Drazen “Praja” Dalipagic, l’uomo dei 70 punti in maglia orogranata: «Chissà se avrei segnato la tripla di Bramos in Gara5…»
A Venezia, anche chi non ha mai seguito il basket, abbina il suo nome alla Reyer (e non solo per la targa commemorativa dei 70 punti contro la Virtus Bologna che accoglie chi entra al Palasport dell’Arsenale). Drazen “Praja” Dalipagic è stato probabilmente il simbolo per eccellenza della “vecchia” società e ha voluto mantenere vivi i contatti anche con il nuovo club risorto col progetto Umana. «Mi fa tanto piacere che ancor oggi, a Venezia, siano in tanti a ricordarsi di me, perché quella con la Reyer è un’esperienza che non dimentico nemmeno io: non c’è niente da fare, Venezia è davvero la mia seconda casa».
Praja, da casa sua, non ha perso una sola partita della serie di finale scudetto. E analizza candidamente: «La tripla di Bramos in Gara5 è stata importantissima: è lì, secondo me, che l’Umana Reyer ha vinto il campionato. Seguendo la partita in televisione, non riuscivo a vedere come poteva vincere, visto che Trento era stata di molto superiore. Negli ultimi tre-quattro minuti la Reyer ha difeso bene, Bramos ha avuto l’occasione, ha dovuto tirare, ha tirato e ha segnato. Adesso la pallacanestro si gioca così. Un tiro “alla Dalipagic”? Non si può dire, così come non si può dire se l’avrei segnato: io ho giocato in altri anni, era tutto diverso. Diciamo che mi piacerebbe giocare oggi perché guadagnerei mille volte di più e si può cambiare squadra quando si vuole. Quando giocavo io, al contrario, non potevo andare da nessuna parte. Al tempo stesso, non so cosa sarebbe successo se avessi giocato con cinque americani in squadra».
Dalipagic, negli ultimi anni, non è mancato al Taliercio. E, adesso, nel guardare avanti, ribadisce i concetti espressi in quelle occasioni al patron orogranata, che suonano anche come un augurio. «Negli ultimi tre o quattro anni sono venuto spesso a Venezia a vedere le partite della Reyer. Dagli anni Novanta, come in tutta Europa, il campionato italiano ha perso di livello e quindi ho detto a Brugnaro che non valeva la pena di spendere tanti soldi senza partecipare all’Eurolega. Ma lui è sempre stato molto ambizioso, ha voluto fare una grande squadra, ha voluto vincere il campionato e c’è riuscito. Spiace, allora, che adesso alla Reyer Campione d’Italia non sia data la possibilità di partecipare all’Eurolega. Brugnaro e Casarin sono stati bravissimi a costruire questa squadra e a vincere il campionato, ma sarebbe importante che, da chi di competenza, fosse garantita alla Reyer l’opportunità di giocare il torneo continentale d’eccellenza. Vorrei vedere la Reyer giocare in questo torneo, dopo averlo meritato sul campo nel campionato italiano, perché ritengo che la vera pallacanestro sia questa».
La mia Reyer, un amore secolare
Licia Antonini, 101 anni il 9 agosto, è la “meno giovane” reyerina vivente. Ha indossato la canottiera orogranata dal 1932 al 1938 ed ancor oggi è tifosissima della squadra. Ci ha fatto pervenire le sensazioni che ha provato a rivedere la Reyer vincere lo scudetto e noi pubblichiamo volentieri la sua testimonianza.
“Rivedendo la Reyer Campione d’Italia, ho rivissuto tutte le partite giocate con la mia squadra, la squadra della mia Venezia.
Ho visto la finale in tv e mi sono molto emozionata, ho gioito insieme a tutti quei ragazzi… anch’io sono una ragazza, del 1916. Se penso all’ultimo scudetto, 74 anni fa: in quell’anno è nato mio figlio e anche lui è un po’ figlio della Reyer, visto che mio marito era l’allenatore della squadra.
Per me essere Reyerina vuol dire portare nel cuore lo sport: sento ancora il profumo della palla e la fatica di conquistare la vittoria tutti insieme.
Ringrazio ancora il sindaco Brugnaro per avermi invitata al Taliercio la sera del 21 settembre scorso. È stato molto emozionante vedere il palazzetto in piedi per me. Conservo gelosamente la maglietta che la squadra mi ha regalato e autografato.
Alla mia età tutto può succedere, ma oggi a quasi 101 anni sono fiera di far parte di voi!
Un abbraccio.”
Licia