Le palestre hanno riaperto lo scorso 25 maggio, i saloni per acconciatori ed estetisti il 18.
Quasi tre mesi di lockdown per due categorie di lavoratori che hanno subito uno stop molto lungo e ora sono alle prese con linee guida restrittive per operare in tutta sicurezza.
A quasi un mese dalla ripresa, però, si contano anche bilanci positivi.
C’è infatti chi ha approfittato del lungo periodo di pausa per ideare nuovi progetti risultati poi vincenti. Tanto da essere portati avanti anche dopo la riapertura dell’attività.
L’emergenza sanitaria ha introdotto ad esempio nuovi modi di fare sport, che hanno consentito ad alcune di palestre di lavorare comunque. Anche a porte chiuse.
Fare sport con i social anche da casa
“Già tre giorni dopo l’inizio del lockdown – spiega Davide Mayer, titolare della Jaya Yoga di Venezia – abbiamo avviato dirette gratuite sulla nostra pagina Facebook. Il 6 aprile abbiamo deciso di spostare le varie attività sulla piattaforma Zoom, organizzando corsi base per gli iscritti. Molti utenti hanno utilizzato l’abbonamento in essere, altri l’hanno rinnovato o acquistato ex novo”.
E’ nato così, quasi per caso, un progetto parallelo alle normali lezioni, un’idea che ha consentito alla palestra di avere un introito e, al contempo, di allargare la platea degli iscritti.
Quello di Mayer non è l’unico caso.
La tecnologia ha consentito di continuare a lavorare durante il lockdown anche al Club Delfino. “Abbiamo voluto offrire un servizio alle persone, organizzando delle dirette gratuite dalla palestra su Facebook e su Youtube – racconta il titolare Giuseppe Baldan- Una o due ore giornaliere, 5 giorni alla settimana. Gli utenti hanno così potuto seguire da casa diversi corsi, dalla zumba alle arti marziali, fino alla ginnastica posturale per anziani”.
Resilienza e organizzazione: le nuove sfide
Ora tutto è tornato a una pseudo normalità.
Mentre chi ha cercato soluzioni per il periodo di emergenza è ora alle prese con il rispetto di rigide linee guida, ci sono altri operatori che le stanno proponendo con le riaperture.
E’ il caso di Irene Pitzalis, l‘unica “barbiera” di Venezia.
Irene, chiamata per questo “Figaro”, per recuperare il tempo perduto durante il lockdown, ha esteso ad oltranza gli orari di apertura.
“Faccio orario continuato, dalle 9 alle 20 tutti i giorni, ma visto che l’ultimo decreto me lo permette, alcune volte mi fermo anche sin dopo le 21”. Irene Pitzalis in questo periodo di crisi generalizzata ha ideato una tessera che agevola il cliente ma serve anche a fidelizzarlo.
“Chi acquista la mia tessera ha diritto a sette tagli di capelli e l’ottavo taglio è gratuito”. La barbiera, che ha affiancato il padre Giovanni in bottega a San Lio per ben 24 anni, prima di diventare titolare nel 2017, tra i suoi clienti si sente in famiglia e loro sono fedeli. Anche se l’appuntamento può arrivare dopo cena.
Agenda piena per i primi 20 giorni di attività post lockdown anche quella del salone di Umberto Corrà, presidente del settore benessere, estetica e acconciatura di Confartigianato Venezia. “Stiamo lavorando bene”, spiega Corrà, che nonostante il momento difficile non si è perso d’animo. Per lui, come per molti suoi colleghi, la soluzione per la ripartenza è stata legata all’organizzazione.
Già a partire da metà maggio, dopo la sanificazione dei locali, ha così cominciato ad allestire il negozio per poter accogliere le sue clienti in sicurezza: distanza sociale, pannelli in plexiglas parafiato, attrezzi mono uso o sterilizzati a 200° e conservati in un box ad ozono.
Tra i nuovi strumenti del parrucchiere anche una macchina sterilizzante per le spazzole.
Niente è facile ma, per ripartire davvero, serve anche una nuova visione.