Il Piano Nazionale Cultura investe sulla sicurezza sismica e l’efficienza energetica dei due siti Unesco. Che continuano a rivelare tesori, come l’ultimo affresco dionisiaco scoperto
23 milioni di euro. E’ il tesoretto sul quale potranno contare Il Parco Archeologico di Pompei e il sito di Oplontis, tra le località archeologiche seppellite a seguito della drammatica eruzione del Vesuvio che offre le più significative testimonianze riguardanti la zona suburbana di Pompei tra le quali la villa di Poppea, tra i beni che l’Unesco ha definito “Patrimonio dell’Umanità”.
La cifra arriva dal Piano nazionale Cultura che ha pubblicato le graduatorie delle due linee di azione che hanno portato alla premiazione dell’area archeologica: da una parte “Efficientamento energetico e riduzione dei rischi legati a eventi naturali catastrofici”; dall’altra “Realizzazione di interventi di prevenzione e messa in sicurezza dal rischio sismico dei luoghi della cultura”.

Le proposte di intervento premiate
Nei prossimi anni, dunque, il parco Archeologico di Pompei sarà più sicuro dal punto di vista sismico ed efficientato sul piano energetico. In particolare sono stati presentati una serie di proposte per la realizzazione di nuovi depositi, uffici per il personale e magazzino archeologico presso Porta Nola in Pompei Scavi; manutenzione ed efficientamento energetico del Laboratorio di Scienze applicate Ciarallo in Pompei Scavi; riqualificazione energetica della Galleria Ferdinando Fuga con annesse aree esterne e parcheggio per restauro e valorizzazione e adeguamento funzionale del compendio demaniale Spolettificio dell’dell’Esercito ex Real Fabbrica d’Armi e del sito archeologico di Oplontis in Torre Annunziata. Nella linea 2.4.1 “Prevenzione e messa in sicurezza dal rischio sismico dei luoghi della cultura” nelle medesime aree della Galleria Ferdinando Fuga ed esterne e sito di Oplontis sarà apportato un miglioramento sismico. Come anche nell’ex Falegnameria n.28 e dell’edificio n.26 con aree a verde annesse.

Il Parco Archeologico delle meraviglie
I 23 milioni del Piano Nazionale Cultura si aggiungono agli altri finanziamenti acquisiti negli ultimi quattro anni da diversi fondi nazionali e internazionali per un totale di oltre 90 milioni di euro. Oltre ai fondi di bilancio ordinario investiti per la manutenzione e la conservazione del sito anno per anno. D’altra parte, ogni anno diversi milioni di visitatori visitano il Parco Archeologico di Pompei e i suoi tesori tanto che per preservare il patrimonio e garantire maggiore sicurezza nell’area è stato introdotto il numero chiuso limitando gli ingressi giornalieri a 20 mila persone.

La “megalografia” di Dioniso
Con le sue continue scoperte, l’area mai smette di sorprendere. Ultima in ordine di tempo è la sala affrescata rinvenuta nell’insula 10 della Regio IX.
Quello venuto alla luce è un grande affresco a dimensioni quasi reali, una “megalografia” come indica il termine greco dipinto grande, ciclo di pitture a grandi figure, posizionata in una grande sala per banchetti, scavata in queste settimane nell’area centrale di Pompei. Il fregio gira intorno a tre lati dell’ambiente, il quarto era aperto sul giardino, e mostra il corteo di Dioniso, dio del vino. Vi sono baccanti rappresentate come danzatrici, ma anche come cacciatrici feroci, con un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada e le interiora di un animale mani; giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto mentre un altro compie un sacrificio di vino (libagione) in stile acrobatico versandone un getto dietro le proprie spalle da un corso usato per bere in una patera, coppa bassa. Al centro della composizione c’è una donna con un vecchio sileno che impegna una torcia.
La “casa del Tiaso” e i culti “misterici” a Pompei
Il fregio scoperto è attribuibile al II Stile della pittura pompeiana che risale al I sec. a.C. Più precisamente può essere datato agli anni 40-30 a.C. Questo significa che nel momento dell’eruzione del Vesuvio, vale a dire nel 79 d.c., il fregio dionisiaco era già vecchio di un secolo. L’unico altro esempio di una megalografia con rappresentazioni di simili rituali è il fregio cosiddetto “dei Misteri” nell’omonima villa fuori le porte di Pompei. Gli archeologi hanno battezzato la dimora in cui è stato trovato l’affresco “casa del Tiaso” con riferimento al corteo di Dioniso. Nell’antichità esistevano una serie di culti, tra i quali quello di Dioniso, accessibili solo a chi compiva un rituale di iniziazione come suggerito in quest’ultimo di recente scoperta. Questi culti si chiamavano “misterici” perché solo gli iniziati potevano conoscerne i segreti. Spesso erano legati alla promessa di una nuova vita beata, sia in questo mondo, sia in quello dell’oltretomba.
Silvia Bolognini