Dai nuovi organismi di controllo alla spesa sanitaria calcolata sul fabbisogno: cosa prevede la legge che impedisce la chiusura delle liste d’attesa per le visite specialistiche
Le Regioni avranno 90 giorni di tempo per creare le condizioni affinché quanto previsto dalla legge sulle liste d’attesa diventi operativo.
Entrata in vigore l’1 agosto, in seguito alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il giorno precedente, la norma introduce diverse novità, tra le quali monitoraggio e controllo delle situazioni attraverso un organismo di verifica sull’assistenza sanitaria, sanzioni e premi per gli enti e le regioni che riusciranno a garantire le prestazioni in tempi accettabili, incentivi stipendiali per le specializzazioni mediche attualmente di minor appeal, potenziamento e reclutamento di nuovo personale sanitario e, a partire dall’ 1 gennaio 2025, il calcolo della spesa sanitaria sull’effettivo fabbisogno e non più su quel tetto massimo di spesa cui oggi devono attenersi le Regioni.
Per il resto di quest’anno, le stesse potranno richiedere nel frattempo l’incremento del 5% dello stesso tetto di spesa per far fronte al problema delle liste d’attesa.
Per le Regioni, però, è prevista dalla nuova legge anche una responsabilità in più: quella del rispetto dell’efficienza dell’erogazione dei servizi sanitari.
Nuovi organismi di controllo per la sanità pubblica
A vigilare sull’andamento delle strutture sanitarie infatti sarà un nuovo organismo che si potrà avvalere anche dell’ausilio dei Nas. Le Regioni, per conto proprio, dovranno invece nominare entro 90 giorni un responsabile unico regionale e istituire un’Unità centrale di gestione dell’assistenza sanitaria e dei tempi delle liste d’attesa.
Nel caso in cui non lo facciano, a intervenire, con funzione di controllo, sarà un analogo organismo nazionale che farà capo allo stesso ministero della Salute.
Le Regioni saranno dunque tenute ad assegnare ai direttori sanitari degli obiettivi annuali che dovranno essere rispettati, pena il decurtamento dello stipendio o, nei casi più gravi, una sospensione temporanea dall’elenco dei direttori.
Allo stesso modo, misure sanzionatorie – o, viceversa, premiali in caso positivo – saranno introdotte anche per le regioni laddove si verifichino risultati non accettabili nella riduzione dei tempi d’attesa.
Legge liste d’attesa: altre misure
Le nuove misure introdotte dalla legge prevedono innanzitutto un’attribuzione di priorità delle visite specialistiche sulla base dei sospetti diagnostici. E poi un ampliamento sia degli orari che delle giornate in cui queste possono essere effettuate. Compresi i weekend.
Per gli operatori sanitari tenuti per questo a fare degli straordinari la fiscalità, a prescindere dal reddito percepito da ciascuno, sarà ridotta al 15%.
Non basterà questo ovviamente a garantire un potenziamento dei servizi che non può prescindere dal reclutamento di nuovo personale sanitario.
Ecco perché, dal 2025, il tetto di spesa sanitaria per le regioni sarà eliminato con l’introduzione di un sistema di calcolo che si baserà sul fabbisogno effettivo.
La Corte dei Conti: “la spesa sanitaria è aumentata”
D’altra parte, la spesa sanitaria, come ha evidenziato la stessa Corte dei Conti nella sua ‘Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province Autonome per gli esercizi 2020-2023”, già dal 2020 al 2022 è aumentata da 136,7 miliardi a 149,5 miliardi e solo 13 tra le Regioni e Province autonome sono riuscite a superare la sufficienza nelle macroaree monitorate, soprattutto nel settore della prevenzione.
La maggior crescita della spesa sanitaria si è verificata nelle Regioni a statuto ordinario e soprattutto al nord.
Tempi certi per le prestazioni sanitarie
Secondo le stime che hanno suffragato la stesura della nuova legge, il nuovo calcolo basato sul fabbisogno reale e le altre misure previste potranno portare a far rispettare tempi certi per le prestazioni sanitarie.
Le liste d’attesa non potranno ora più esser chiuse e per questo è previsto un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali, anche per contrastare il fenomeno dei cosiddetti “gettonisti” e saranno effettuate nuove assunzioni a tempo determinato.
Le aziende ospedaliere potranno assumere anche “personale con contratti di lavoro autonomo” e “avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d’attesa”.
Ugualmente, è previsto un aumento del 20% della tariffa oraria del personale del sistema sanitario pubblico.
Un aiuto arriverà anche dai medici privati accreditati, la cui agenda dovrà però integrarsi a quelle di prenotazione dei Cup unici di ogni regione.
Infine, avranno un ruolo importante anche le farmacie dei servizi, che potranno garantire vaccinazioni, alcuni esami diagnostici di primo livello, gli esami del sangue e test per rilevare infezioni batteriche.