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San Valentino: una festa tra sentimento e chimica

San Valentino: una festa tra sentimento e chimica

In occasione della ricorrenza del 14 febbraio, i medici di “Dottore, ma è vero che..?” offrono una lettura scientifica del sentimento più dolce, cercandone anche i possibili impatti positivi sulla salute

Il sentimento da un lato, la prosaicità dall’altro.
San Valentino può essere vissuto in tanti modi, a seconda della propensione individuale: dall’occasione di qualche dolcezza in più nei confronti del partner alla “derubricazione” a semplice, ennesima occasione di chiaro stampo commerciale.
Per chi si discosta dalla lettura idealizzata e più classica della festa degli innamorati, un ulteriore taglio può essere quello, anche in questo caso molto concreto, di guardare al substrato biologico.
Lo hanno fatto, attingendo agli studi scientifici, i medici di “Dottore, ma è vero che…?”.
Partendo dalle considerazioni più strettamente “di laboratorio” sulla produzione di sostanze da parte del nostro organismo che scaturisce dallo “scoccare della scintilla” amorosa, il team anti fake news della Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha provato anche a spingersi oltre.

Le domande che si sono posti i dottori hanno infatti provato a sondare i rapporti tra amore e protezione della salute. E le risposte  cui sono pervenuti si possono sintetizzare così: l’amore fa bene anche alla salute, ma non ci sono prove scientifiche per confermarne l’impatto positivo.

L’amore che (almeno in parte) fa bene alla salute

La conclusione di massima dei medici della Fnomceo è stata dunque che “condividere abitudini e stili di vita, sostenersi, tenere al proprio benessere quanto a quello del partner può essere considerato un vantaggio rispetto allo stare soli”, in quanto “una coppia di innamorati si influenza reciprocamente, sia in relazione alla salute fisica che mentale”, come hanno evidenziato vari studi.

san valentino
“Una relazione sana – aggiungono – è essenzialmente l’unione di due persone che condividono valori e sentimenti, che credono nella comunicazione, nel rispetto e sanno dosare la libertà senza minare la fiducia”.
Da qui la raccomandazione a rivolgersi al proprio medico quando, da una relazione “malata” derivano disturbi fisici, che possono migliorare con un supporto psicologico.

Meno raffreddori, ma non vale sempre

In secondo luogo, fanno notare, “purtroppo, non basta il benessere prodotto da un sentimento ricambiato o da una relazione felice per restare sani o rinforzare le difese immunitarie”.
Così, nel caso specifico di soggetti cardiopatici, nonostante sembri che la mortalità sia più alta tra chi non è sposato, “è impossibile verificare la corrispondenza tra stato civile e intensità dei sentimenti”.
Infine, uno studio statunitense di una decina di anni fa ha evidenziato come, per un terzo del campione di 400 persone esaminato, coccole, abbracci e attenzioni del partner “sarebbero efficaci come protezione antivirale rispetto alle relazioni conflittuali” nei confronti del virus del raffreddore. Si fa però notare, al tempo stesso, che si tratta di un lavoro di tipo solo osservazionale.

La chimica dell’amore

Manca, in altri termini, l’oggettività richiesta dalla scienza.
Caratteristica che, invece, può essere più facilmente riscontrata se ci si addentra nelle reazioni chimiche causate dall’amore, in particolare guardando al ruolo degli ormoni.
La produzione straordinaria di dopamina sarebbe per esempio una delle cause alla base dell’intensità del sentimento e del desiderio fisico all’inizio di un amore.

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Le “farfalle nello stomaco” si legherebbero poi all’adrenalina rilasciata quando c’è tensione emotiva. E poi l’ossitocina, considerata “l’ormone dell’amore”, che favorisce relax e senso di fiducia negli abbracci e potrebbe favorire la durata delle relazioni. Fino al cortisolo, ormone dello stress che si può legare all’accelerazione del battito cardiaco e all’arrossamento del viso tipici dell’amore.

Il grande mistero dell’amore

Anche in questo, caso, però, serve cautela, ammonisce il team di “Dottore, ma è vero che…?”.
Perché, si sottolinea, tradizionalmente le ricerche sulla chimica dell’amore sono state condotte in laboratorio su topi e moscerini della frutta e solo di recente, attraverso strumenti moderni, si stanno provando a riconoscere gli effetti psicofisici delle emozioni nell’uomo.
“La complessità dell’esperienza dell’amore nella vita di un essere umano – concludono i medici – è ancora difficile da visualizzare con la tecnologia”. Non è al momento possibile, dunque, attribuire il sentimento a singole molecole. E chissà se mai lo sarà. Perché sì, come cantavano a Sanremo Rettore e Ditonellapiaga, “è una questione di chimica”.
Ma, ne restiamo convinti, l’amore resta prima di tutto un grande mistero.

Alberto Minazzi

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