Mostre ed esposizioni multisciplinari, attività di ricerca botanica e per la sostenibilità ambientale e le energie alternative, spazio serra con giardino aperto al pubblico, residenza d’artista.
Un’oasi veneziana di tranquillità tra acqua e verde.
E’ il destino dell’isola di San Giacomo in Paludo, nella laguna centrale, a metà strada fra Murano e Burano, un’isola “privatizzata” che manterrà anche una fruizione pubblica.
Piccola e raccolta (poco più di un ettaro), San Giacono in Paludo è stata venduta nel febbraio 2020 dalla Cassa Depositi e Prestiti, ad Agostino Re Rebaudengo, presidente e fondatore di Asja, azienda che si occupa di energie rinnovabili.
Aggiudicatosi l’isola, Re Rebaudengo, ha richiesto e ottenuto le autorizzazioni per l’avvio dei lavori urgenti e necessari al recupero dell’isola.
Una “gestione familiare” che si apre al pubblico
Proprio in questi giorni sono potute iniziare le operazioni di pulizia dei rovi e di realizzazione delle opere di urbanizzazione: acqua, gas, energia elettrica, fognature.
“San Giacomo in Paludo diventerà un luogo d’incontro per ricercatori e artisti di tutto il mondo“, afferma Re Rebaudengo, che ha coinvolto nelle attività di valorizzazione dell’isola anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, presieduta dalla moglie Patrizia Sandretto, che si occuperà delle attività culturali.
San Giacomo in Paludo
La storia di San Giacomo in Paludo inizia nel lontano 1046, quando il Doge Orso Partecipazio Badoer concesse a Giovanni Trono di Mazzorbo la proprietà di questo luogo, al tempo paludoso, affinché vi edificasse un monastero dedicato a San Giacomo Maggiore Apostolo.
L’obiettivo era offrire ricovero e rifugio sicuro ai naviganti sorpresi dalla tempesta in laguna aperta ed ai pellegrini di passaggio.
Dopo circa un secolo, nel 1238, il convento passò alle monache cistercensi che vi rimasero fino al 1440 per poi trasferirsi nell’abbazia di Santa Margherita di Torcello.
Nel 1456, a causa di un’epidemia di peste, furono temporaneamente spostati in isola i lebbrosi provenienti da San Lazzaro (ora degli Armeni). Quindi fu la volta dei frati minori conventuali e poi di una filiale del convento dei Frari.
La postazione militare
Si narra che, dopo il 1810, data in cui il convento venne prima soppresso e poi demolito insieme alla chiesa, San Giacomo in Paludo fosse abitata da un personaggio singolare che aveva escogitato un sistema ingegnoso per mendicare porgendo, con una lunga canna, un cesto per raccogliere le elemosine dalle barche di passaggio. L’ultima destinazione d’uso dell’isoletta lagunare fu quella di fortino, prima sotto la dominazione austriaca e poi con l’esercito del Regno d’Italia.
Come postazione militare, San Giacomo in Paludo fu utilizzata sino al 1961.
E veniamo a tempi più recenti. Dopo decenni di abbandono, incuria e raid vandalici, l’isola è passata in concessione prima all’associazione Vas (Verdi, Ambiente e Società), poi alla Green Cross International fondata e diretta da Mikhail Gorbaciov, con testimonial di eccezione la scienziata Rita Levi Montalcini.
Il grande progetto di restauro presentato dall’associazione è rimasto però sulla carta per mancanza di finanziamenti.
In Paludo in vaporetto
Presa in carico nel 2016 dalla Cassa Depositi e Prestiti, insieme a molte altre proprietà demaniali in laguna, San Giacomo in Paludo è stata messa sul mercato per essere venduta con la specifica clausola contrattuale che nega la possibilità di uso ricettivo o alberghiero degli spazi.
Per visitare l’isola di San Giacomo in Paludo, terminati i lavori di recupero, ci sarà la linea LN fornita da Actv che parte da Fondamente Nove o da Murano, il medesimo battello diretto anche a Burano.
Claudia Meschini