Oltre ogni polemica, oltre ogni connotazione politica. Un trasversale “partito delle fasce tricolori” per far sì che il futuro dei Comuni non sia compromesso dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus.
Nella difficoltà, i sindaci dei capoluoghi del Veneto hanno saputo fare squadra. E hanno sintetizzato in un articolato documento 19 proposte da presentare al Governo. “Non c’è nessuna critica: vogliamo essere solo propositivi e far capire al Governo l’importanza di mantenere in piedi le strutture dei Comuni per dare risposte ai cittadini. Per questo, ci attendiamo risposte rapide”, ha sintetizzato, a nome di tutti, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Proposte tecniche per uscire dalla crisi
Non sono solo questioni legate ai soldi o alla liquidità, quelle sottoscritte dai primi cittadini nel documento inviato oggi a Roma. Un testo, opportunamente migliorato e integrato, che parte da quello elaborato dai 44 Comuni della Venezia Metropolitana la scorsa settimana.
Si tratta di elaborazioni tecniche, spesso complicate, in grado di liberare per i Comuni risorse che consentano loro di non fermarsi. La parola d’ordine è in primis la sburocratizzazione.
“Questa crisi ci offre un’opportunità unica per migliorare il sistema” ha sottolineato il presidente di Anciveneto, il sindaco di Treviso Mario Conte.
Documento sindaci Capoluoghi Veneto
Il documento raccoglie e mette nero su bianco le istanze dei territori, come contributo da proporre a Roma. Propone così alcune soluzioni. Tra queste:
- Accertamento convenzionale dell’Imu (misura che non costerebbe un euro al Governo, ma consentirebbe di redigere i documenti contabili)
- Anticipazione della liquidità, esclusione della Tasi e della Tari
- Esclusione dell’imposta per la pubblicità e della tassa di occupazione
- Eliminazione per gli anni 2020 e 2021 dei vincoli per l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione libero
- Possibilità dell’utilizzo negli stessi anni dell’avanzo vincolato per investimenti per la spesa corrente.
Misure, come detto, estremamente tecniche. Ma che, in concreto, si tradurrebbero per i Comuni nel confermare la possibilità di mettere in sicurezza i servizi per i loro cittadini.
“Per farlo abbiamo bisogno del sostegno dello Stato con strumenti finanziari ed economici e soprattutto meno burocrazia”, afferma Conte.
I sindaci tra danni e risorse
I Comuni chiedono insomma di poter soltanto essere messi in in condizione di continuare a svolgere il loro ruolo.
Con un’efficace metafora, il presidente di Anciveneto ha definito i sindaci degli “equilibristi”, visto che si trovano ad affrontare i problemi legati alla salute pubblica prima di tutto, ma poi anche quelli di imprese e famiglie e, infine, di bilanci pubblici.
Fare una stima precisa dei danni provocati dall’emergenza è complicato. Un primo bilancio complessivo dei danni, si aggira tra i 220 e i 240 milioni di mancati introiti per le casse dei Comuni capoluogo veneti.
In una prima approssimazione, che esclude prima di tutto le conseguenze per le società partecipate (ma anche tributi come l’Imu), Venezia ha per esempio perso fin qui 115 milioni di euro. Tra gli 80 e i 100 della sola Actv.
“Il tema del trasporto pubblico locale – ha sottolineato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – è il più importante, perché non potrà riprendere più con le stesse logiche di prima”.
Liberi dal patto di stabilità
Il Governo ha al momento stanziato per i Comuni 3,5 miliardi: sforzo apprezzato, ma ritenuto dai sindaci “solo il primo passo”.
“Pur sapendo quanto sia difficile, perché tocca aspetti costituzionali – ha affermato il sindaco di Padova, Sergio Giordani – chiediamo di essere liberati dal Patto di stabilità. Abbiamo la fortuna di essere tutti Comuni virtuosi, per cui, con grande senso di responsabilità, siamo in grado di sostenere un debito per almeno una decina d’anni. Basta che ce lo permettano”.