Quello che sarà eletto a inizio 2022, sarà il 13° Presidente della storia della Repubblica Italiana. Sarà però la 14^ volta che i rappresentanti del popolo italico sceglieranno il proprio Capo dello Stato. La spiegazione è semplice: Giorgio Napolitano, nel 2013, accettò un secondo mandato.
Cosa che Sergio Mattarella ha già dichiarato di non voler fare.
Così, chiunque riceverà l’incarico, che sia Mario Draghi (che al momento pare l’unica figura politica in grado di mettere d’accordo tutte le parti politiche, anche se l’elezione al Colle significherebbe toglierlo dalla guida del Governo), una donna (sarebbe la prima volta) o qualcun altro, il Quirinale ospiterà nei prossimi 7 anni un inquilino assolutamente nuovo.
L’iter verso il nuovo presidente
Sergio Mattarella divenne Presidente della Repubblica il 3 febbraio 2015.
I 7 anni del suo mandato, dunque, scadranno nella stessa data del 2022.
La Costituzione, all’articolo 85, prevede che la convocazione per l’elezione del nuovo Capo dello Stato sia diramata dal Presidente della Camera 30 giorni prima di tale scadenza. In tale occasione, viene fissata la data per la seduta comune del Parlamento con i rappresentanti delle Regioni.
I Grandi Elettori ammessi al voto saranno 1.007: 629 deputati, 320 senatori (compresi i 6 senatori a vita) e 58 delegati regionali (la Valle d’Aosta ne ha solo 1).
Normalmente questa si tiene in un intervallo tra i 15 e i 20 giorni successivi, per consentire ai Consigli regionali di nominare i propri rappresentanti delegati, 2 di maggioranza e 1 di opposizione. La prima data utile per la votazione sarebbe dunque attorno al 18 gennaio. Anche se c’è chi ipotizza, in questa occasione, la scelta di sabato 22 gennaio, per avere poi un giorno in più a disposizione per il confronto nel caso, tutt’altro che da escludere, che il Presidente non sia eletto al primo scrutinio.
Votazione, quorum e passaggio di consegne
La maggioranza fissata per i primi 3 scrutini è infatti molto alta.
Ci vogliono infatti i 2/3 dei voti (pari a 672 su 1007) per arrivare alla nomina.
Sono stati così solo 2, nella storia, i Presidenti della Repubblica eletti fin dal primo scrutinio. Il primo fu Francesco Cossiga, che divenne a 57 anni il più giovane Capo di Stato italiano ottenendo 752 voti su 979 votanti il 24 giugno 1985. Il secondo Carlo Azeglio Ciampi, al quale bastarono 2 ore e 40’ (la votazione più veloce della storia della nostra Repubblica) per raccogliere 707 voti su 990 il 13 maggio 1999.
Dalla quarta votazione basta invece la maggioranza assoluta di 504 consensi. Dopo la redazione del verbale e la comunicazione dell’esito del voto all’interessato da parte del Presidente della Camera, accompagnato al Presidente del Senato, è prassi che il Presidente uscente, se il suo mandato non è scaduto (nel qual caso prosegue nella carica in regime di “prorogatio” fino all’elezione del successore), per prassi si dimette. L’iter si completa con il giuramento del nuovo Presidente davanti al Parlamento in seduta comune, che può avvenire con tempistiche variabili.
Mattarella giurò ad esempio dopo 3 giorni dalla votazione del 31 gennaio 2015, Giuseppe Saragat nel 1964 e Sandro Pertini nel 1978 lo fecero il giorno successivo, Giovanni Gronchi, nel 1955, lasciò passare 12 giorni.
Il settennato di Sergio Mattarella
Quando fu eletto Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella era uno dei giudici della Corte Costituzionale. Figura autorevole, ma al tempo stesso pacata, amatissima dagli Italiani, si è trovato a svolgere la carica in 7 anni piuttosto complicati della vita repubblicana. Ancor prima dell’emergenza pandemica, il nostro Paese è stato infatti contrassegnato da una sostanziale instabilità politica, con ben 5 Governi che si sono alternati alla guida durante il settennato. E, durante le crisi, il ruolo di Mattarella è risultato fondamentale per riuscire a trovare quadre astrattamente impossibili, come quella tra Lega e Cinquestelle, per non lasciare l’Italia priva di guida politica.
Anche in questi ultimi scampoli di presidenza, Mattarella sta continuando a svolgere un importante ruolo per l’unità del Paese. Basta leggere, ad esempio, il messaggio inviato in queste ore al presidente dell’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani, Marco Bussone. “Il Paese – scrive Mattarella – sta affrontando una stagione che invoca un’alta e condivisa responsabilità per combattere la pandemia e, insieme, costruire con coraggio la ripresa. La coesione è un grande obiettivo della Repubblica e, in questo momento, deve essere ancor più il metodo di lavoro, di collaborazione leale e costruttiva, di partecipazione al bene comune, come chiedono i nostri concittadini”.
I Presidenti della Repubblica: storia e curiosità
In attesa del suo successore, Sergio Mattarella è stato l’11° successore di Enrico De Nicola, scelto come capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946 dall’Assemblea Costituente e il Presidente della Repubblica che restò in carica per meno tempo (un anno e mezzo esatto, fino al 31 dicembre 1947).
Gli subentrò, l’11 maggio 1948, Luigi Einaudi. Poi fu la volta di Giovanni Gronchi e, dal 6 maggio 1962, di Antonio Segni.
Per eleggere Giuseppe Saragat, il 28 dicembre 1964, furono necessari ben 21 scrutini. Addirittura 23 (con una maggioranza superata di appena 13 voti) per Giovanni Leone, scelto il 24 dicembre 1971.
Furono 16 gli scrutini necessari a Sandro Pertini, l’8 luglio 1978, ma gli fruttarono alla fine il record di preferenze: 832 su 995. Il suo successore fu Francesco Cossiga, poi, anche in questo caso al 16° scrutinio, fu la volta di Oscar Luigi Scalfaro il 25 maggio 1992.
Arriviamo così al nuovo millennio, con Carlo Azeglio Ciampi, poi Giorgio Napolitano (eletto il 10 maggio 2006 e rieletto il 20 aprile 2013), fino a Sergio Mattarella. Per ora, nessuna donna è salita al Quirinale.
Il record di voti raccolti, nell’elezione del 1992, è di Nilde Iotti, con 256 al quarto scrutinio. Che il 2022 segni finalmente una svolta rosa? Non lo si può escludere…
Alberto Minazzi