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RIVOLUZIONE LUMINOSA

RIVOLUZIONE LUMINOSA


La straordinaria scoperta del fisico veneziano Fabrizio Tamburini ed un esperimento destinato ad entrare nella storia
Una scoperta scientifica rivoluzionaria, un esperimento di grande richiamo, un contesto unico al mondo. Ci sono tutti gli elementi per credere che l’iniziativa organizzata lo scorso giugno in Piazza San Marco dal fisico veneziano dell’Università di Padova Fabrizio Tamburini sia destinata ad entrare di diritto nella storia scientifica mondiale. Già si parla di questo esperimento al pari della prima trasmissione radiotelegrafica di Guglielmo Marconi. Alla base di tutto la recente rivoluzionaria scoperta di Fabrizio Tamburini sul “Momento Angolare Orbitale della Luce”. In pratica si parla di onde capaci di portare 100 canali insieme, contro i soli 5 accumulabili fino ad ora su una sola frequenza. Si tratta di aver individuato nuove proprietà della luce che avranno molte ed importanti applicazioni pratiche. Si va dalla possibilità di migliorare enormemente l’acutezza di microscopi e telescopi, al moltiplicare i canali del digitale terrestre o della telefonia mobile. Intriganti le definizioni date dagli stessi scienziati a questa capacità della luce di “attorcigliarsi”. Su tutte l’ormai già celebre “fusilli di luce” o “fotoni ubriachi” come li ha scherzosamente ribattezzati lo stesso Tamburini. Una scoperta che gli è valsa la chiamata al Celsius Symposium 2010 svoltosi in Svezia, per la Celsius Linnaeus Lecture, tra coloro che scelgono i premi Nobel. Per l’esperimento dimostrativo, realizzato insieme all’accademico svedese Bo Thidè, la location del centro storico veneziano è stata quasi una scelta d’obbligo pensando anche a quello che la Serenissima ha rappresentato nei secoli come fulcro della ricerca e dello sviluppo dell’umanità in tutti i campi.
«È stata un’esperienza davvero emozionante – racconta Tamburini – tra gli altri erano presenti scienziati del calibro di Michael Berry dell’Università di Bristol, ovvero colui che negli anni Settanta ha dato il via a questa teoria, Bo Gustavsson, astrofisico svedese che lavora negli Stati Uniti e già sta studiando come applicare questa scoperta alla radio-astrofisica. Ma soprattutto c’era tantissima gente e lo stesso Karl Fredrik Berggren, Presidente della Società di Fisica svedese, che tanto per intenderci concorre all’assegnazione dei Premi Nobel, era assolutamente sorpreso dalla grande partecipazione e dal modo non convenzionale di comunicare una scoperta scientifica. Poi Venezia è sempre Venezia ed anche il contesto ha fatto la sua parte».
In pratica in cosa è consistito l’esperimento? «Abbiamo dimostrato che si può comunicare non solo con le frequenze ma anche con le vorticità che si aggiungono alle frequenze stesse moltiplicandole. Abbiamo fatto quindi una trasmissione radio di due canali sulla stessa frequenza: una con e una senza vorticità. Fino a poco tempo fa c’erano scienziati che dicevano che queste onde non si sarebbero propagate se non per pochi metri e invece abbiamo dimostrato il contrario».
Una dimostrazione frutto della determinazione e del sacrificio. «Purtroppo ci sono pochissimi fondi per la ricerca, ma eravamo convinti di quello che stavamo facendo per cui ci siamo comprati le attrezzature con i nostri soldi e ci siamo trovati degli sponsor perché è difficilissimo trovare risorse per queste cose».
C’è già chi paragona questo esperimento a quello di Marconi. «Marconi è sempre stato uno dei miei idoli fin da bambino. Oggi essere paragonato a lui mi sembra un sogno. Al termine dell’esperimento abbiamo chiamato in diretta sua figlia, che aveva seguito la presentazione dell’iniziativa, ed anche lei era emozionatissima perché le sembrava di ripercorrere i racconti del padre».
In termini pratici in cosa consiste la scoperta e quali potrebbero essere le applicazioni pratiche oltre a quelle già citate? «In sostanza consente di migliorare il modo di trasportare le informazioni. Oltre a quanto già detto, questa scoperta potrà avere anche delle applicazioni biomediche: dall’utilizzo delle radiazioni all’aumento della risoluzione nelle radiografie. Ci saranno però molti studi da fare per lunghi anni al fine di dare concretezza a questa scoperta».
A tutto questo fa da contraltare una situazione di ricercatore precario, nella quale si trova. «L’Università sta facendo di tutto per ovviare a questa cosa, purtroppo però non ci sono i decreti attuativi. Sono poco ottimista ma non mi rassegno. In questo senso, dopo essermi confrontato con la Svezia, posso dire che nei nostri confronti loro sono macchine da guerra. Non c’è proprio paragone».
Significa che sta valutando l’idea di lasciare l’Italia? «Io vorrei tanto restare qui. Troppi cervelli italiani finiscono con l’andare all’estero e dal mio punto di vista questo è uno spreco inaccettabile. Anche per questa convinzione mi piacerebbe restare nella mia città, ma se proprio non sarà possibile dovrò a malincuore ripercorrere le orme di Marconi anche in questo».
Sotto sotto però sta già lavorando a nuove idee per il futuro che lo legano proprio a Venezia. «Di idee ne abbiamo tantissime. E possiamo già anticipare che per il prossimo anno stiamo già lavorando su un progetto a sorpresa che riguarda Venezia ed il sole».

 
DI FEDERICO BACCIOLO

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