C’è chi in guerra non ha solo imbracciato un fucile.
Qualcuno che, trasgredendo gli ordini nel nome di un valore superiore, ha salvato tante vite. E’ rimasto anonimo per tanti anni un atto eroico.
Oggi, però, la storia riavvolge le fila, facendoci scoprire che, grazie a un soldato semplice addetto ai radiotelegrafi, centinaia di siciliani hanno avuta salva la vita.
Questa è stata la guerra di Romano Doni, soldato semplice di Paluello, che serve il Regio Esercito come marconista su diversi fronti, prima di essere richiamato in armi sul finire del secondo conflitto mondiale ed essere assegnato in Sicilia.
Un eroe umile
Di stanza a Racalmuto, Doni partecipava sostanzialmente a quello che oggi definiremmo “spionaggio”: intercettava messaggi alleati e riferiva ai superiori.
Fu infatti lui che intercettò e decifrò il messaggio con cui si dava ordine di bombardare la Sicilia.
Il fatto curioso è che i superiori non gli credettero – era l’epoca in cui venivano diramati messaggi volutamente falsi – ma il senso civico e l’intuizione di Romano furono tali che scese in strada di sua iniziativa ad avvisare gli abitanti della città, riuscendo a salvarli.
Conosciamo la sua storia grazie alla famiglia che, con la dottoressa Maria Gabriella Pasqualini (accademica e studiosa di storia militare) e con il coordinamento delle associazioni Riviera al Fronte di Dolo e Stradafare di Stra, nel weekend dell’8 e 9 giugno hanno organizzato una commemorazione per ricordare il valore di una persona che nella sua vita ha sempre avuto come priorità il bene degli altri e delle comunità di cui faceva parte.
Perché finita la guerra, dopo l’armistizio dell’8 settembre, tornò (a piedi e nacondendosi…) dalla Sicilia a Paluello dove si rese nuovamente protagonista del recupero delle campane del paese, nascoste ai tedeschi che le confiscavano per fonderle e farci cannoni.
Il cuore delle persone comuni
Eventi commemorativi come questi, dove la ricostruzione storica accademica precisa abbraccia il racconto familiare fatto di emozioni e di aneddoti appresi nelle occasioni di festa, ci fanno capire come la guerra è fatta di sfaccettature che difficilmente si trovano sui libri, dove quello che emerge è l’umanità di persone comuni che si trovano in situazioni più grandi di loro e danno comunque il meglio di se stesse.
Per noi italiani il ricordo della Seconda Guerra Mondiale è sempre difficile perché la Storia ha decretato che stavamo dalla parte sbagliata, ma la quotidianità dei soldati semplici come Romano Doni e delle loro famiglie non può essere giudicata dalla bandiera cucita sulla divisa.
Romano Doni è un eroe che con le sue scelte e le sue azioni, anche contrarie alla catena di comando, ha salvato le vite di cittadini e civili.