Un nuovo studio conferma che il volume della materia grigia nell’amigdala destra può influenzare le idee politiche
Le nostre idee politiche potrebbero essere scritte, almeno in parte, nella struttura del nostro cervello.
A quanto pare, chi ha più materia grigia nell’amigdala tende verso destra.
Non è una novità assoluta: già nel 2011 uno studio su studenti britannici aveva suggerito questo legame.
Ma ora, un’indagine più ampia e articolata, condotta da ricercatori dell’American College of Greece e dell’Università di Amsterdam, rilancia la questione, con nuove conferme pubblicate su Cell Press iScience.
L’amigdala e il conservatorismo
L’amigdala è una regione cerebrale che “svolge un ruolo critico nell’elaborazione di emozioni umane negative e avverse come la tristezza, la paura e la minaccia”, ricordano gli studiosi che, adesso, hanno provato a rivisitare i risultati pubblicati 13 anni fa sulla rivista Current Biology.
Ed è proprio sulla base della relazione tra amigdala e paura che si baserebbe il legame teorico primario con il conservatorismo.
Destra e sinistra sono ovviamente convenzioni.
Ma anche il conio di questi due termini per identificare posizioni politiche opposte rivendica in qualche modo la derivazione ora scientificamente dimostrata.
E riporta al XVIII secolo, in piena Rivoluzione Francese.
Fu allora che, riunitisi per la stesura della nuova Costituzione, coloro che erano propensi al cambiamento si sedettero a sinistra del nuovo presidente e coloro che non lo erano presero posto a destra.
L’amigdala aveva influito sulla scelta di chi dal cambiamento si sentiva minacciato e chi invece intendeva cavalcarlo.
Il nesso c’è. E si allarga ad altre sfere di influenza
Il nuovo studio pubblicato su Cell Press iScience dai ricercatori dell’American College of Greece e dell’Università di Amsterdam si è basato su un campione più ampio, più diversificato e ritenuto più rappresentativo rispetto al precedente del 2011.
I ricercatori hanno infatti tenuto conto della “natura sfaccettata e multidimensionale dell’ideologia politica”, concentrandosi su un panorama politico diverso da quello bipartitico britannico.
I 928 volontari, con un’età media di 22,86 anni e per il 52% donne, sono infatti olandesi.
Così è stato confermato un “effetto significativo e positivo della scala dell’identità sociale sul volume dell’amigdala”, anche se la dimensione è pari a solo un terzo di quella originariamente riportata nello studio di Kanai.
“Gli elettori di partiti progressisti – riporta lo studio – hanno in media meno volume di materia grigia nella regione dell’amigdala e gli elettori di partiti più conservatori ne hanno di più in questa regione”.
Un nesso più complesso di quanto si pensasse
Il primo studio sull’argomento aveva anche evidenziato nei conservatori una minore quantità di materia grigia in un’altra parte del cervello: la corteccia cingulata anteriore, che sarebbe legata al monitoraggio degli errori, all’aggiornamento delle credenze e alla regolazione dell’affetto.
In questo caso, però, nel nuovo lavoro si afferma di non aver trovato un’influenza significativa della scala dell’identità sociale sul volume della materia grigia nella corteccia.
In un sistema come quello olandese, più simile a quello italiano, si capisce quindi che è sempre l’amigdala, anche in campo progressista, a produrre i suoi effetti. Così in chi ha dichiarato vicinanza a partiti economicamente radicali, ma socialmente conservatori, c’è più materia grigia nell’amigdala rispetto a quelli che votano più a sinistra. In altri termini, tutte le diverse dimensioni delle convinzioni sociali devono essere prese in considerazione anche nel valutare questo rapporto tra idee e struttura cerebrale.
Alberto Minazzi