Tregua dal caldo record almeno al nord. Ma attenzione a livello “giallo” della Protezione Civile in 9 regioni
Dai chicchi di grandine grandi come mele di Saluzzo, al Fanfarino di piazza degli Alpini fatto cadere dal vento a Occimano, ai disagi per i temporali in val Cerrina e nel Basso Monferrato, in Piemonte. Dalla forte pioggia accompagnata dall’altrettanto sostenuto vento della lombarda Cremona o di Rovereto, in Trentino, alla ragazza salvata sul lago di Caldaro e l’albero caduto su un’auto a Lagundo, in Alto Adige.
Dalla nottata tra il 25 e il 26 luglio, praticamente in tutto il nord Italia sono arrivate le precipitazioni attese da mesi, che hanno concesso una prima tregua dal caldo eccezionale provocato dal’anticiclone africano, con ribassi della colonnina di mercurio che potranno arrivare anche attorno ai 5 gradi.
Ma questo non significa che siano finiti i problemi. Da un lato perché al sud le temperature restano abbondantemente sopra le medie, con punte cittadine attese ancora vicine ai 40° soprattutto nelle aree urbane di Sicilia e Sardegna. Dall’altro perché, in vista dell’arrivo della perturbazione di origine atlantica, la Protezione Civile ha fatto scattare per oggi un’“allerta gialla” in 9 regioni.
L’allerta gialla della Protezione Civile
Il comunicato emesso ieri, 25 luglio, dal Dipartimento della Protezione Civile, ha annunciato il “peggioramento delle condizioni meteorologiche che interesserà in particolare le nostre regioni settentrionali”. “La frangia meridionale di una vasta area di bassa pressione presente su gran parte dell’Europa centro-settentrionale – prosegue il comunicato – sarà responsabile di condizioni di instabilità a carattere sparso, con fenomeni che localmente potranno risultare anche intensi”.
È così seguito l’avviso di “condizioni meteorologiche avverse”, con fenomeni che “potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche”. Da qui la valutazione, per martedì 26, dell’allerta gialla per temporali su Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, provincia di Bolzano, Umbria e Veneto. Un’ulteriore allerta gialla, in questo caso per rischio idrogeologico, riguarda invece il Piemonte nord-orientale e la provincia di Trento.
La situazione meteo
La perturbazione atlantica è entrata sul nostro Paese da nord-ovest, con temporali a macchie di leopardo che continueranno anche nelle prossime ore su tutta la Pianura Padana, raggiungendo dalla serata anche l’Emilia-Romagna e il versante adriatico dell’Italia centrale. Non si escludono fenomeni molto intensi, con possibilità, avvisa il sito www.iLMeteo.it, anche di grandinate e addirittura tornado. Al sud, soprattutto mercoledì 27, possibili invece solo temporali di calore su Appennini e zone limitrofe.
L’effetto della perturbazione si sta già facendo sentire relativamente alle temperature, con il passaggio odierno da 19 a 13 città da “bollino rosso”. Rimane il livello massimo di allerta, nel bollettino delle ondate di calore del Ministero della Salute, a Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti, Roma e Viterbo. In arancione resta solo Bari, destinata però a passare in rosso da mercoledì. Giornata in cui però scenderà l’allerta a Civitavecchia e Viterbo e addirittura sarà “bollino verde” a Bolzano, Brescia, Milano, Torino, Trieste, Venezia e Verona.
Le prospettive
Pur avendo le previsioni a lungo termine un’attendibilità minore, i meteorologi prevedono che la morsa del caldo si dovrebbe attenuare fino a sabato, per lasciare poi spazio a una settimana in cui l’estate tornerà a farsi sentire. C’è però la possibilità, guardando a ferragosto, di un crollo delle temperature fino anche a a 10 gradi, nella seconda settimana del prossimo mese.
In prospettiva dell’autunno, invece, l’ipotesi, avanzata anche dal Centro Europeo, è che ci attenda un inizio di stagione fredda contrassegnato da numerose perturbazioni e piogge al nord, mentre continueranno caldo e siccità al centro-sud. Questo per l’influsso della “Nina”, cioè del raffreddamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico.
Alberto Minazzi