Identità, specificità, pregi e difetti del territorio metropolitano di Venezia, Padova e Treviso.
L’istituzione della città metropolitana di Venezia, o Centro Veneta come qualcuno comincia a chiamarla, in quanto ente politico di governo del territorio torna da essere all’ordine del giorno contestualmente ai grandi movimenti riformatori in atto in questo settore, in primis la cancellazione, o la riduzione, o la riforma delle province. Ma come avviare questo processo senza un’identità precisa e senza sapere a quale territorio riferirsi? Come creare una cultura metropolitana unitaria attorno a simboli, identità, luoghi di riconoscimento, immaginario collettivo?
A volerla dire tutta il lavorare sui simboli e sull’identità dovrebbe essere un intervento continuo proprio della politica e delle istituzioni interessate, primi tra tutti il Comune e la Provincia; per ottenere quella coesione urbana vasta, quel senso comunitario di appartenenza metropolitana che sta alla base della creazione della Venezia-metropoli-che-non-c’è-ancora; prima della agognata istituzione dell’ente politico e prima ancora della creazione urbanistica. Elemento invece dalla politica sottovalutato, quello dell’identità, e di conseguenza lessico incerto, simbologia e iconografia assente, scelte strabiche, scarsa rappresentatività delle persone. In fondo, se si vuole, un buon esempio, su tutt’altro settore, potrebbe venire dalla società sportiva Reyer, che ha creato una sua base di sostegno e di seguito proprio lanciando un’identità metropolitana. E c’è riuscita, finora, non c’è dubbio. Sarebbe utile che la politica segua velocemente questa stessa traccia, la assecondi e giunga prima o poi a mettere insieme i tre fronti, identitario, e poi di seguito politico-istituzionale e urbanistico per dare corpo alla città grande; unica vera possibilità di mettere a profitto, per non sciuparle per sempre, le risorse e le potenzialità che questo territorio presenta. E che sono di prima grandezza nel panorama nazionale.
Su questo aspetto bisognerà spendere due parole in più. Quando si parla di città metropolitana è molto difficile, e non solo qui, riuscire a perimetrare un’area urbana anche potenziale che la rappresenti. Diversi sono i parametri per farlo e diversi sono ovviamente gli esiti. Un tempo la città aveva le mura o l’acqua a far da confine e individuarla e distinguerla dalla non città o da altre città era un attimo.
La famosa PATREVE (acronimo ormai ventennale di Padova-Treviso-Venezia) è una dimensione estrema da tenere sempre in considerazione nel perimetrare la città metropolitana di cui si sta parlando, anche qualora alla fine non dovesse mai ricevere una forma istituzionale. E’ tuttavia proprio l’area di Venezia, Padova e Treviso, la città vasta di riferimento e come tale, per esempio, viene considerata da molti istituti europei, politici e scientifici, nello stilare gerarchie e relative strategie. La intensità dei flussi quotidiani di persone, merci, consumi, informazioni in tutte le direzioni e verso i tre centri è infatti tale da poterla considerare una piazza unica, uno spazio unitario per la densità delle relazioni, più ancora che per la densità degli insediamenti che si presentano ancora a maglie larghe. E’ la città entro i 60/90 minuti da casa ( dalla casa, s’intende, di tutti suoi residenti), è quella dei 50 chilometri da parte a parte; che sono buoni parametri per definire un’area urbana vasta unitaria qualora il movimento di persone con queste dimensioni spazio temporali sia attuato da una maggioranza rilevante in grado di farne lo spazio effettivo della quotidianità di molti; ovvero lo spazio di una comunità, al limite e a lungo andare anche come comunità identitaria.
Risorse e potenzialità si diceva. Una ricerca accurata potrebbe confermare quella che qui può presentarsi come una panoramica fatta ‘a braccio’ per creare una prima visione d’insieme. Questa città multipolare nella competizione europea soffre ovviamente del fatto di trovarsi in Italia e quindi il suo rango europeo deve fare i conti con il cronico declassamento italiano. Se un giovane deve andarsene da qui per valorizzarsi a Londra, a New York, a Parigi, a Monaco non ci sono numeri sufficienti a trattenerlo. Il discorso però si ribalta a livello nazionale per il quale l’area metropolitana di Venezia, Padova e Treviso nel suo insieme veramente non è seconda a nessuna.
L’area in questione con 1 milione e 800 mila a residenti – un po’ meno della somma delle tre province attuali che obiettivamente costituiscono una superfice forse troppo vasta rispetto all’area metropolitana effettiva – , e però con 2 milioni di presenze effettive fisse, è stimata per numero al quinto posto in Italia dopo Milano/Brianza, Roma, Napoli/Caserta, Torino e davanti, seppur di poco, a Firenze/Prato. Queste tutte con superfici abbastanza simili e omogenee per poter fare questo confronto. Con la stessa omogeneità se ne può fare un altro: la nostra area metropolitana è all’incirca intorno al 20° posto per numero di residenti e domiciliati dell’Unione Europea.
