Più che una semplice fiera, l’evento inaugurato mercoledì durerà fino a domenica 2 giugno allargando la prospettiva all’arte oltre che alle nuove idee per il settore
È partito nel 2019, da un’idea visionaria per il rilancio della città lagunare come polo di riferimento per la nautica da diporto nel Mediterraneo orientale.
Ha saputo superare i possibili contraccolpi dello stop obbligato, dopo un solo anno, imposto dall’emergenza-Covid.
È stato quindi in grado di trovare la forza di ripartire, nel 2021, con una crescita anno dopo anno che l’ha reso oggi un appuntamento internazionale imperdibile per il settore.
Il Salone Nautico di Venezia è così giunto alla 5^ edizione, inaugurata mercoledì 29 maggio negli ormai consueti suggestivi spazi dell’Arsenale (dove proseguirà fino a domenica 2 giugno), fedele alle proprie caratteristiche peculiari, che ne fanno più di una semplice fiera dedicata alle novità della nautica.
L’evento veneziano vuole infatti proporsi come fucina di innovazione per gli operatori e non solo, allargando sempre più le sue prospettive, come l’apertura di quest’anno all’arte.
Il tutto nel segno di una dimensione sempre più globale. Non a caso, la Regione Veneto ne ha riconosciuto la natura di manifestazione fieristica di rilevanza internazionale, con positive ricadute per il settore turistico. Così come va letta in tale prospettiva la grande sinergia tra istituzioni locali e Governo, che attraverso l’Agenzia Ice intende sfruttare il volano di questa “boutique della nautica Made in Italy” per aprire alle aziende prospettive di crescita anche fuori dai confini.
Prove per la nautica del futuro
A confermare il sempre crescente interesse degli operatori nautici nei confronti del Salone Nautico di Venezia sono prima di tutto i numeri.
All’edizione 2024 sono presenti 270 espositori, di cui 216 nazionali e 54 internazionali, con oltre 300 imbarcazioni esposte, di cui 240 in acqua (in un bacino di 50 mila mq), per una lunghezza complessiva di circa 2,8 chilometri. L’area espositiva copre 30 mila mq, compresi spazi esterni e le storiche Tese, con oltre 1.100 metri di pontili.
“Negli anni – ha sottolineato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro – ci siamo sempre migliorati. Questo Salone rappresenta non solo Venezia, ma l’eccellenza italiana nel settore nautico. A Venezia deve trovare spazio la nautica del progresso e del futuro: ci sono barche che verranno presentate a livello mondiale, soprattutto in tema di prodotti ibridi e quindi con grande attenzione alla sostenibilità”. Sono infatti oltre 50 le imbarcazioni elettriche presenti in Arsenale.
Tra i modelli esposti al Salone, organizzato da Vela spa per conto del Comune di Venezia, spiccano in particolare la Navetta 38 di Custom Line del gruppo Ferretti e lo Jeanneau Yachts 65. Non va quindi dimenticato il programma che prevede una cinquantina di incontri, conferenze, workshop e convegni, iniziati già il primo giorno con l’appuntamento dedicato al tema “La nautica da diporto nel III millennio. Driver di occupazione e immagine”.
Tra i temi affrontati in questi giorni, le strategie per lo sviluppo dei waterfront, il rapporto tra sicurezza e ambiente nei porti turistici, la disabilità nella disciplina subacquea e l’inquinamento da rifiuti marini e microplastiche.
La manifestazione comprende un’area dedicata alla cantieristica tradizionale veneziana, il “Wood Village”, e attività di intrattenimento, tra cui regate e trofei come la Pavia-Venezia e la E-Regatta lungo il Canal Grande.
L’importanza del Salone nella strategia dell’export italiano
All’inaugurazione, caratterizzata dal saluto tricolore dal cielo, a 60 metri da terra, dell’elicottero MH101 e il lancio degli incursori della Marina Militare, accompagnati dalle note del Coro della Fenice, a testimonianza dell’attenzione rivolta dall’Esecutivo al Salone veneziano sono intervenuti anche importanti rappresentanti di Governo, a partire dal vicepremier e ministro della Difesa, Antonio Tajani, che ha sottolineato lo “sguardo rivolto al futuro” di Venezia.
“Questa città – ha detto Tajani – ha rappresentato una parte fondamentale della storia italiana e ha una tradizione che si perpetua, ancora oggi grande protagonista del nostro Paese non solo perché accoglie milioni di turisti ma perché continua a confermare il suo impegno come realtà votata a guardare al di là dei nostri confini. Con questo Salone Nautico conferma infatti la vocazione all’export anche di un settore fondamentale come quello del diporto”.
