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Processo Regeni: la Presidenza del Consiglio si costituisce parte civile

Processo Regeni: la Presidenza del Consiglio si costituisce parte civile
Foto Palazzo Chigi - Tricolore

E’ iniziato a Roma, nell’aula bunker di Rebibbia, il processo nei confronti dei quattro agenti segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano scomparso il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto alcuni giorni dopo.
Palazzo Chigi si è costituito parte civile al fianco dei genitori.
Una novità del processo è che nella lista testi depositata dai familiari sono chiamati a testimoniare tutti i presidenti del Consiglio italiani che sono stati al governo nei precedenti 5 anni, quindi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi.
Oltre a loro sono stati convocati anche i ministri degli Esteri dei quattro governi e i relativi sottosegretari con delega ai servizi segreti.
Da tre testi in particolare sono arrivate conferme sul fatto che i servizi segreti cairoti avevano pianificato i depistaggi già nelle ore successive alla morte di Giulio, di cui erano a conoscenza il 2 febbraio, 24 ore prima del ritrovamento del corpo del giovane, stabilendo di inscenare una rapina finita nel sangue.
L’indagine dei pm di Roma è di fatto andata avanti senza alcuna collaborazione da parte delle autorità egiziane.
Un appello per cercare la verità è stato fatto dal presidente della Camera Roberto Fico, che ha espresso vicinanza alla famiaglia. «Se ci voltiamo indietro negli anni – ha commentato – e pensiamo alla fatica enorme che ci è voluta per arrivare fino a qui, per ricostruire una trama nonostante depistaggi e resistenze di ogni tipo da parte dell’Egitto – ha detto Fico – comprendiamo l’importanza di restare tutti uniti. Insieme istituzioni e comunità per la ricerca di questa verità».
L’indagine è partita subito dopo il ritrovamento del corpo di Giulio, rinvenuto il 3 febbraio 2016 lungo la strada che dal Cairo porta a Alessandria e ha avuto la svolta più importante il 4 dicembre 2018. In quella data, la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati cinque agenti egiziani, alti ufficiali dei servizi segreti civili e della Polizia Investigativa d’Egitto, accusati di sequestro di persona.

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