, a ridosso del Natale. Da ministro dei Trasporti devo garantire la mobilità ai 20 milioni di italiani che quotidianamente prendono un mezzo pubblico: è mio diritto ma anche mio dovere”.
Sciopero 15 dicembre : modalità e ragioni
Lo sciopero riguarda tutti i mezzi di trasporto pubblico in tutta Italia.
Dunque si fermeranno metro e autobus, treni e tram. In molti casi solo per 4 ore, a seconda della fascia oraria scelta dalle singole aziende.
A Venezia, per esempio, AVM/Actv ha diramato un comunicato in cui annuncia che “l’agitazione viene ridotta alla fascia oraria 09:00-13.00. Ricordando che, per le ultime corse garantite, si devono considerare anche i “tempi di trasferimento necessari per il rientro in deposito dei mezzi e la successiva attestazione a capolinea.
Anche a Roma i disagi, che riguarderanno l’intera rete Atac e Roma Tpl, saranno limitati alla fascia oraria 09:00-13.00.
Fatte salve le decisioni di parte della categoria che aderiscono a USB.
Uguale in altre città d’Italia, dove gli stessi sono i motivi delle sciopero: l’aumento dei salari con l’applicazione contrattuale di primo e secondo livello ai neo assunti, la sicurezza dei lavoratori in servizio, la lotta contro i contratti atipici e il precariato innanzitutto.
USB pronta a pagare
Il mancato rispetto delle quattro ore previste dall’ordinanza del ministro Salvini, il quale ha sottolineato che “chi disubbidisce paga le conseguenze che la norma prevede”, potrebbe costare, secondo le stime USB, fino a 50 mila euro all’associazione sindacale.
“La nostra scelta di disubbidienza alla sua ordinanza, la quarta in poco più di due mesi, è frutto di una precisa valutazione riguardo l’illegittimità di uno strumento che la legge concede o al prefetto o al ministro solo in caso di grave e imminente pregiudizio per la mobilità e in situazioni eccezionali, non certo per far fare campagna elettorale – ha scritto USB in una nota – E’ una scelta onerosa per un’organizzazione che vive dei soli contributi dei propri iscritti e che non può coinvolgere i lavoratori e lavoratrici del settore stante il ricatto di multe previste fino a 1000 euro al giorno per ogni singolo lavoratore. Ma questo è un passo che rivendichiamo proprio perché è indispensabile per poter impugnare l’ordinanza anche presso i tribunali ordinari oltre al Tribunale Amministrativo che spesso, purtroppo, arriva in ritardo se non proprio postumo. Senza sciopero – conclude la nota – i lavoratori sono disarmati, più poveri e in balia di padroni sempre più arroganti; ecco perché difenderlo è vitale e non ci possono certo spaventare le multe minacciate da Salvini”.