Ambiente +

Riscaldamento: quanto ci costeranno i termosifoni accesi?

Riscaldamento: quanto ci costeranno i termosifoni accesi?
risparmio riscaldamento

Da domani, 15 novembre, il via alle aperture degli impianti anche a Roma. Lo studio di Selectra: consumi medi per circa 250 euro al mese

La stagione dei termosifoni è ormai partita in tutta Italia.
Da domani, 15 novembre, secondo il calendario con le regole stabilite dal D.P.R. 74 del 2013, a meno di diverse decisioni locali, il riscaldamento potrà essere acceso anche in tutte le principali città del Sud, con esclusione in pratica della sola Sicilia e di Reggio Calabria, che dovranno attendere ancora un paio di settimane.
Gli impianti entreranno in funzione anche a Roma, che proprio con un’ordinanza ha spostato in avanti la data rispetto al previsto 1° novembre.
Se consente di rendere più confortevoli gli ambienti in cui viviamo, accendere il termosifone ha però il rovescio della medaglia dell’ulteriore esborso che inciderà sui bilanci delle famiglie durante la stagione fredda. Un costo che, negli ultimi anni, si è fatto più gravoso, prima a causa della crisi energetica e adesso anche considerando la corsa dell’inflazione, che ha nei mesi scorsi ridotto il potere d’acquisto degli italiani.

Oltre 1.200 da pagare per un inverno più caldo

Per provare a quantificare la spesa che dovremo sostenere, da novembre a marzo, per il consumo di gas, Selectra, il servizio gratuito che confronta e attiva le offerte di luce, gas e internet per aziende e privati, ha pubblicato un’analisi, che parte dalla considerazione che in inverno viene consumato circa il 75% del metano complessivamente utilizzato nell’arco di un anno in Italia.
Proprio la variabilità di prezzo della materia prima legata alle oscillazioni stagionali, indipendentemente dalle considerazioni geopolitiche con cui abbiamo imparato a fare i conti negli ultimi due anni, ha determinato un aumento del costo del gas nel mese di ottobre pari al 20% rispetto a settembre. Selectra fa però notare che gli attuali 0,46 euro per il metro cubo standard sono in ogni caso ben al di sotto degli 0,84 euro di ottobre 2022.
Il risultato finale del calcolo dello studio è dunque che una famiglia italiana media, nei 5 mesi più freddi a cavallo tra 2023 e 2024, dovrebbe spendere in totale più di 1.200 per il riscaldamento, con una media di circa 250 euro al mese. Una cifra elevata, che spinge gli esperti a suggerire alcune cautele nell’utilizzo del riscaldamento, a partire dal rispetto della temperatura massima fissata dalle linee guida per abitazioni, scuole e uffici.

riscaldamento

Riscaldamento in Italia: come funziona

Proprio riguardo ai gradi a cui va regolato il termostato, per chi patisce particolarmente il freddo c’è quest’anno una novità positiva rispetto a quanto la crisi innescata dal conflitto tra Russia e Ucraina aveva costretto a modificare nello scorso inverno. Allora, il Governo intervenne per ridurre di un grado (dal 20° a 19°, con una tolleranza di 2°) la temperatura massima per le case stabilita dal già citato D.P.R. del 2013. Adesso, in generale, si torna a 20°.
Il testo di legge che regola l’utilizzo degli impianti, oltre ai limiti di temperatura, stabilisce anche la durata giornaliera di possibile apertura massima del riscaldamento e le date di avvio e chiusura, legate alle 6 diverse zone climatiche in cui è stato diviso il territorio nazionale. E anche riguardo al periodo della cosiddetta “stagione termica”, va registrato un passo indietro, visto che nel 2022, sempre per gli stessi motivi, questa finestra era stata ridotta di 15 giorni.
Se nella “zona F” (quella di Belluno, Cuneo e Trento), non è prevista alcuna limitazione, al Nord (e in alcune realtà del Centro come Frosinone, L’Aquila e Campobasso) il decreto prevede che gli impianti possano essere attivi già da un mese (dal 15 ottobre) e fino al 15 aprile, per 14 ore al giorno.
Al Centro (ma anche in città del nord come Genova o del sud come Foggia o Avellino inserite in “zona D”), l’apertura standard è concessa dal 1° novembre al 15 aprile, per 12 ore giornaliere.

Il Sud e i “casi” di Roma, Milano e Torino

La data del 22 novembre (non il classico 15) è quella di apertura fissata nel 2023 in città della “zona C” come Napoli e Cagliari. Qui i riscaldamenti potranno restare accesi, per massimo 9 (e non 10) ore al giorno, fino al 23 (e non 31) marzo.
La stessa data di chiusura (ma con accensione l’8 dicembre, rispetto al tradizionale 1°) vale per la “zona B”, quella “siciliana” (con impianti accesi per 8 ore), escludendo Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle, in “zona A” e quindi con termosifoni attivi dal 1° dicembre al 15 marzo per massimo 6 ore al giorno.

Le regole generali prevedono la possibilità per i sindaci, in casi particolari (come quando le temperature superano le medie stagionali), di rinviare la data di accensione. È quando deciso per esempio quest’anno, con apposite ordinanze, a Roma, Milano e Torino. Nella capitale, che rientra nella “zona D”, si parte allora domani, con impianti accesi fino al 7 aprile (8 giorni prima del previsto 15) e per un massimo di 11 ore (invece di 12) al giorno.

A Milano, in “zona E” come anche Venezia e Bologna, le caldaie sono invece già in funzione, ma dal 22 (e non dal 15) ottobre, anche in questo caso per una durata massima giornaliera ridotta di un’ora (13 ore, dalle 5 alle 23) e il termine del periodo anticipato di una settimana, cioè all‘8 aprile. L’ordinanza fissa anche la temperatura massima in 19°, così come a Torino, dove l’accensione è stata posticipata al 18 ottobre e l’apertura massima anche in questo caso ridotta a 13 ore.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.