Tra sterili dati e romantiche tradizioni: dall’anello di fidanzamento degli antichi romani, alla parete dell’amore di Properzio
I dati nudi e crudi sono questi: 6 italiani su 10 si apprestano a festeggiare il 14 febbraio destinando alla ricorrenza una spesa media di 85 euro.
Il 73% lo farà con una cena romantica e il 5% con un piccolo viaggio di coppia.
Il 61% con un regalo.
La maggior parte (37%), soprattutto tra i giovanissimi, opterà per i classici cioccolatini, il 27% per prodotti di profumeria, il 23% per dei fiori e il 10% per servizi di benessere.
Il 24% più tradizionalista (e con possibilità economiche diverse), invece, manifesterà il proprio amore regalando dei gioielli.
Tra questi, torna in auge l’anello, per sancire una promessa in una serata del tutto speciale.
San Valentino tra storia e leggenda
Nonostante la leggenda riporti l’origine della festa di San Valentino ai primi secoli del secondo millennio, quando il santo di Terni venne assunto a protettore degli innamorati per aver assicurato a una fanciulla povera, che altrimenti non avrebbe potuto sposarsi, una dote per il suo matrimonio, la storia ci dice che in realtà la ricorrenza affonda le proprie radici ben prima.
A istituirla, nel 496 d.C, è stato infatti papa Gelasio I, in sostituzione della festa romana dei “lupercalia”, durante i quali si celebravano dei riti al dio della fertilità.
E anche allora, probabilmente, molti innamorati avranno scelto quel giorno per gli sponsalia: il giorno delle promesse di matrimonio, durante il quale veniva donato alla propria innamorata l’anulus pronubus, appunto l’anello.
Secondo quanto ci racconta Plinio nelle sue cronache del I sec d.C, non si trattava in origine che di una fedina in ferro.
Fu solo a partire dal II sec d.C. che l’anulus divenne un vero e proprio gioiello realizzato in oro.
Perché fedine e anello di fidanzamento si infilano sull’anulare sinistro
Secondo tradizione, doveva essere infilato sull’anulare sinistro, proprio come continuiamo a fare noi oggi e come faranno molti innamorati il 14 febbraio.
E il motivo è quanto più romantico si possa pensare: gli antichi romani, infatti, erano convinti del fatto che proprio dal dito anulare della mano sinistra partisse una vena che arrivava dritta al cuore.
La storia del solitario, invece, pur avendo la medisima origine, rimanda a un bel po’ di secoli dopo quando l’Arciduca Massimiliano d’Austria, nel 1400 lo donò, chiedendola in sposa, a Maria di Borgogna.
Tra poesie e affreschi: la “parete dell’amore” di Properzio
Gli antichi romani non furono solo dei guerrieri o dei gladiatori, come siamo abituati a pensarli.
L’amore aveva una grande importanza nella loro vita, così come testimonia Ovidio nella sua Ars Amatoria.
Un vero e proprio manuale in cui risulta evidente come il corteggiamento fosse considerato un’ arte, che prevedeva non solo scambi di doni ma anche di poesie.
O di pareti affrescate a simboleggiare in modo molto romantico legami struggenti.
Ne è prova la “parete dell’amore” della casa di Properzio ritrovata al di sotto della cripta della chiesta di Santa Maria Maggiore ad Assisi.
Il poeta morto a soli 35 anni, 17 dei quali dedicati anima e corpo alla sua Cinzia, avrebbe pensato proprio per lei la parete del “viridarium”, nel criptoportico, dove su rami di alberi stilizzati con foglie a forma di cuore, poggiano 96 uccellini di diverse specie e su un lato fanno bella mostra di sé tre gigli, due bianchi e uno rosso.
Ugualmente, sarebbero stati dedicati a lei alcuni quadri a tema mitologico oltre che le sue tante poesie scritte a 18 anni, quando la conobbe e se ne innamorò perdutamente, contenute nelle Elegie pubblicate con grande successo nel 29 d.C
Una tra tutte, che andò molto di moda allora, se volete sbizzarrirvi in modo originale nei vostri biglietti d’augurio:
“Se ella volesse concedermi talvolta di tali notti, anche un anno di vita sarà lungo.
Se poi me ne concederà molte, allora in esse diverrò immortale:
chiunque in una sola notte può trasformarsi in un Dio”