Lo studio danese: nonostante i miglioramenti degli ultimi 15 anni, fino al 20% delle volte i dispositivi informatici funzionano male
Alzi la mano chi, almeno una volta, si è visto segnalare dal computer problemi del tipo “il sistema è lento” o “il sistema si è bloccato”. Immaginiamo un plebiscito.
Perché, nonostante la tecnologia continui a compiere passi da gigante, il tema del malfunzionamento dei dispositivi informatici, anche se non ai livelli di 15 anni fa, resta di assoluta attualità.
A confermarlo, adesso, è uno studio sulla frustrazione degli utenti condotto dai ricercatori Morten Hertzum e Kasper Hornbaek delle danesi Università di Roskilde e Copenaghen, pubblicato sulla rivista scientifica “ACM Transactions on Computer-Human Interaction”.
Problemi al computer? Frustrazione e perdita di produttività
“Quando i computer ritardano o ostacolano inaspettatamente il raggiungimento degli obiettivi, ne consegue la frustrazione”. La considerazione di partenza dello studio è indubbiamente condivisibile da chi, specie sul lavoro, si è trovato di fronte a un blocco del computer magari in un momento critico e molte volte senza aver salvato quanto fino a quel momento digitato.
Perché se è sicuramente spiacevole dover fronteggiare questi problemi per chi si siede davanti al monitor per motivi personali o di svago, decisamente più gravi sono le conseguenze per chi lo deve fare nella sua giornata lavorativa. E sono sempre più. Al riguardo, lo studio riporta il dato di Statistic Denmark, relativo al 2018, secondo cui l’88% dei lavoratori danesi ha utilizzato al lavoro computer, laptop, smartphone, tablet o altri dispositivi mobili.
In questo contesto, quindi, indica che da metà a un’intera giornata di una normale settimana lavorativa può essere sprecata su problemi informatici, con una media di una frustrazione o problema per ora. “C’è molta perdita di produttività – afferma Hornbaek – nei luoghi di lavoro di tutta la Danimarca legata al fatto che le persone non sono in grado di svolgere il loro lavoro ordinario perché il computer non funziona come dovrebbe”.
Computer: problemi per l’utente dall’11% al 20% del tempo
Il nuovo studio aggiorna e rivisita dopo l’evoluzione dei computer e la sempre crescente estensione del suo utilizzo i primi approfondimenti delle tematiche sull’estensione, il contenuto e l’impatto della frustrazione legata al malfunzionamento del computer, risalenti a 15 anni fa. Allora era emerso che i partecipanti all’esperimento scientifico sprecavano fino al 40%-50% del loro tempo in frustrazioni per il computer.
Le cose, da allora, sono indubbiamente migliorate. Ma la conclusione dei ricercatori è che, ancor oggi, “il tempo medio perso a causa di episodi frustranti è compreso tra l’11% e il 20%”. Tra gli episodi frustranti, vissuti nella maggior parte dei casi durante l’esecuzione di compiti del tutto ordinari, va chiarito, non rientra solo il non funzionamento della macchina o dei sistemi, ma anche la troppa complessità di questi ultimi, al punto di rendere impossibile per l’utente lo svolgimento del compito.
Anche i professionisti dell’IT in difficoltà
Incapacità? Anche no, visto che, tra le 234 persone tra 10 e 69 anni che trascorrono dalle 6 alle 8 ore al giorno davanti a un computer che hanno partecipato al test, non ci sono solo studenti, contabili e consulenti, ma anche professionisti nel settore IT. Eppure, per il 26% degli episodi (per il 49% legati alle prestazioni, il 36% all’usabilità e il 16% all’utilità), gli utenti non sono stati in grado di trovare una soluzione.
Inoltre spicca la segnalazione di episodi che si erano già verificati in precedenza nell’84% dei casi e che potrebbero ripetersi in futuro per l’87%. Un alto tasso di recidiva e una mancanza di controllo che si aggiungono alla frustrazione, al punto da spingere lo studio a confermare che “sebbene sia meno il tempo perso rispetto agli studi precedenti, la frustrazione rimane un’esperienza comune per gli utenti”. “Oggi – conclude Hornbaek – abbiamo gli stessi problemi fondamentali di 10-15 anni fa”.
Alberto Minazzi