Lo sapevate che nella provincia di Venezia c’è un comune di 8000 abitanti che ha al suo interno un sito archeologico di età paleoromana?
All’incrocio tra vie d’acqua e di terra, ha rappresentato per lungo tempo un luogo strategico e di assoluta importanza. A testimoniarlo sono necropoli e monumenti funerari emersi durante varie campagne di scavo del passato. Ma oggi Quarto D’Altino torna alla ribalta per un nuovo ritrovamento: quello di un vero e proprio municipium romano.
Un luogo di vita quotidiana, corredato di numerosi reperti di intonaco policromo.
I nuovi scavi
La nuova campagna di scavi che ha interessato l’area è stata intrapresa durante l’estate scorsa da un team di archeologi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia guidati dal docente di Archeologia classica Luigi Sperti nell’ambito del progetto “Alla ricerca di Altinum” del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo veneziano.
L’attenzione si è concentrata nella località Giacciaia grazie a delle fotografie aeree che hanno rilevato tracce visibili poi verificate. Il ritrovamento di un edificio con probabile funzione pubblica testimonia come Altino sia stata una città a tutti gli effetti. Aveva un foro, delle botteghe, una zona per il deposito delle merci e due teatri: uno grande, principale e, di fronte, un teatro più piccolo.
Altinum: riemerge la vita di una comunità
L’insieme delle testimonianze archeologiche rinvenute negli anni denotano come, dal 1000 a.C. ad Altinum si siano stanziati gli antichi veneti dando vita ad un insediamento che, dopo la conquista romana, è diventato un importante nodo commerciale per la zona. Proprio per la sua vicinanza alla laguna di Venezia, Altino aveva una conformazione particolare e unica, che risultava particolarmente interessante per i traffici e l’organizzazione della vita quotidiana.
Il municipium romano
Questo sito dalla metà del I secolo a.c. diventa un municipium romano entrando a tutti gli effetti a far parte dell’impero romano – spiega Eleonora Del Pozzo, la dottoranda in archeologia che ha fatto parte del team di archeologi guidati da Sperti – Fiorito per tutto il durare dell’impero romano, è stato poi abbandonato nella tarda antichità”.
Gli obiettivi della nuova campagna di scavi
La campagna di scavo è durata due mesi e proseguirà il prossimo anno.
“Quello che si cerca di indagare è come fosse la città dei vivi di Altino più che quella dei morti – chiarisce la direttrice dei lavori sul campo Silvia Cipriano – Ci interessano il centro urbano, gli edifici privati e pubblici, che sono conservati in maniera molto residuale perché Altino, in età tardoantica, è diventata poi una cava di materiali per la costruzione di Venezia e i resti sono stati poi largamente intaccati dalle attività agricole di fine Ottocento”.
Proprio per questo, durante questa IV campagna di scavi, sono proseguite anche le ricerche in un’area vicina, dove già nel 2018 erano stati identificati degli ambienti riferibili a una domus.
“L’obiettivo è quello di ricostruire la planimetria delle ricche dimore altinati, delle quali ancora non si conosce molto”, spiegano gli archeologi.
I siti archeologici di Altino
Attualmente due sono i siti messi in luce e visitabili se ci si reca al museo archeologico di Quarto d’Altino: una parte con un decumano (la via che attraversava le città romane da est a ovest) , un tratto di strada con delle abitazioni e una banchina fluviale da un lato e, dall’altro, la porta approdo.