Giovani e donne come linee di fondo comuni e prioritarie, insieme alla particolare attenzione rivolta al Sud.
E 6 “missioni”: digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, coesione sociale e salute. 6 macro aree, declinate al loro interno in una serie di interventi puntuali, per ripartire dopo la pandemia con riforme che puntano al rilancio del Paese.
L’iter
Il Consiglio dei Ministri ha approvato sabato 24 aprile il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il cosiddetto “Recovery Plan” passa adesso all’analisi del Parlamento, con la relazione del premier Mario Draghi alla Camera in agenda per le 16 di oggi, lunedì 26 aprile.
Il voto dell’aula è previsto per la mattinata di domani, martedì 27. Il Pnrr dovrà poi essere trasmesso dall’Italia alla Commissione Europea, per sbloccare i fondi assegnati dal programma Next Generation Eu al nostro Paese.
Si tratta di 191,5 miliardi (sui 750 totali del pacchetto destinato all’intera Europa) da investire, a cui se ne aggiungeranno altri 30,6 derivanti dallo scostamento pluriennale di bilancio deciso a metà aprile dallo stesso Consiglio dei Ministri.
La ripartizione delle risorse per missione
Come ha riassunto la nota del Governo, i complessivi 222,1 miliardi saranno suddivisi per missione.
La fetta principale (68,6 miliardi, pari a circa il 40%) sarà dedicata alla “Rivoluzione Verde e Transizione ecologica”, ovvero al contrasto ai cambiamenti climatici, migliorando sostenibilità e resilienza del sistema economico.
Per dimensioni, la seconda tranche di investimenti è quella riservata alla missione “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”: 49,2 miliardi, ovvero il 27% del totale.
La terza missione è quella di “Istruzione e Ricerca”, con 31,9 miliardi, seguita da “Infrastrutture per una Mobilità sostenibile”, che potranno contare su risorse per 31,4 miliardi.
Infine, “Inclusione e Coesione” avranno a disposizione 22,4 miliardi e la missione “Salute” 18,5.
Alcuni investimenti: il “green”
Il ripensamento dell’Italia all’insegna del “green” si struttura a 360 gradi su 2 missioni. Da un lato, in quella che assorbirà maggior parte delle risorse disponibili rientrano l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, il rinnovo del trasporto pubblico locale, l’efficienza energetica degli edifici (il Superbonus 110% ad esempio è stato prorogato fino al 2023), ma anche gli incentivi sulle energie rinnovabili, a partire dall’idrogeno, e gli investimenti sulle infrastrutture idriche, anche per contrastare il dissesto idrogeologico.
A queste misure si aggiungono quelle specifiche pensate nell’ottica della mobilità sostenibile. La riduzione delle differenze tra le diverse zone d’Italia passa anche attraverso la diffusione anche nel Meridione di una rete di trasporto moderna, a partire da quella ferroviaria ad alta velocità. Ma il Piano prevede anche investimenti sulle linee regionali, sui porti e sulla digitalizzazione della catena logistica.
Cultura e ricerca
Innovazione del sistema produttivo, turismo, cultura e trasformazione digitale sono state ricomprese nella stessa missione. Questa si articola innanzitutto su un programma di sempre maggior diffusione della banda ultra-larga e delle connessioni veloci, raggiungendo famiglie e scuole, servizio sanitario e le stesse aree “a fallimento di mercato”, dove l’investimento privato sarebbe in perdita.
Saranno incentivati gli investimenti pubblici e privati nelle nuove tecnologie mentre, nello specifico settore turistico, si andrà dal miglioramento delle strutture ricettive alla valorizzazione dei siti storici.
Competenze digitali e tecnico-scientifiche, insieme alla ricerca e al rafforzamento del sistema educativo, sono uno dei pilastri pensati dal Governo anche nell’ambito dell’istruzione.
La riforma dell’orientamento e del dottorato si dovrà accompagnare allo sviluppo dell’istruzione professionalizzante, ma anche al potenziamento di asili nido, scuole materne e servizi per l’infanzia, alla riorganizzazione del sistema scolastico, anche con meno alunni per classe, oltre che al risanamento strutturale degli edifici scolastici.
Inclusione, coesione e salute
Uno degli obiettivi che il Governo si è posto è il raggiungimento di una sempre maggiore inclusione sociale. Questa passa in primo luogo attraverso un accesso più facile al mondo del lavoro, in particolare delle donne, puntando anche sulla formazione. La coesione passa anche servizi sociali più forti, misure specifiche per disabili e fasce più vulnerabili della popolazione e riqualificazione delle periferie.
Previsti anche investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali, come quella su cui punta l’area metropolitana veneziana.
Nuovo sistema sanitario
Il ripensamento del sistema sanitario, già avviato giocoforza per fronteggiare la pandemia, proseguirà attraverso un rafforzamento della prevenzione e della risposta territoriale, con cure garantite a tutti e, anche in questo caso, una sempre maggiore digitalizzazione anche nell’elaborazione e il trattamento dei dati.
Assistenza di prossimità e domiciliare, telemedicina e assistenza remota sono capisaldi da cui non si potrà più prescindere.
Le riforme: PA e Giustizia, enti locali e lavoro
I fondi del Recovery Plan serviranno a facilitare il programma di riforme di cui necessita il nostro Paese, anche per recuperare attrattività e competitività nello scenario mondiale.
Sono la Pubblica Amministrazione, in cui va favorito il ricambio generazionale, e la Giustizia, in cui incidono pesantemente durata dei processi e arretrati, 2 dei nodi cruciali. Ma non va sottovalutata nemmeno la stessa semplificazione degli iter amministrativi e del quadro normativo. Così come è sempre crescente l’importanza della concorrenza come fattore di crescita.
A favorire il processo, insieme al Governo centrale, saranno chiamati anche gli enti locali, per i quali sono previsti investimenti per più di 87 miliardi. Le realtà territoriali saranno uno dei bracci operativi su cui potrà contare l’operazione complessiva, coordinata dal Ministero dell’Economia, interlocutore diretto anche con le istituzioni europee. Nelle stime effettuate dal Governo, la ricaduta del Pnrr sul Pil nel 2026, orizzonte temporale di riferimento, sarà pari al +3,6%. E l’occupazione, tra il 2024 e il 2026, dovrebbe crescere del 3,2%.
Alberto Minazzi