L’area metropolitana di Venezia, Padova e Treviso nel suo insieme fa parte di province italiane che nelle classifiche delle indagini sulla qualità della vita – e non solo del “Sole 24 Ore“ che è la più nota – sta stabilmente nella prima colonna di sinistra, quella alta, talvolta ai primi posti. La dotazione di servizi infrastrutturali e di logistica dell’area è sottodimensionata rispetto alle esigenze e alle potenzialità, ma ad una semplice valutazione del solo esistente si può sottolineare che, oltre all’interporto padovano tra i primi d’Italia, con l’abbinata Tessera/Treviso già ora vi si trova il terzo polo aereoportuale italiano, il sesto snodo per traffico ferroviario italiano e in abbinata con Chioggia un polo portuale marittimo merci e passeggeri tra i primi dieci italiani, nonostante la sofferenza di questo settore a Venezia e in generale in Italia. Nessuna area metropolitana italiana possiede comunque questa abbinata con livelli così alti nei tre settori aria/ferrovia/acqua (neppure Genova e Napoli nelle quali emerge solo uno dei tre).
E ancora. La crisi attuale non ci consente facili ottimismi, ma si sta parlando sempre di un confronto nazionale. La nostra area metropolitana è il cuore di una regione, il Veneto, in cui gli indicatori economici (PIL pro capite e occupazione ) restano comunque, crisi o non crisi, ai vertici nazionali e di un bel po’ sopra la media. E al suo interno al centro PATREVE li mantiene alti e ancor più alti.
Poi c’è un grande vantaggio di popolarità e di notorietà geografica e nominale dell’area metropolitana che può fare la differenza rispetto a molte altre italiane. Indagini piuttosto datate, ma sicuramente ancora utilizzabili dicono che il nome Venezia è, insieme a Roma, tra i primi cinque al mondo per notorietà e celebrità. In questa stessa indagine poi Napoli e Firenze vengono si subito dopo Venezia in Italia, ma attestate al 17° al mondo; la “grande” Milano vicina all’80°. Questo dato può lasciare il tempo che trova, ma si rifletta che non è poi la stessa cosa operare dentro e spendersi all’esterno con una notorietà del genere così elevata rispetto a chi opera nell’anonimato geografico assoluto. Si dirà: ma Treviso e Padova ( e se si vuole Mestre) cosa c’entrano con questa notorietà? Non è colonialismo è realtà: giova loro e al loro nome ( e ai vantaggi del nome) essere una parte di una Venezia vasta più che starne fuori; un po’ come Manhattan e Montmartre sono noti al mondo come parti qualificate di New York e Parigi; se fossero esterne il loro cementificarsi nella memoria e nell’immaginario sarebbe assai più arduo, con i limiti che ne verrebbero. Nel proseguire e concludere questo testo possiamo continuare a chiamarla per comodità e chiarezza espositiva PATREVE, ma si è dunque capito che poi in futuro il nome spendibile istituzionalmente è senza ombra di dubbio uno solo.
Questa la vasta “grande città“, solo in una ricostruzione che osserva i punti di forza più evidenti. Ma altri ce ne sono e in una gamma di settori che confermano una dotazione di rango metropolitano fattiva o potenziale completa e competitiva sul piano nazionale e in qualche caso in quello continentale: nella produzione culturale, nella formazione universitaria, nei beni artistico-architettonici, nelle presenze turistiche, nelle imprese e nella produzione industriale, negli spazi fronte acquei disponibili, nella pesca e nel commercio ittico, nella ricerca scientifico tecnologica, nelle infrastrutture per eventi fieristici, nella dotazione sanitaria e ospedaliera, nel settore giudiziario, nelle sedi internazionali e di rappresentanze estere, nella dotazione di Parchi e di riserve protette. Tutti settori nei quali l’area metropolitana di cui stiamo parlando nel suo insieme integrato primeggia ( e primeggia solo in quanto sistema integrato).
In questa realtà noi viviamo concretamente ogni giorno e su questa realtà dovremmo fare i nostri conti ; per avviare una salutare operazione di autostima di cui difettiamo cronicamente, abituati come si è a piangersi scioccamente addosso. Questa consapevolezza del tesoro in nostro possesso può cambiare da subito ogni prospettiva e in meglio.
Qui però si apre e non si chiude il dibattito sulla possibilità concreta che si giunga in tempi non biblici ad un riconoscimento istituzionale di tale area, s’intende quella vasta indicata e riferita, per quanto in modo leggermente più ristretto nella superficie, alle tre province; con poteri di rango urbano-metropolitano, sindaco e consiglio metropolitano e così via. Se si guarda al futuro lontano e all’insieme delle potenzialità si dovrebbe spingere in questa direzione, verso l’istituzione di PATREVE=Venezia Metropolitana. Ma altre considerazioni incombono, ostacoli non mancano e il realismo dice che gli obiettivi si devono misurare sul loro grado di realizzabilità concreta. E’ possibile che alla concretezza di questa grande-città-di fatto non corrisponda altrettanta concretezza nella coscienza e nell’autoriconoscimento dei suoi abitanti. Che si basano anche su forti emotività, percezioni più o meno giuste, a volte purtroppo su visceralità più o meno emergenti, su radici reali o presunte. Che non è detto coincidano con quest’area e di cui non si può non tener conto. L’oro- granata di San Marco non è scontato possa rappresentare pienamente le emozioni e i sentimenti unitari della gente metropolitana patrevina. Sull’area vasta dell’attuale provincia veneziana, Reyer docet, è sicuramente possibile. Per il resto bisognerà vedere. Ma questa è un’altra storia.
*DIRETTORE RESPONSABILE DELLA TESTATA
EDITORIALE WWW.LUMINOSIGIORNI.IT
Città metropolitana vuol dire un centro e tutto il resto periferia.
Il risparmio non si ottiene riordinando, ma sostituendo i consiglieri provinciali con tutti i SIndaci, che sono eletti dal popolo e soprattutto già stipendiati