Torna la campagna di volontariato ambientale di Legambiente, con un motto all’insegna della giustizia climatica. L’allarme-parchi: 5 rifiuti ogni metro quadro
Tutela dell’ambiente, città più pulite e vivibili, cittadinanza attiva e senso di comunità.
Ma anche la promozione della pace, il rispetto della diversità e la giustizia sociale e climatica, tant’è che il motto scelto per la 32^ edizione dell’iniziativa, che torna dal 20 al 22 settembre 2024 in tutta Italia, è “Per un clima di pace”.
Sono queste le principali finalità di “Puliamo il Mondo 2024”, la campagna di volontariato ambientale organizzata da Legambiente che ha vissuto questa mattina, mercoledì 18 settembre, un’anteprima a piazza Garibaldi di Napoli, scelta in quanto “luogo simbolico, altamente frequentato, crocevia di culture e contraddizioni e protagonista di un progetto di rigenerazione urbana e sociale”.
Nel weekend, saranno migliaia le iniziative su tutto il territorio nazionale, che vedranno i volontari impegnati a ripulire aree verdi (a partire dai parchi urbani, ai quali l’associazione ha dedicato un’indagine specifica), strade, piazze, argini e sponde di fiumi e spiagge dai rifiuti abbandonati.
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dall’Unione Province Italiane e della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e raccontata dal 16 al 22 settembre con una maratona televisiva su Rai3, “Puliamo il Mondo” è l’edizione italiana di “Clean up the World”, organizzata dal 1993 da Legambiente. Tra i temi in primo piano, l’emergenza dei rifiuti in mare, ovvero l’inquinamento del marine litter.
Tra pulizia, mostre ed eventi formativi
Tra i principali eventi sottolineati da Legambiente, venerdì 20, nell’ambito dell’Appia Day 2024, l’evento di pulizia e narrazione degli eventi storici presso il comprensorio archeologico di Minturnae, in provincia di Latina.
Sabato 21, ad Amandola, in provincia di Fermo, avverrà la pulizia del borgo dei cittadini e scuole e, a seguire, l’evento informativo sulle Comunità energetiche rinnovabile, mentre, presso la spiaggia di Punta Vagno (Genova) sarà possibile scoprire il funzionamento di una pulizia scientifica affiancata da un momento di analisi sull’origine dei rifiuti.
Domenica 22 settembre, a San Stino di Livenza (Venezia) sarà quindi inaugurata la Mostra Permanente “Impronta Insostenibile”, che raccoglie i rifiuti trovati sulle spiagge venete, mentre in Umbria l’attività di pulizia riguarderà il lago Trasimeno, dove si parlerà anche del progetto “Life Blue Lakes”.
A Fiorano Modenese (Modena) la pulizia dei 3 parchi limitrofi (Foibe, XXV aprile e Rea verde) offrirà un’importante occasione anche per sensibilizzare sul tema particolarmente delicato del cosiddetto “park litter”.
La piaga dei rifiuti abbandonati nei parchi
Oltre alle tradizionali attività di pulizia, anche quest’anno i volontari di Legambiente organizzeranno infatti dei monitoraggi nei parchi urbani per stimare quantità e tipologia dei rifiuti raccolti all’interno di aree verdi.
Al riguardo, Legambiente ha pubblicato proprio in questa occasione i dati della nuova indagine sul park litter, tornando così a denunciare la piaga dei rifiuti abbandonati in questi luoghi, dove ci sono circa 5 rifiuti ogni metro quadro.
Troppa plastica tra panchine e cestini scoperti
Nel corso dei 42 campionamenti eseguiti nel 2024 in 35 parchi urbani di 12 città (Ancona, Bari, Caltanissetta, Codigoro (Ferrara), Firenze, Milano, Moncalieri (Torino), Napoli, Perugia, Pineto (Teramo), Roma, Torino), i volontari hanno infatti raccolto e catalogato 20.757 rifiuti.
Nel 53% dei casi, si confermano al primo posto i mozziconi di sigaretta, seguiti da tappi di bottiglia e linguette di lattine (1.436, pari al 7%). Tra le categorie di materiale, il 74% è composto da plastica, con un 5% costituito da coriandoli fatti di questo materiale.
Quanto alle principali zone dei parchi urbani dove si accumulano i rifiuti, la maggioranza di questi è stata ritrovata nelle vicinanze di panchine, tavoli da pic-nic e cestini. Legambiente sottolinea anche che la principale causa di dispersione dei rifiuti, che spesso attraverso tombini e canali di scolo dai parchi urbani arrivano fino al mare, è il vento. Anche a causa della mancata copertura dei cestini: solo in 19 casi su 42 monitoraggi effettuati è stata riscontrata questa caratteristica.
Alberto Minazzi