Eurostat ha calcolato che entro in meno di 80 anni si perderanno oltre 9 milioni di abitanti
I numeri dell’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) parlano chiaro e sono preoccupanti.
Secondo l’Ente, infatti, l’Italia, entro il 2100, passerà dagli attuali 59,3 milioni di abitanti a 50 milioni 194 mila 524.
Con un crollo di oltre il 15%, vale a dire oltre il doppio di quella che è la media europea attestata al 6%.
Un primo importante calo della popolazione, rilevano le previsioni Istat sul futuro demografico del Paese, è atteso in quattro Comuni su cinque entro dieci anni e il rapporto aumenta a nove su dieci nel caso delle zone rurali.
Diminuiranno anche le coppie con figli, che entro il 2041 rappresenteranno appena una famiglia su quattro.
Allargando l’orizzonte, secondo l’ONU, nel 2050 la popolazione mondiale potrebbe raggiungere i dieci miliardi, mentre secondo IHME, il centro di ricerca indipendente sulla salute della popolazione presso la UW Medicine, parte dell’Università di Washington, si arriverà al picco di 9,7 miliardi nel 2064 per poi calare a 8,8 nel 2100.
Il calo demografico riguarda tutti i Paesi e, come sottolineano gli esperti, “non può che generare preoccupazioni di natura economica e sociale” perché implica “invecchiamento della popolazione, squilibrio tra generazioni, oneri sociali in crescita, perdita di produttività e innovazione, minore presenza e influenza in campo internazionale e ristagno economico”.
I dati Eurostat sulla situazione europea confermano la tendenza.
Si stima infatti che la popolazione abbia raggiunto i 451 milioni di persone lo scorso 1 gennaio e che raggiungerà il picco di 453 milioni nel 2026 prima di scendere a 420 milioni nel 2100. Con 27,3 milioni di persone in meno in termini assoluti.
La Germania passerà da 84,1 a 83,2 milioni mentre la Francia da 68 a 67,8, la Spagna da 47,4 a 45,1 e per la Polonia da 37,6 a 29,5 milioni.