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Qualità della vita: Parma supera Trento nella classifica 2021

Qualità della vita: Parma supera Trento nella classifica 2021
Parma, Italy

È un vero e proprio exploit quello che ha portato Parma dal 39° al 1° posto, scalzando Pordenone (ora 9^) dal vertice della classifica sulla qualità della vita nelle province italiane realizzata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma.
Una graduatoria, giunta alla 23^ edizione, che vede sul podio anche Trento (stabile) e Bolzano (che sale dall’8^ piazza e subentra a Vicenza al 3° posto) e conferma il dato che generalmente si vive meglio al Nord, con un trend di crescita soprattutto nelle grandi città.

Il primato di Parma e la classifica 2021

Anche Parma rientra in questa tendenza, essendo inserita, nella classificazione dei rilevatori, all’interno del cluster “Metropoli”. Cioè il raggruppamento di aree urbane del centro-nord che, dopo essere state penalizzate maggiormente nella prima fase della pandemia, hanno poi saputo rispondere nel migliore dei modi alle nuove problematiche emerse con l’emergenza sanitaria, riuscendo a ripartire prima delle piccole realtà. La leadership del capoluogo emiliano si basa nel piazzamento nel primo gruppo in 4 “dimensioni” sulle 9 previste dal rapporto.

qualità della vita
Classifica Qualità della vita 2021 (fonte: Italia Oggi)

Le categorie prese in considerazione sono “affari e lavoro”, “ambiente”, “disagio sociale e personale”, “istruzione-formazione e capitale umano”, “popolazione”, “reddito e ricchezza”, “sicurezza”, “sistema salute” e “tempo libero”.
Su 107 province, nell’ultimo anno sono leggermente salite (da 60 a 63) quelle in cui la qualità della vita è “buona” o “accettabile”. Per converso, scendono dal 42,5% al 37,4% gli italiani residenti in province con qualità della vita “scarsa” o “insufficiente”, anche se rimangono 22, tutte al sud, le province inserite in ultima fascia.

Le graduatorie parziali

Nella dimensione “affari e lavoro”, che registra poche variazioni al vertice, guida Bolzano, davanti a Bologna, Fermo e Trento. Per l’ “ambiente”, registrando un miglioramento complessivo (nelle prime due fasce rientrano ora 49 province), Reggio Emilia è prima davanti a Pordenone, Mantova e Parma.
C’è invece un’inversione di tendenza, legata anche al peso della variazione della mortalità e dell’incidenza di casi di Covid, nella categoria “disagio sociale e personale”, con il sud che si aggiudica i primi posti: Matera è prima, poi vengono Agrigento, Avellino, Salerno e Caserta.
Trieste è poi davanti a tutti per “istruzione-formazione e capitale umano”, Milano per “reddito e ricchezza” ma ultima per “sicurezza”, dove sale al primo posto Aosta.
Isernia guida nel “sistema salute”, Siena in “tempo libero” (che ricomprende anche il settore del turismo). Discorso a parte va fatto per l’indicatore “popolazione”, che è stato ridimensionato nel suo peso all’interno della classifica generale, contribuendo alla risalita delle grandi realtà.

Le grandi metropoli

Uno degli aspetti significativi del 23° rapporto è proprio legato alle ottime performances delle grandi metropoli settentrionali. Bologna sale dal 27° al posto, Milano dal 45° al , Firenze dal 31° al 6°, Trieste dal 40° al , Torino dal 64° al 19°, Venezia dal 30° al 28° posto.
Ben diversa la situazione da Roma in giù. La capitale, pur confermando la qualità di vita “accettabile” è ora 54^ (era 50^). Napoli è addirittura in 106^ e penultima posizione, perdendo 3 piazze.

Un’Italia a due velocità

Se la parte alta della classifica è in pratica un monopolio del Nord, in coda, insieme a Napoli, si posizionano anche altre province meridionali. Il fanalino di coda passa da Foggia (comunque terzultima) a Crotone e, risalendo, si trovano Siracusa (105^) e Taranto (103^, in discesa dal 94° posto). Sono comunque, tutte del centro Italia, le province non settentrionali nella prima metà della classifica: Perugia, Macerata, Ancona, Terni, Ascoli Piceno, Fermo e Grosseto.

Sono invece 10 le province del Nord si posizionano nella seconda metà: Vercelli, Rovigo, Prato, Rimini, Como, Asti, La Spezia, Imperia, Pistoia e Alessandria. Gli esempi più significativi della generale perdita di posizioni per le realtà più piccole a discapito di quelle maggiori, non legata alla collocazione territoriale, arrivano infine da Como, L’Aquila, Belluno, Udine, Varese, Rovigo, Prato, Benevento, Fermo, Rieti e Nuoro.

Alberto Minazzi

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