Con l’arrivo dell’autunno si riavvicina la riapertura degli impianti. Con norme ben precise ma anche possibili deroghe dei Comuni
Insieme alla riapertura delle scuole e alle possibili epidemie da virus stagionali, uno degli appuntamenti immancabili dell’autunno è quello con la riaccensione degli impianti di riscaldamento.
Un tema che in molte parti d’Italia è probabilmente sentito ancora lontano.
Specie al Sud, dove è annunciato l’imminente ritorno dell’anticiclone africano che ci ha tenuto compagnia per almeno un paio di mesi la scorsa estate. E sono quindi attesi valori termici fino ai 30° da mercoledì, con punte tra venerdì e sabato di 35° in Sicilia, 33° in Puglia, 31°-32° in Calabria e Basilicata nelle previsioni dei meteorologi di iLMeteo.it.
L’Italia in sei zone
Ma l’Italia è un territorio estremamente variegato. E, non a caso, il Dpr 74 del 2013, che regola le tempistiche e le modalità di utilizzo del riscaldamento, lo suddivide in ben 6 zone, con regole diverse sia sulle date di avvio e chiusura che sulle durate giornaliere di accensione degli impianti. Regole che possono però essere derogate attraverso ordinanze da parte dei singoli Comuni, motivate sulla base delle effettive condizioni climatiche.
L’accensione per zona
Nei territori inseriti in “Zona F” (le località montane come quelle della Valtellina e le province di Belluno, Trento e Cuneo), così, i termosifoni potrebbero essere teoricamente già accesi anche per 24 ore al giorno, non essendo prevista alcuna limitazione. Al contrario, in quelli di “Zona A” (le isole di Lampedusa e Linosa e il comune di Porto Empedocle) la finestra è minima, essendo prevista l’accensione solo dal 1° dicembre al 15 marzo, per un massimo di 6 ore giornaliere.
Al di fuori di questi casi estremi, le prime riaccensioni sono fissate nel Dpr al 15 ottobre in alcuni grandi centri del Nord e del Centro della “Zona E”, tra cui Milano, Torino, Venezia e Bologna, ma anche Aosta, Bolzano, Trieste, Perugia e L’Aquila. In queste città è prevista anche la maggior durata giornaliera di funzionamento degli impianti, che possono restare attivi fino a 14 ore, fino al 15 aprile.
Al Sud riscaldamento acceso solo da novembre
La stessa data di spegnimento, ma con accensione dal 1° novembre e una durata giornaliera di 12 ore, è invece fissata, tra le altre città, per Roma, Firenze, Genova, Ancona e Pescara, in “Zona D”.
Al Sud, invece, non si parlerà di riscaldamento prima del 15 novembre (per 10 ore al giorno) a Napoli, Bari e Cagliari e dal 1° dicembre (per 8 ore) a Palermo e Reggio Calabria. In queste 2 fasce, “C” e “B”, la data limite per lo spegnimento degli impianti è fissata al 31 marzo.
Tra le regole generali, oltre a quella che impone una durata giornaliera non superiore alla metà di quella stabilita in via ordinaria nel caso di situazioni climatiche particolari che giustifichino la deroga alle norme standard, va ricordata quella, valida su tutto il territorio nazionale, relativa alla temperatura massima che si può tenere in casa, per evitare eventuali multe.
Il Dpr, in tal senso, consente in generale un massimo di 20°, più 2 di tolleranza, scendendo a 18° (+2) negli edifici in cui si svolgono attività industriali o artigianali.
Alberto Minazzi