È stato il presidente dell’Agenzia Ice, Matteo Zoppas, ricordando che “sempre di più si scelgono imbarcazioni italiane, con gli imprenditori italiani in grado di occupare il 50% del mercato mondiale dei superyacht”, a citare i dati: nel 2023 il settore nautico ha esportato per 9,1 miliardi di euro con una crescita di oltre il 105% sul 2019 e un lieve rallentamento sul 2022, dovuto a una lieve frenata delle piccole e medie imbarcazioni.
Le esportazioni italiane, ha allargato la prospettiva Tajani, raggiungono i 4 miliardi di euro, il 40% del pil, con il Veneto quarta regione esportatrice del nostro Paese. “Questo – ha affermato – è un risultato che si ottiene grazie alla qualità delle nostre imprese. Noi esportiamo la qualità italiana: il Made in Italy è uno strumento fondamentale per la crescita del nostro Paese. Sostenere le imprese significa sostenere le occupazioni e creare nuovi posti di lavoro”.
Il Made in Italy che punta al cuore
In occasione dell’inaugurazione, il viceministro del Made in Italy, Valentino Valentini, ha sottolineato che “le imbarcazioni che vediamo oggi sono delle Ambasciate del Made in Italy galleggianti. Il successo non è regalato, ma è dovuto alla competenza, alla capacità e al fatto che insieme all’artigianalità c’è innovazione. Il Made in Italy è una mission, è guardare al futuro, è alzare l’asticella per essere sempre davanti”.
Valentini è intervenuto quindi, alla Torre di Porta Nuova, al primo incontro del Salone 2024: quello intitolato “La nautica da diporto nel III millennio, driver di occupazione e immagine”, in cui hanno preso la parola, su temi come sostenibilità, tecnologia, design e significato del Made in Italy, i 4 presidenti e Ceo dei principali cantieri della nautica italiana, che rappresentano il 70% del fatturato dell’industria nazionale in materia e quasi il 50% di quella mondiale.
“L’italianità nel settore nautico – ha dichiarato Marco Valle di Azimut Benetti – è una forza. Oggi è innegabile che l’Italia sta dettando le regole del gioco”. “Le barche – ha confermato Massimo Perotti di Sanlorenzo – vengono acquistate col cuore e noi italiani sappiamo fare cose belle. Se oggi siamo primi al mondo è perché gli italiani sanno offrire caratteristiche uniche nei loro prodotti”.
“Il segreto dell’industria italiana sono le persone che ci lavorano. La mano italiana sa fare cose che gli altri non sanno fare”, è quindi intervenuto Alberto Galassi di Ferretti Group. “Noi italiani – ha completato il quadro Sandro Veronesi del Gruppo Oniverse – realizziamo i prodotti più belli del mondo”. Sul tema, infine, è tornato anche il sindaco Brugnaro: “L’obiettivo è che Venezia torni ad accogliere le grandi barche e che vengano pensati nuovi luoghi per dare spazio alla realizzazione di darsene in grado di ospitare le imbarcazioni”.
La nautica e l’arte
Un particolare taglio che è stato dato al Salone Nautico di Venezia 2024 è quello di fungere da “ponte” tra il settore del diporto e l’arte.
Sono infatti numerose le installazioni artistiche che animano gli spazi dell’Arsenale che è possibile scoprire nei giorni dell’evento. Per esempio, alla Tesa 99, in “Looking for the Ark” l’artista Koen Vanmechelen interpreta il classico vaporetto veneziano in una galleria galleggiante.
La stessa Tesa ospita anche la mostra “Muve Yacht Projects 2024”, che espone i migliori progetti di navigazione sostenibile provenienti da 3 università italiane. Ancora, vanno ricordate la scultura “Diadema” di Manolo Valdes, ospitata in Area Scali; la piattaforma galleggiante “Arena for a Tree” di Klaus Littmann, in bacino di carenaggio medio; l’opera “Sospiro d’Eterno”, alla Tesa 91, incentrata da Daniele Massaro su una tipica “bricola” veneziana.
E poi “Il sentiero di Marco Polo” di Simone Meneghello e Robert Phillips, nei giardini dello Spazio Thetis; “ArtforTrash” di Francesca Busca, presentata in anteprima alla Tesa 102, in cui vengono trasformati in opera d’arte i rifiuti provenienti da strutture marine; “Building Bridges”, le famosissime “mani” di Lorenzo Quinn al bacino di carenaggio piccolo.
Da citare anche le mostre. Come “Waterproof Venice”, installazione di Jacopo Galli e Marco Marino alla Tesa 66, inserita nel progetto di Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità. O “Visioni lagunari tra cuore arte e scienza”, alle Officine Lamierini dello Spazio Thetis, in cui sono esposti dipinti di Fontanella e alcuni dei maggiori artisti veneziani del secolo scorso. Infine, alla Tesa 105, la mostra con foto di Carlo Borlenghi “Il Moro di Venezia alla XXVIII America’s Cup: storia di un sogno italiano”.
Alberto Minazzi