Primo con l’inedito, primo con la cover. Continua il “percorso netto” di Ermal Meta a Sanremo 2021. Dopo la giuria demoscopica, anche l’orchestra del Festival premia l’artista di origine albanese, che si avvicina al possibile bis a due serate dalla fine della manifestazione.
La classifica dopo le cover
Partiamo dalla fine di una serata ancor più lunga delle precedenti. Sono quasi le 2 di notte quando Amadeus ufficializza la graduatoria dei big dopo le prime tre serate. Quest’anno, infatti, i voti della serata-omaggio alla grande musica della tradizione italiana concorre a determinare il vincitore assoluto della kermesse canora. Un nuovo strappo rispetto alla tradizione, che lega sempre più il successo all’esecutore, di un festival “della canzone” e non dei cantanti. Ma quello di quest’anno, si è detto più e più volte, è un Sanremo che resterà (si spera…) un unicum nella storia ormai lunga 70 anni.
Il direttore artistico e conduttore, stavolta, non mette però in fila tutti e 26 i big, ma solo i primi dieci. E non può così essere primo che Ermal Meta, primo classificato, come detto, in entrambe le sue esibizioni. Resta seconda Annalisa, mentre sale al terzo posto, da nono, Willie Peyote. Sale anche, dall’undicesimo gradino, Arisa, ora quarta. Perde invece la seconda posizione, scendendo quinto, Irama. Completano la top ten Lo Stato Sociale (6°, da 8°), Malika Ayane (7^ da 4^), Extraliscio con Davide Toffolo (ottavi, dal 19° posto), Orietta Berti (nona: era ventiduesima) e Maneskin (decimi, dopo il 15° posto con l’inedito).
La classifica delle cover: la top ten
La classifica della serata, invece, ha posizionato tutti e 26 gli artisti. La “Caruso” di Ermal Meta, con la Napoli Mandolin Orchestra, ha completato nel migliore dei modi l’omaggio a Lucio Dalla, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo compleanno, cominciato proprio con “4/3/1943” reinterpretata fuori gara dai Negramaro. Seconda “di tappa” Orietta Berti, in una “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo in cui la potenza vocale della cantante emiliana si fonde alla delicatezza delle quattro Le Deva. Terzi gli Extraliscio, con il musicista Peter Pichler, in un “Medley Rosamunda” che fa un po’ “effetto sagra paesana”, ma sdogana alla grande il liscio all’Ariston. La top five vede anche Willie Peyote, quarto insieme a Samuele Bersani con una versione molto vicina all’originale di “Giudizi universali”, e Arisa, in duetto con Michele Bravi, che ripropone in chiave orchestrale-soft “Quando” di Pino Daniele.
Scendendo, nella prima metà della classifica finiscono anche i Maneskin, sesti in un duetto molto in stile X-Factor di “Amandoti” con Manuel Agnelli; Annalisa, che non sfigura (anzi) con la voce nel confronto a distanza con Ornella Vanoni, guadagnando il settimo posto insieme a Federico Poggipollini in “La musica è finita”; ottavo Max Gazzè, sul palco con Daniele Silvestri, proponendo le solite sonorità e arrangiamenti sperimentali in “Del mondo”; La Rappresentante di Lista sono noni, in una versione moderna di “Splendido splendente” di Donatella Rettore; Ghemon decimo, in un medley dedicato alle donne chiamato “L’essere infinito” che riporta sul palco dell’Ariston i Neri per Caso.
Le cover: le posizioni di mezzo della classifica
Il momento più toccante della serata è legato all’esibizione de Lo Stato Sociale, alla fine undicesimi con “Non è per sempre” degli Afterhours. Il loro duetto è con i lavoratori dello spettacolo, i cui portavoce, Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino, lanciano un messaggio di speranza dopo la lunga chiusura. Dodicesima l’elegantissima Gaia, in un intenso gioco di sguardi con l’altrettanto affascinante cantante di colore di Lous and The Yukuza in tono con le emozioni che “Mi sono innamorato di te” di Tenco regala sempre. Anche nelle cover Irama è costretto a ricorrere alla differita della prova generale ed è tredicesimo, con il cameo vocale di Francesco Guccini nella sua “Cirano”.
Colapesce e Dimartino si cimentano in punta di piedi con Battiato (“Povera patria”) e sono quattordicesimi. Fulminacci, invece, azzarda un curioso mix con la tromba di Roy Paci e l’ironia di Valerio Lundini in “Penso positivo” finendo 15°. Non opta per un duetto Malika Ayane, in una versione piano-voce-archi di “Insieme a te non ci sto più” arricchita dei suoi tipici gorgheggi e di una coreografia di ballerini: vale il 16° posto. Non è premiata nemmeno Noemi, 17^, che apre la serata in una bella rivisitazione di “Prima di andare via” in cui però la sua voce non riesce ad amalgamarsi al meglio con quella dell’autore e interprete originale, Neffa.
Le cover: gli ultimi classificati
Madame anche per la sua cover sceglie l’originalità, facendo precedere la sua versione del primo rap italiano ante litteram di Celentano “Prisencolinensinainciusol” da una scenetta recitata: è 18^. In “Una ragione di più”, 19^, proposta da Francesco Renga a rubare la scena è soprattutto Casadilego, vincitrice dell’ultimo X-Factor, che si presenta con capelli blu e un vestito quantomeno particolare. Il 20° posto nella cover costa a Fasma, sesto con l’inedito, l’uscita dalla top ten della generale. Nella sua “La fine”, cantata con l’autore originale Nesli, un microfono non funziona e si deve ripetere. Va detto però che l’orchestra aveva già votato nel pomeriggio. Si nota invece un po’ di confusione, ma tanto divertimento, nel medley “E allora felicità” di Francesca Michielin e Fedez, che chiude 21°.
Aiello è l’ultimo della classifica degli inediti e l’ultimo a esibirsi, quasi alle 2 di notte, insieme a Vegas Jones. Propone “Gianna” di Rino Gaetano, caricata di sonorità che occhieggiano a rock e discomusic ma perdendo un po’ dell’ironia originale, e si piazza 22°. Bugo riporta a Sanremo dopo un anno i Pinguini Tattici Nucleari, duettando in un altro omaggio a Battisti, “Un avventura”, con arrangiamento in crescendo: 23°. E poi Giò Evan, 24°, accompagnato da 4 concorrenti di The Voice Senior in una “Gli anni” che occhieggia più ai Ricchi e Poveri piuttosto che a Max Pezzali. Random è 25°. Anche per lui Jovanotti (“Penso positivo”), che prova a ritmare insieme ai The Colors. Chiudono i Coma_Cose: Della loro versione della battistiana “Il mio canto libero”, proposta insieme ad Alberto Radius e Mamakass, si può sottolineare soprattutto l’estremo rispetto della versione originale.
Alberto Minazzi