La classifica di XDI: altre 3 regioni italiane tra le prime 30 a rischio danni al patrimonio immobiliare attesi entro il 2050 per il cambiamento climatico
I danni connessi agli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici possono avere diverse chiavi di lettura.
In tal senso, il cosiddetto “rischio climatico interno lordo” calcola l’impatto sul patrimonio immobiliare.
Proprio in questa prospettiva, The Cross Dependency Initiative, uno dei leader mondiali nell’analisi di settore, ha stilato ora la seconda versione della XDI Benchmark Series, che, proiettato verso il 2050, classifica il rischio climatico fisico per l’ambiente edificato mettendo a confronto oltre 2.600 regioni di tutto il mondo.
E se l’80% delle realtà territoriali che occupano le prime 50 posizioni nella graduatoria mondiale si trova in Cina, Stati Uniti e India, seguiti da Brasile, Pakistan e Indonesia, nella realtà europea l’Italia appare come uno degli Stati più a rischio.
La classifica: Veneto e Lombardia ai piedi del podio
Bisogna scendere alla 56^ posizione globale, nella classifica per danno aggregato (che esamina la proiezione relativa alla quantità di danni all’ambiente edificato in una particolare provincia) per trovare una regione europea.
Si tratta della tedesca Bassa Sassonia, 56^, dove, sottolinea XDI, l’incremento di rischio di danni, nel secolo compreso tra il 1950 e il 2050, è atteso pari al 91%. Sul podio anche le Fiandre, in Belgio (64° posto globale e percentuale di incremento del 106%) e la russa Krasnodar, 72^ assoluta e al 74% quanto all’aumento di rischio.
Appena dietro, però, ci sono le prime due realtà italiane.
Al 74° posto mondiale, 4° europeo, si colloca il Veneto, con il capoluogo Venezia, citato espressamente negli highlights della ricerca, che chiaramente si trova a fronteggiare il pericolo legato all’innalzamento del livello dei mari.
Il Veneto fa registrare un aumento del +74% su base secolare del rischio di danni. Un punto percentuale in più, +75%, è l’incremento valutato per la Lombardia, al 5° posto in Europa e al 117° nel mondo.
Le altre realtà: dall’Emilia Romagna a Londra
L’Italia è la nazione europea con più presenze nella non invidiabile top ten europea del rischio per l’ambiente edificato.
L’Emilia Romagna è infatti 8^, 133^ nel contesto globale, con un incremento di rischio del +66%.
Tra le prime 30, esattamente al 27° posto continentale (il 259° al mondo), c’è anche la Toscana (+71%).
Precede di due posizioni la “Grande Londra”, rispettivamente 29^ e 263^, che però fa segnare un +92% di rischio atteso tra il 1950 e il 2050.
Non è però l’aumento più elevato, visto che per la scozzese Inverness si parla di un incremento di oltre tre volte.
Insieme alle nostre Milano e Venezia, e ad altre tre grandi città europee come Anversa, Hannover e Lilla, la capitale inglese è però citata tra le realtà più a rischio, in quanto il modello adottato ipotizza il rischio di inondazioni estreme legate anche in questo caso all’aumento del livello del mare, con l’ipotesi che gli sbarramenti del Tamigi possano non essere sufficienti.
Europa a rischio inondazioni
Le inondazioni fluviali e superficiali, tanto più se combinate con l’inondazione costiera, sono del resto il pericolo climatico estremo ritenuto principale fonte di vulnerabilità e di conseguenza di danni agli edifici e alle proprietà nelle regioni europee.
Insieme a questi due parametri, gli altri fattori utilizzati per il calcolo del rischio climatico interno lordo sono il caldo estremo, gli incendi boschivi, i movimenti del suolo legati alla siccità, il vento estremo e il congelamento.
Alberto Minazzi