Dopo un biennio al secondo posto, la Provincia autonoma scalza Parma nella classifica 2022
Mai nessuna provincia, dal 1999 (quando ItaliaOggi, Università La Sapienza di Roma e Cattolica Assicurazioni hanno iniziato a pubblicare la graduatoria annuale sulla qualità della vita), aveva fatto meglio.
Ci è riuscita Trento, nella 24^ edizione della classifica: la Provincia autonoma ha guadagnato la vetta posizionandosi nel gruppo di testa in ben 8 dimensioni sulle 9 prese in considerazione, strutturate su indicatori che sono arrivati a 92 dai 36 iniziali.
Una leadership che corona il trend d’eccellenza del capoluogo trentino, secondo sia lo scorso anno alle spalle di Parma che due anni fa dietro a Pordenone.
Ed è la punta di diamante di un Nord-Est che totalizza un punteggio medio superiore a quello nazionale.
Anche perché, è una delle conclusioni a cui sono arrivati i realizzatori dell’indagine, nell’Italia che è uscita dalla pandemia, tornando alla situazione del 2019, si sono ampliate ulteriormente le differenze tra un Nord resiliente e un Sud con sacche di disagio personale e sociale sempre più gravi.
Qualità della vita: i vertici della classifica
La provincia di Trento è riuscita dunque a garantire ai suoi cittadini in maniera stabile un livello di vita qualitativamente elevato.
Del resto, già nell’estate 2021 un’altra classifica, del Sole 24 Ore, l’aveva indicata come la migliore d’Italia per chi ha più di 65 anni.
In vetta alla classifica di ItaliaOggi guadagnano una posizione anche Bolzano, ora seconda, e Bologna.
Firenze sale quindi dal 6° al 4° posto, superando Milano, stabile 5°.
Nella top ten, le migliori performance sono quelle di Siena (6^ da 12^) e Modena (10^ da 15^).
Le due leader del 2021 e 2020 sono 7^ (Parma) e 8^ (Pordenone).
In leggero calo Trieste (9^ da 7^), escono dalle prime 10 Verona (dall’8^ al 13^ posto) e Monza (dal 10^ al 20^).
Sono in particolare le grandi aree urbane (tranne Torino, scesa dal 35° al 54° posto) ad aver retto meglio alla pandemia. Ad esempio, Venezia risale dal 28° al 22° posto.
La qualità della vita, in ogni caso, è complessivamente in miglioramento, rispetto al 2021, con 32 province che hanno raggiunto un livello buono (erano 26) e altrettante nel secondo gruppo (livello accettabile), per un totale di 64 su 107.
Tra i miglioramenti più significativi spiccano quelli di Como, passata dal 62° al 32° posto, Rimini, salita dalla 61^ alla 37^ posizione e Pesaro-Urbino (+26: da 56° a 30°), che è la più meridionale tra le province che hanno guadagnato 10 o più posizioni.
La questione meridionale
Nessuna provincia del Sud è tra le 32 del primo gruppo. E, scendendo al secondo gruppo, da Roma in giù solo la capitale (con un piccolo miglioramento, da 54^ a 53^) ha una qualità della vita ritenuta accettabile.
Matera, che resta pur sempre la migliore tra le province meridionali, è infatti scivolata dal 55° al 71° posto, perdendo un gruppo di merito. Stabilmente ultima è invece Crotone, nel gruppo di coda per 6 dimensioni (affari e lavoro; ambiente; istruzione e formazione; reddito e ricchezza; sicurezza sociale; tempo libero) su 9.
Sono pochi, comunque, i movimenti sul fondo della classifica.
Napoli (104^ da 106^) e Foggia (101^ da 105^) migliorano solo leggermente, scambiandosi le posizioni sul fondo con Siracusa (106^ da 104^) e Caltanissetta (105^ da 101^). In deciso calo invece Agrigento, passata dal 95° al 103° posto.
Le criticità del Sud emergono, sottolinea il rapporto, in molti aspetti relativi alla qualità della vita. Il tracollo del Meridionale, spiegano, si lega anche all’impatto ritardato della pandemia e si traduce in una mortalità più elevata, anche per il livello più basso delle strutture sanitarie, e una speranza di vita, sia alla nascita che a 65 anni, decisamente più bassa.
Alberto Minazzi