Uno studio nazionale analizzerà il sangue dei cittadini per rilevare la presenza di PFAS, diossine e PCB
Porto Marghera entra ufficialmente tra i Siti di Interesse Nazionale (SIN) monitorati nell’ambito del progetto One Health Citizen Science, promosso dal Ministero della Salute.
L’iniziativa, finanziata tramite il Piano Nazionale Complementare, prevede il biomonitoraggio della popolazione residente in alcune aree industriali italiane, con l’obiettivo di valutare l’esposizione a sostanze inquinanti.
Per Porto Marghera e le aree limitrofe – tra cui la Municipalità di Marghera e alcune zone del Comune di Mira – lo studio coinvolgerà 180 cittadini tra i 20 e i 50 anni, scelti casualmente dagli archivi anagrafici comunali.
I campioni ematici raccolti saranno analizzati per rilevare la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), diossine (PCDD), furani (PCDF) e policlorobifenili (PCB).
Per un confronto più preciso, i risultati saranno comparati con quelli di un gruppo di controllo residente, in questo caso, a San Donà di Piave, un’area non direttamente esposta all’inquinamento industriale di Porto Marghera.
Perché è importante il biomonitoraggio?
Lo studio rappresenta un passo importante per comprendere il livello di esposizione della popolazione a sostanze inquinanti. Non si tratta di un’indagine diagnostica e non potrà fornire risposte individuali sulla salute dei partecipanti.
Gli studi di biomonitoraggio, infatti, non permettono di stabilire un nesso diretto tra l’esposizione a una sostanza e lo sviluppo di una patologia in un singolo individuo. Questo perché la presenza di un inquinante nel sangue non implica automaticamente un danno alla salute, né consente di prevedere con certezza l’insorgenza di malattie future.
Il valore di queste indagini risiede piuttosto nella possibilità di confrontare i livelli di esposizione tra diverse popolazioni e di verificare se la contaminazione ambientale sia diminuita nel tempo, orientare politiche di prevenzione e di gestione di eventuali rischi sanitari, fornire dati epidemiologici utili per studi successivi.
In sostanza, chi partecipa al biomonitoraggio non riceverà una diagnosi o un’indicazione diretta sul proprio stato di salute, ma contribuirà a una ricerca fondamentale per comprendere l’impatto dell’inquinamento ambientale sulla collettività.
Perché Porto Marghera
Com’è noto, l’area di Porto Marghera, ora riconvertita, ha una lunga storia industriale.
E diverse ricerche epidemiologiche indicano che le popolazioni che vivono nei pressi di siti industriali inquinati possono presentare un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche.
Secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, tra le patologie più frequentemente associate all’esposizione a sostanze inquinanti come PFAS e diossine vi sono patologie cardiovascolari legate all’effetto infiammatorio di queste sostanze nel sangue, disturbi endocrini e metabolici, come alterazioni della funzione tiroidea e diabete, tumori, disturbi dello sviluppo nei bambini, a causa della capacità di queste sostanze di interferire con il sistema ormonale.
L’obiettivo del biomonitoraggio è dunque quello di quantificare l’effettiva esposizione della popolazione, fornendo dati utili per future azioni di prevenzione e tutela della salute pubblica.
Come si svolgerà lo studio?
In questi giorni, le 180 persone selezionate stanno ricevendo una lettera di invito da parte dell’Ulss 3 Serenissima.
I prelievi di sangue verranno effettuati presso il Dipartimento di Prevenzione a Mestre (piazzale Giustiniani 11/D) e l’analisi dei campioni sarà condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, gratuitamente.
La partecipazione è a titolo volontario e, se il numero di adesioni dovesse risultare insufficiente, verrà selezionato un ulteriore gruppo di cittadini con le stesse modalità.
I cittadini selezionati possono prenotare il proprio prelievo tramite il portale Ulss 3 Serenissima.