Venezia, negli ultimi vent’anni, è stata interessata da un numero inedito di scavi.
Gli ultimi resti rinvenuti nel salotto d’Europa riportano alla luce un antichissimo cimitero
Piazza San Marco, Venezia. Italia.
La conoscono tutti nel mondo, dov’è comunemente definita il “salotto d’Europa”
170 metri di magnificenza racchiusi tra Procuratie Vecchie e Nuove, lo splendido Palazzo Ducale, la spettacolare Basilica di San Marco e la Torre dell’orologio con i due celeberrimi Mori che, dal 1499, scandiscono il tempo in città.
Al centro, il panoramico campanile, riedificato nel 1912 “com’era e dov’era” dopo il clamoroso crollo del 14 luglio 1902.
La Piazza (l’unica vera piazza a Venezia) che conosciamo, però, è molto diversa da quella che fu in origine.
Le diverse stratificazioni della sua pavimentazione ne sono una testimonianza.
Quel che grazie ai recenti scavi è stato ritrovato sotto vari livelli di queste stratificazioni ridisegna una mappa diversa e svela pian piano i misteri di una Piazza che ha ancora tanto da raccontare.
L’antico cimitero
Gli ultimi scavi in ordine di tempo hanno riguardato il sottosuolo e le fondazioni della Basilica consacrata nel lontano 828 e hanno consentito di dare concretezza a fonti storiche che indicano la presenza, ai lati della Basilica, tra Trecento e Quattrocento, di un antico cimitero.
A confermarlo, “i resti di una gamba, e di una serie di sepolture, una dietro l’altra e a più livelli, anche in giacitura primaria, ovvero indisturbate da quando la persona venne sepolta”.
Secondo quanto emerso dalle prime analisi i resti appartengono per lo più a uomini di età superiore ai 50 anni che, sulla base di quanto si evince dalle condizioni delle ossa, probabilmente non hanno svolto lavori fisicamente molto faticosi. Potrebbero dunque esser stati uomini di chiesa o ricchi cittadini che avevano finanziato, per esempio, l’esecuzione di opere o restauri nella Basilica, ottenendo dunque il privilegio di esser lì sepolti.
Diversa la situazione relativa ai resti trovati nel novembre 2021 nelle vicinanze di Piazzetta dei Leoncini, dove è stata ritrovata una fossa comune all’interno della quale c’erano ossa di più individui.
Piazza San Marco tra ieri e oggi
Ancora non c’è una narrazione archeologica che accomuna tutti i ritrovamenti relativi a Piazza San Marco e all’intera Venezia.
Esistono però ipotesi molto suggestive al vaglio.
Tra queste, quella degli archeologi della Colgate University di Hamilton che, in seguito al ritrovamento di due noccioli di pesca conservatesi a 4,2 metri di profondità sotto il pavimento in mosaico della basilica, farebbe risalire la nascita di Venezia a due secoli prima l’edificazione di San Marco.
La datazione al carbonio alla quale i due noccioli sono stati sottoposti ha rivelato infatti che risalgono a un periodo compreso tra il 650 e il 770 d.C. , abbastanza per indurre il ricercatore Albert Ammerman a sostenere che tutto inizi da questa datazione.
A convalidare la sua tesi sarebbero anche alcuni frammenti di metallo e ceramica trovati accanto ai noccioli, secondo il noto archeologo materiali utilizzati all’epoca per riempire i corsi d’acqua per costruire la città.
Rio Batario e la “vecchia Piazza”
Che sotto la Piazza scorresse un canale, oltre che da fonti scritte, è confermato da altri ritrovamenti avvenuti durante i lavori di consolidamento del campanile di San Marco, nel 2011.
Allora, sotto tre livelli diversi di pavimentazione, era spuntata l’antica sponda di rio Batario.
Prima di essere interrato, nel 1172, sotto il doge Sebastiano Ziani, questo rio scorreva dalle Procuratie Nuove a quelle Vecchie per gettarsi in laguna.
Piazza San Marco si è nel tempo trasformata nel “salotto d’Europa“, ma in origine era molto più piccola degli attuali 170 metri di lunghezza sui quali si sviluppa.
Lo stesso Palazzo Ducale era poi completamente circondato da un canale e l’interramento dei corsi d’acqua poteva renderla più ampia e importante.
Ancora a San Marco, davanti alla parete sud della Basilica e alla Porta della Carta di Palazzo Ducale, un altro ritrovamento importante sembra riportare al primo Medioevo.
Consuelo Terrin