Conclusa con successo la prima passeggiata privata a 700 km di altitudine dalla superficie terrestre
“Si… può… fare!”. La citazione dal noto film “Frankenstein Junior” si sposa perfettamente con il presumibile entusiasmo di Elon Musk di fronte al successo della missione “Polaris Dawn”, organizzata dalla sua Space X, che è entrata nella storia per aver reso possibile un risultato fino a pochi anni fa inimmaginabile: la prima passeggiata spaziale di un privato.
Un “viaggio dei record” che era cominciato con il piede giusto, visto il raggiungimento, poche ore dopo il lancio dalla Florida, da un’altitudine di 1.400,7 km: la più elevata per le missioni con equipaggio degli ultimi 50 anni, dopo la fine del programma Apollo. Una quota che in precedenza, nel 1966, era stata sfiorata dalla missione Gemini 11, arrivata fino a 1.369 km.
I preparativi per l’uscita dalla navicella
Dopo aver completato 6 orbite della Terra, la navicella Crew Dragon si è “abbassata” alla quota fissata per la passeggiata nello spazio: 732 km dalla superficie terrestre, 300 circa più in alto della Stazione Spaziale Internazionale. E la missione, come riporta il sito di SpaceX, è stata completata alle 7.58 secondo il fuso orario della costa orientale americana (le 13.58 in Italia).
Protagonisti dell’attività extraveicolare, il comandante, il magnate 41enne Jared Isaacman, e la specialista di missione, la 30enne Sarah Gillis, che si sono sottoposti a una lunga procedura di preparazione fin dall’inizio del decollo. Per 2 giorni è stato infatti svolto un processo di pre-respirazione per prevenire la malattia da decompressione, aiutando l’eliminazione dell’azoto dal circolo sanguigno.
In questo processo, l’equipaggio è stato anche lentamente acclimatato a pressioni più basse, con un progressivo aumento dei livelli di ossigeno all’interno della cabina. Completata questa fase, sono state indossate le tute speciali, completandone i controlli di tenuta, ed è stata sfiatata la navicella nel vuoto.
La prima passeggiata spaziale privata della storia
A questo punto è stato aperto il portellone, esponendo per la prima volta al vuoto dello spazio l’intero equipaggio della Polaris Dawn, non essendo presenti camere di compensazione.
L’uscita vera e propria è durata una ventina di minuti, in cui è stata completata una serie di test per valutare la mobilità della tuta, i sistemi termici e l’ausilio alla mobilità Dragon “Skywalker”.
Isaacman e Gillis sono rimasti agganciati alla navetta tramite cavi lunghi 3,5 metri, che hanno fornito ossigeno, energia e comunicazioni. I sistemi di supporto vitali dei due passeggiatori spaziali sono stati monitorati durante l’operazione dagli altri componenti della missione: il pilota Scott “Kidd” Poteet e la specialista di missione e ufficiale medico Anna Menon.
Compiuta la passeggiata, dopo il ritorno in cabina e la chiusura del portellone, la Dragon è stata nuovamente pressurizzata, i livelli di ossigeno e pressione della cabina sono stati confermati e l’equipaggio ha potuto togliere le tute spaziali, completando ufficialmente i test delle tute senza che siano emersi problemi di perdite in occasione dei controlli.
Le nuove tute pressurizzate
Uno degli obiettivi principali della prima passeggiata commerciale nello spazio era infatti quello di testare le nuove tute pressurizzate progettate da SpaceX, più simili ad abiti normali e dunque più funzionali rispetto alle tradizionali tute bianche gonfie, pensate per un futuro utilizzo da parte di chi parteciperà a nuove missioni sulla Luna o su Marte.
Tra le dotazioni delle nuove tute per le attività extraveicolari, nella parte inferiore sinistra del casco è stato inserito un display innovativo che aiuta la comprensione della risposta delle tute raffreddate ad aria una volta a contatto con le temperature estreme dello spazio. È stata dunque aggiunta un’ulteriore funzione rispetto alle tute usate dalla Nasa.
Tutte le informazioni raccolte saranno ora trasmesse agli ingegneri, che le rielaboreranno in vista dell’evoluzione del design del materiale, per renderlo sempre più efficace nei futuri impieghi. A finanziare la missione è stato lo stesso Isaacman, magnate con un patrimonio stimato di 1,9 miliardi di dollari, già volato in precedenza nello spazio come comandante di “Inspiration4”.
Alberto Minazzi