Nell’ Agenda del Riciclo Veritas 2020 il manuale per migliorare la raccolta dei rifiuti
Nel nostro quotidiano quando stiamo per gettare qualcosa nella spazzatura viene spesso spontanea la domanda: dove lo butto?
Per alleggerire il costo del servizio smaltimento e di conseguenza le bollette a carico delle famiglie è necessario fare bene la differenziata. Tutti in teoria lo sanno ma, prima o poi, il dubbio insorge sempre.
A chiarire ogni cosa ci pensa ora l’ Agenda del Riciclo 2020 di Veritas. «Non si tratta solo di una guida per potenziare i corretti conferimenti – spiega il direttore generale dell’azienda Andrea Razzini – ma è anche uno strumento che offre precise informazioni sui temi della corretta gestione dei rifiuti e dell’economia circolare. Come e perché conferire bene i rifiuti?
Vademecum del buon conferimento
Per fare una buona differenziata è innanzitutto necessario ridurre la quantità di rifiuto secco.
Nel 2018 secondo i dati Veritas il rifiuto urbano residuo (rifiuto secco) è stato pari a 156 mila tonnellate su 529 mila di rifiuto totale. Il rifiuto secco prodotto a Venezia è il 22% di quello veneto. Oltre il 66% è stato recuperato come energia o materia, un dato ben superiore al 55% indicato dall’Unione europea. Sempre secondo i dati, il rifiuto secco risulta composto al 21% da pannolini e al 28% da stracci sporchi. Ma anche dal 16% di plastica, 10% di carta e cartone, oltre il 5% di rifiuto organico, 5% da vetro. Cosa vuol dire? Che vengono conferiti come rifiuto secco materiali che potevano invece essere riciclati e valorizzati. E sono ben oltre 70 mila tonnellate.
Si stima che con adeguati conferimenti si sarebbe potuto recuperare nelle filiere 9.518 tonnellate di carta e cartone, 17.203 tonnellate di plastica, 7.178 tonnellate di vetro e 2.979 di metalli. Anche per quanto riguarda il rifiuto organico un 6,4% non è stato conferito correttamento. Ma che cosa diventa il rifiuto organico? Forse non tutti sanno che gli scarti della cucina e del giardino diventano fertilizzanti o biogas che si ottengono dalla lavorazione secondo il modello di economia circolare.
Una migliore differenziata alleggerisce la bolletta
Veritas ha già superato l’obiettivo del 65% indicato dall’Unione Europea entro il 2025. Attraverso le filiere della differenziata circa il 97% dei rifiuti è stato trattato negli impianti del territorio. Questi sono poi stati reimmessi nel mercato come materia prima seconda, tornando nuovamente nel ciclo produttivo o diventati energia.
Dalle ultime certificazioni relative al 2018 (l’analisi sui rifiuti del 2019 saranno terminate entro fine 2020) risultano però 18.564 tonnellate di frazione estranea nel rifiuto differenziato. Di queste ben 13.174, pari al 16,49% sono costituite da vetro, plastica, lattine.
Per quanto riguarda il rifiuto urbano residuo raccolto, sempre in riferimento al 2018, delle 156.397 tonnellate è stato conferito correttamente il 55,23% a fronte di un 44,77% smaltito in maniera non adeguata.
Il recupero dei rifiuti
Le diverse frazioni raccolte vengono sottoposte ad attività di selezione, raffinamento e recupero di materie. Eco-ricicli Veritas si occupa della valorizzazione di vetro, plastica e metalli e dell’intermediazione delle altre frazioni differenziate quali carta e cartone e legno; Ecoprogetto Venezia del recupero della frazione indifferenziata e Metalrecycling Venice del raffinamento e della commercializzazione di rottami metallici. I risultati della tracciabilità sono sicuramente buoni e stanno migliorando negli anni. Purtroppo però non tutto ciò che arriva negli impianti di recupero, quale l’Ecodistretto di Marghera, può essere recuperato.
Covid-19: 10 mila tonnellate di rifiuti in meno
La tracciabilità segue il rifiuto durante tutte le fasi della filiera di recupero e monitorando i dati forniti direttamente dagli impianti di trattamento coinvolti permette di valutare come il territorio si pone rispetto agli obiettivi di riciclaggio imposti dalle recenti Direttive Europee del Pacchetto Economia Circolare. Nell’Agenda del Riciclo Veritas 2020 la prima parte è dedicata all’emergenza sanitaria. Tra i fenomeni indotti dalla pandemia va evidenziato il calo dei rifiuti.
Nel primo quadrimestre 2020 ne sono stati raccolti 10 mila tonnellate in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Molte aziende che sono rimaste chiuse per mesi non hanno prodotto rifiuti, per contro le persone che sono rimaste a casa ha prodotto maggiori quantità di rifiuti domestici. A Venezia ha contribuito al calo della produzione di rifiuti l’assenza dei turisti.
I numeri della differenziata
I Comuni della Città metropolitana di Venezia si stanno dimostrando sempre più virtuosi. A dirlo sono i dati raccolti da Veritas nel primo semestre del 2020 che mostrano una percentuale della raccolta differenziata in aumento.
Non a caso con il 59,5%, per la terza volta consecutiva, secondo il rapporto rifiuti urbani 2019 dell’Ispra il capoluogo lagunare è il primo Comune italiano con oltre 200 mila abitanti per raccolta differenziata. Così come la Città metropolitana è in vetta con il 69,1% su una media nazionale che si attesta al 58%.
A fronte di questo trend positivo e in aumento si registra però un costo di circa 8 milioni di euro l’anno dovuto agli errati conferimenti. Una cifra considerevole che potrebbe essere notevolmente ridotta se ciascuno di noi, nel suo quotidiano, selezionasse meglio i rifiuti.
Investire in ricerca e sviluppo e ridurre gli imballaggi
«La collaborazione dei cittadini – sottolinea il presidente di Veritas Vladimiro Agostini – ha permesso in questi anni di raggiungere importanti obiettivi con una percentuale di differenziata in aumento. L’obiettivo è ora quello di proseguire nella sensibilizzazione che porti ad incrementare ulteriormente la quantità , ma anche la qualità dei materiali raccolti in modo differenziato così da ricavare dai rifiuti più materia rinnovabile possibile.
In ogni caso per realizzare gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per uno sviluppo sostenibile bisogna puntare sull’innovazione tecnologica e investire in ricerca e sviluppo. I cittadini spesso faticano a comprendere che la sfida per la riduzione di tutti gli imballaggi, indicata come priorità dall’unione europea deve partire prima di tutto dalle aziende che producono beni di largo consumo. Ad esempio, la riduzione del numero di bottiglie e imballaggi di plastica richiede investimenti in tecnologie innovative per trovare soluzioni che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente. Purtroppo in Italia si investe in ricerca ancora solo meno dell’1,4% del Pil».