Figlio d’arte, Maurizio Rossi, di Burano, vogherà insieme a Giuliano Pagan sul Gondolino Bianco.
Ha vinto tre volte la Regata Storica su caorline, ma punta all’attimo perfetto: quello della bandiera sui gondolini a due remi.
Maurizio Rossi, in arte “Sustin” perché figlio di Giuseppe (Bepi) Rossi “Suste”, tra i più famosi regatanti di Venezia, non demorde.
Qualificatosi per la finale, giura che ce la metterà tutta per portare a casa il grande risultato.
La laguna veneziana ce l’ha nell’anima, gli scorre nelle vene. Da quando è nato ha respirato il profumo di acque salmastre e le sue braccia hanno cominciato a spingere remi sin dalla tenera età. Nato a Burano cinquant’anni fa, non ha mai lasciato la sua isola con le case multicolore, i merletti, i bussolai e la tradizione della pesca.
Oltre alla voga, Maurizio Rossi ha un’altra grande passione che lo lega alla laguna: quella della fotografia, che in poco più di quattro anni, quando ha iniziato a esporre i suoi scatti, gli ha dato enormi soddisfazioni.
La laguna nel cuore e negli scatti di Rossi
La voce di Maurizio è come la marea. Si alza e si abbassa ritmicamente: i suoi toni sono vibranti quando parla di voga alla veneta e diventano carezzevoli nel momento in cui ci racconta della sua passione per la fotografia. Dal padre, Maurizio ha ereditato l’amore per la laguna e la passione per i remi e ha iniziato la carriera agonistica appena tredicenne portando a casa il suo primo successo alle Venetiadi del 1982 quando, in coppia con Stefano Tagliapietra “Ciacetti”, riuscì a battere i cugini Rudi e Igor Vignotto.
Da lì in poi è stato un susseguirsi di successi e ottimi piazzamenti.
Ma la sfida per eccellenza, la regata su gondolini a due remi, quella non l’ha mai vinta. Con quest’anno sono 20 le volte in cui tenta il colpaccio.
L’1 settembre vogherà insieme a Giuliano Pagan sul Gondolino Bianco.
“Non mi sono mai arreso, anzi quelle difficoltà mi hanno dato la forza di ripartire con sempre maggior determinazione -dice con voce decisa- Darò sempre il massimo”.
Si avverte subito di che pasta è fatto “Sustin”, spirito combattivo il suo.
Ci racconta con emozione ed orgoglio della vittoria alla Regata Storica del 1996: sulla caorlina bianca che rappresentava Burano vogavano insieme due generazioni, Suste e Sustin, padre e figlio, “l’unico anno in cui ha piovuto durante una Storica, forse un segno”, ricorda Maurizio.
Maurizio, il fotografo della laguna e dei suoi mestieri
Anche la passione per le fotografia è nata dal profondo amore per la laguna veneta.
“Volevo bloccare il tempo, mostrare le cose da una diversa prospettiva, fissare sulla carta emozioni che spesso svaniscono troppo in fretta”, ci dice.
Ha iniziato quasi per caso nel 2014 iscrivendosi a un corso di fotografia, è diventato socio del gruppo “Obiettivo Burano” e forse non si aspettava neppure lui di raggiungere in così breve tempo tanti risultati. Il talento è innegabile, le sue foto piacciono. Dopo due mostre e importanti riconoscimenti a livello nazionale, l’anno prossimo le sue fotografie saranno esposte all’Ambasciata Italiana della Repubblica Domenicana in occasione delle celebrazioni dei 120 anni di rapporti bilaterali tra i due Paesi.
“Quando scatto entro in un’altra dimensione, non basta una buona macchina fotografica, ci vuole cuore, passione. Sono passato al bianco e nero nel tentativo di dare luce a chi è nell’ombra – spiega- perciò i miei soggetti preferiti sono la laguna e tutti quei mestieri che rischiano di scomparire”.
Ogni scatto un’emozione
Le luci e le ombre che Maurizio sa creare con i suoi scatti hanno la capacità di scolpire emozioni. Immortala volti e gesti, mani intente a pescare, mani che dipingono, altre che raccolgono uva e che ricamano.
Frequente protagonista delle sue foto anche il padre Giuseppe, non soltanto grande regatante ma anche uno degli ultimi pescatori di Burano.
Ci racconta delle sue uscite fotografiche in barca a remi e di come si immerge nel fango delle barene con in mano la sua fidata reflex, pronto a cogliere la magia di luoghi e persone.
Negli anni Maurizio ha imparato a riconoscere i luoghi più segreti, i ghebi, le barene, a capire quando la brezza diventa scirocco e poi vento di burrasca. Rema alla valesana e senza far rumore scivola tra ciuffi di ammofila e salicornia, sa come muoversi tra le correnti e le secche, è uno dei pochi privilegiati che riesce a sentire la poesia di una natura che sa di salsedine, ammira le cose da una prospettiva acquea, osserva i pescatori dall’alba al tramonto, respira un tempo che pare perduto.
Ci vuole pazienza per cogliere l’attimo perfetto e se la laguna ha un’anima, Maurizio ha trovato il modo per raccontarla.