L’inedita avventura “musicale” dei nuovi “Web-Speaker”
Fino a quattro mesi fa c’erano solo due stanze vuote, poi sono arrivate le attrezzature tecniche e in poco tempo è nata Cube Radio, la web radio dell’Istituto Salesiano Universitario (Iusve) di Mestre.
Ancor prima che la radio venga inaugurata ufficialmente, cosa che avverrà il prossimo aprile, gli studenti che stanno lavorando al progetto hanno avuto però la possibilità di prendere parte alla manifestazione musicale più importante d’Italia: il Festival di Sanremo.
Un van e si parte…
Grazie alla collaborazione con RadUni, il network delle radio universitarie, Giovanni Gabban, Elias Manzon, Melania Melto, Federico Palisca, Marco Santone e Giulia Scattolon, accompagnati dal professor Marco Sanavio, direttore della webradio universitaria, hanno raggiunto con un van la riviera ligure, hanno indossato le loro felpe rosse e, armati di microfono e buona volontà, hanno scorrazzato per i luoghi del 69° Festival della Canzone Italiana, cercando di carpirne i segreti e conoscere soprattutto quello che succede dietro le quinte.
“Per noi è stata una cosa “folgorante” – spiega Elias Manzon – perché tutto è successo molto in fretta. E’ stata un’esperienza molto formativa, perché abbiamo da subito cominciato a lavorare in maniera quasi giornalistica, con il nostro van che fungeva come una sorta di regia mobile in cui potevamo produrre i nostri contenuti.
#Sanremo invisibili
Non era facile intervistare i cantanti, perché spesso erano “blindati”, seguiti da manager e security che in modo anche gentile ti faceva capire che non ci avrebbero parlato, vuoi perché non avevano tempo o perché avevano l’esclusiva con qualche network. Ma in verità volevamo trovare anche situazioni più genuine e meno “costruite”, cercare di fare qualcosa di diverso da quello che facevano gli altri, così abbiamo soprattutto cercato di parlare con tutti quelli che lavorano dietro le quinte, che si occupano di “costruire” una macchina davvero complessa come quella del festival. Abbiamo così deciso di lanciare l’hashtag “Sanremo invisibili” e siamo andati a parlare con chi si occupa delle scenografie, piuttosto che dell’amministrazione, del palco o del red carpet. Siamo stati anche a nostra volta intervistati durante la trasmissione di Radio2 “I lunatici” e abbiamo potuto partecipare al dopo festival. E’ stata un’esperienza davvero impensabile solo qualche settimana prima per degli studenti come noi”.
- Il Festival di Sanremo è spesso associato ad una visione piuttosto “tradizionale” della musica, la “culla” della canzoni d’amore all’italiana.
Com’è stato l’approccio di ragazzi così giovani e probabilmente con gusti musicali diversi da quelli proposti, verso questo evento?
“Devo confessare che prima non seguivo troppo Sanremo e la vedevo come una cosa piuttosto “vecchia” che non appartiene alla nostra generazione – spiega Federico Palisca – però nel bene e nel male non puoi ignorarlo completamente e devo dire che in questi ultimi due o tre anni c’è stato sicuramente un tentativo di renderlo più moderno, sia nella scelta degli interpreti che, ad esempio, nell’utilizzo dei social. Instagram non era stato praticamente utilizzato nelle precedenti edizioni ed invece quest’anno è stata una parte importante dalla comunicazione. L’idea non è quella di puntare ad un nuovo target generazionale ma di allargarlo il più possibile, cercando di coinvolgere le nuove generazioni senza però perdere quella fetta di pubblico più tradizionalista che è il loro zoccolo duro”.
Una strada che sembra confermata dalla vittoria finale di Mahmood, arrivato addirittura dalle selezioni di Sanremo Giovani: “Non ci speravo molto, anche se sicuramente meritava di vincere – sottolinea Federico – mi sembrava impossibile che la vittoria finale andasse a un ragazzo che arrivava dai giovani, ma conferma che il Festival vuole cercare di avere una marcia in più e punta sulla novità per coinvolgere un pubblico sempre più ampio”.
- Ma per quanto riguarda l’atmosfera del festival, così vi ha colpito?
“Pensavamo che da parte dei cantanti ci fosse più tensione – racconta Elias – ed invece parevano tutti molto rilassati. Solo che faceva parte della macchina organizzativa della RAI correva di qua e di la. La cosa più strana è che indubbiamente si respira quest’aria di festa un po’ in tutta la città. Sanremo è veramente al centro del mondo, perlomeno da un punto di vista mediatico, ma appena all’Ariston cominciano a cantare, la città si svuota, chiudono i negozi e sembra impossibile che poche ora prima fossero le stesse vie che pullulavano di gente”.