La strada verso il nuovo decreto ristori, per sostenere imprese e famiglie di fronte alle pesanti conseguenze dell’emergenza-Covid, è tracciata. Con un voto pressoché unanime, il Parlamento ha infatti approvato il nuovo scostamento di bilancio per 32 miliardi di euro richiesto dal Governo. Adesso, però, l’ulteriore disponibilità di liquidità dovrà tradursi nei tempi più rapidi in un decreto legge che renda effettive le misure di sostegno: dai ristori per i settori più colpiti, alla proroga di cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti. Un obiettivo che si punta a raggiungere entro fine gennaio.
Lo scostamento di bilancio e il quinto decreto ristori
Se il Governo, per ottenere la fiducia, ha potuto contare su numeri estremamente risicati, tutte le forze politiche si sono invece allineate nel dire sì alla specifica richiesta dell’Esecutivo di potersi nuovamente scostare dal bilancio. Se, alla Camera, i sì sono stati 523, con soli 3 no, al Senato non si è addirittura registrato nessun voto contrario a fronte dei 291 favorevoli. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha sottolineato come il Governo abbia l’intenzione di non richiedere ulteriori scostamenti legati al coronavirus, anche se ovviamente questo dipenderà soprattutto dall’andamento della pandemia.
Il quinto decreto legge in materia di ristori andrà ad aggiungersi alle precedenti misure di sostegno economico approvate negli ultimi mesi. Finora sono stati messi finora a disposizione circa 150 miliardi di euro di aiuti. In prospettiva, per il rilancio del Paese, andrà ora pianificata la miglior gestione delle risorse derivanti dal Recovery fund.
I possibili contenuti del nuovo decreto
I 32 miliardi derivanti dallo scostamento verranno destinati innanzitutto agli indennizzi per i settori più colpiti dal Covid-19, con ristori specifici ad esempio per il mondo dello sci, completando, con misure mirate, gli interventi di sostegno fin qui già approvati. Ma non solo. Sul fronte dei lavoratori, verrà prorogato il blocco dei licenziamenti. E verrà estesa nel tempo la possibilità per le imprese di richiedere la cassa integrazione legata all’emergenza, che potrà arrivare fino a 26 settimane per l’assegno ordinario e per la cassa in deroga. In alternativa, chi riporterà i lavoratori in azienda, potrà contare su uno sgravio contributivo al 100%. Riguardo a queste specifiche misure, il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha già annunciato l’imminente confronto con sindacati e imprese.
In valutazione stanziamento per rifinanziare fondo Partite Iva
In questi casi, però, non si tratterà, nelle intenzioni del Governo, di un provvedimento esteso all’intero mondo produttivo. Vi sono infatti alcuni settori che hanno risentito meno dell’emergenza e quindi si punta, per questi, al ritorno alla normalità, come ha dichiarato il ministro Gualtieri. Che ha aggiunto come il Governo stia pensando anche a uno stanziamento di 1,5 miliardi per rifinanziare il fondo previsto dalla Legge di bilancio mirato alla decontribuzione delle partite Iva che abbiano registrato perdite di fatturato. Oltre a un intervento, come sollecitato dalle parti sindacali, sull’indennità mensile di disoccupazione.
Conte conferma l’assegno unico per i figli
Non si lega invece allo scostamento, ma alla copertura prevista dalla Legge di bilancio, la riforma dei contributi alle famiglie per i figli a carico.
Il passaggio da luglio all’assegno unico per tutti i figli fino a 21 anni è stato confermato nei giorni scorsi direttamente dal premier, Giuseppe Conte, nel discorso alla Camera per richiedere la fiducia ai deputati.
Per rendere operativa la misura, che dovrebbe andare a regime dal 2022 con una dotazione annua di 6 miliardi, bisognerà però ora attendere i relativi decreti attuativi.
Si tratta di un contributo mensile che le famiglie riceveranno per ciascun figlio a carico dal settimo mese di gravidanza e fino al compimento del loro ventunesimo anno. L’importo andrà da un minimo fisso, probabilmente compreso tra 50 e 100 euro, e un massimo di 250 euro, determinato in base all’Isee. L’assegno unico sostituirà tutti i contributi, dagli assegni alle detrazioni fiscali, attualmente in vigore, anche se l’importo non potrà essere inferiore a quanto fin qui percepito dalle famiglie. Tra le novità, l’estensione della misura a tutte le categorie, compresi incapienti e lavoratori autonomi, purché cittadini italiani o stranieri con permesso di soggiorno che vivano e paghino le tasse in Italia.