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Pizza napoletana: l’Unione Europea ne tutela il nome. Ecco cosa prevede il regolamento

Pizza napoletana: l’Unione Europea ne tutela il nome. Ecco cosa prevede il regolamento

Nessuno potrà scrivere sul menu “pizza napoletana” se non nel rispetto delle regole di produzione, ingredienti, cottura

Tonda, sottile e morbida, a base di acqua, farina e lievito. E con il classico cornicione alto e gonfio.
E’ la pizza napoletana, ufficialmente riconosciuta nel 2010 come Specialità tradizionale garantita dall’Unione europea e nel 2017 dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità.
Una vera e propria istituzione che nasce intorno al 1720, quando comparvero i primi dischi di pasta conditi con pomodoro.
Solo nel 1889 nacque la più famosa delle pizze napoletane, la Pizza Margherita condita con pomodoro, mozzarella – tradizionalmente fiordilatte -, basilico fresco, olio extravergine e sale. Ora, il made in Italy, la pizza napoletana doc, sarà tutelata dall’Ue.
Dal 18 dicembre entra infatti in vigore il Regolamento che istituisce la Stg, vale a dire la Specialità tradizionale garantita.

La tutela del made in Italy

Un modo per proteggere la ricetta dalle imitazioni sui menu e sulle confezioni in scatola.
Nessuno potrà quindi scrivere “pizza napoletana” se non rispetta le regole previste dal disciplinare di produzione su ingredienti, metodi di preparazione e cottura.
La tutela europea della pizza è contenuta in Gazzetta Ufficiale dove è stato pubblicato il Regolamento.
pizza napoletana
Precedentemente era stata registrata come Specialità tradizionale ma senza la riserva del nome che arriva adesso.
Secondo quanto previsto dal “Disciplinare di produzione della specialità tradizionale garantita “Pizza Napoletana”, i requisiti fondamentali per poter definire la pizza “napoletana” sono le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, le modalità di farcitura e la cottura esclusivamente in forno a legna a una temperatura di 485°C. Non ultimo l’altezza del cornicione di 1-2 cm, il tutto con il controllo di un ente terzo di certificazione.

I limiti riguardano anche l’utilizzo di materie prime di base che devono essere made in Italy.
A partire dalla mozzarella di Bufala campana Dop oppure mozzarella tradizionale Stg; olio extravergine di oliva, basilico fresco.
I pomodori invece possono essere pelati, oppure pomodorini freschi.

pizza napoletana

I numeri della pizza

«Il nuovo Regolamento – sottolinea Coldiretti – mette finalmente in sicurezza la fama internazionale di un piatto simbolo del made in Italy».

Nel nostro Paese quello della pizza è un business che vale 15 miliardi di euro e occupa oltre 100 mila addetti a tempo pieno che diventano 200 mila nei fine settimana. Ogni giorno si sfornano circa 8 milioni di pizza, utilizzando 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Già dal 2017 l’arte del pizzaiolo napoletano è diventata patrimonio immateriale dell’umanità.

 

 

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