Nel 1949, quando cominciò a lavorare con genitori e fratelli nella spiaggia di famiglia al Lido, Pippo Garbisa aveva 16 anni. Oggi, a 87 anni dopo si definisce con orgoglio «il bagnino più vecchio, decorato e medagliato d’Europa» E sottolinea: «Ho ancora il brevetto. E tutte le mattine, quando vado a camminare lungo la spiaggia libera di San Nicolò con il mio nipotino Claudio, sono in pratica un “bagnino volontario”. Perché sono pronto ad aiutare chiunque sia in difficoltà mentre fa il bagno in mare. Anche se oggi, con la possibilità di portare i bambini in piscina, ormai tutti sanno nuotare come dei pescicani, quando arrivano al mare. E, in fondo, è meglio così».
Gli inizi dei Garbisa
Tutto cominciò quando il padre di Pippo creò lo stabilimento “Da Garbisa” proprio in fondo al lungomare Marconi, all’altezza della curva di via Colombo.
«Eravamo 11 fratelli – ricorda Pippo Garbisa – 7 maschi e 4 femmine. E io ero il terz’ultimo. A lavorare in spiaggia con me c’erano i miei fratelli Piero, Agostino, Renato e Giovanni, che successivamente aprì una gelateria in Gran Viale per figlio e moglie. E anche mio padre aprì in seguito una latteria in via Sandro Gallo e una ai Frari. Ma, allora, all’alba eravamo tutti in piedi per preparare prima di tutto la spiaggia e poi attrezzare la diga con salvagenti e bandiere e il moscone di salvataggio».
I mosconi al Blue Moon
Proprio ai “mosconi”, le piccole imbarcazioni a remi noleggiabili per qualche ora dai bagnanti per fare una nuotata al largo, è legato l’unico “tradimento” di Pippo alla spiaggia di fine lungomare.
«Oltre allo stabilimento – spiega – gestivamo il servizio di mosconi sulla spiaggia comunale, al “Sorriso” e all’Excelsior. Ne avevamo ben 120. Così a Renato fu affidata la gestione di San Nicolò e a me quella del Blue Moon. Dove rimasi fin quando partii militare, ad Avellino, per fare il bersagliere. Nel frattempo, la famiglia cedette questa parte di attività, così alla fine tornai al nostro stabilimento con i miei 3 fratelli».
L’acqua granda del 1966
Il momento più difficile di questa lunga storia è legato alle eccezionali mareggiate che colpirono anche la spiaggia del Lido in occasione dell’acqua granda del 4 novembre 1966.
«Il mare distrusse letteralmente tutto. Conservo ancora le foto delle capanne rotte, di fronte alle quali mio papà ci pose la domanda: “Lasciamo o costruiamo ancora?”. La nostra scelta fu ovviamente quella di tirarci su le maniche e ripartire. E dopo due giorni le ruspe erano già al lavoro. Ricostruimmo dunque tutto, a partire dalle nuove capanne, che ci facemmo costruire da un falegname che aveva la bottega vicino al Sorriso».
I magnifici Anni Cinquanta
Quella che scorre nei ricordi di Pippo Garbisa è la storia di un’avventura, il turismo al Lido, che è molto cambiata col passare del tempo. «Mi ricordo che, negli anni ’50, c’erano tante imbarcazioni e tanti turisti stranieri. L’Excelsior era veramente la spiaggia dei vip, con i bagnini che portavano loro col vassoio la colazione in capanna.
Adesso, il Lido è invece diventato una spiaggia “normale”, anche perché le spese per un gestore sono molto alte. Tra canone, pulizia dell’arenile, gestione delle immondizie e bagnini se ne va più di metà del guadagno».
Così anche la famiglia Garbisa, 15 anni fa, ha ceduto la spiaggia. E Pippo si gode la pensione a San Nicolò, tra giardino e orto.
Il ristorante dei vip
Nella lunga attività sull’arenile, la famiglia Garbisa ha anche gestito per anni il ristorante sulla spiaggia. «Ci lavoravano mia mamma, in cucina, mio papà, le mie sorelle e anche mia cognata. Arrivavamo a fare anche 2-300 coperti al giorno. Eravamo famosi soprattutto per gli gnocchi. E posso dire con orgoglio che era il miglior ristorante al mare». Un’affermazione avallata dai tanti bei nomi che sono transitati per quei tavoli. «Sono venuti sportivi come Tiberio Mitri, cantanti come Renato Carosone e l’intero suo complesso, attori come Alberto Sordi.
Albertone amava la pasta con i peoci e se ne faceva fare ogni volta una porzione “da operaio”.
Anche Peppino Di Capri era amante dei peoci, che si faceva servire “alla marinara”. Per venire a mangiare sulla nostra terrazza a 2 metri dal mare, ci telefonavano il giorno prima e poi venivano direttamente dall’Excelsior, dove di certo non facevano riso e capparozzoli. Perché a loro non interessava essere vip, quanto gustarsi un bel piatto di roba veneziana. E quando non potevano muoversi, c’era un signore con un pulmino che veniva a ritirare le loro ordinazioni».
Le conquiste del bagnino
In perfetta conformità con l’immagine classica del bagnino, da giovane Pippo Garbisa era il classico “bel fusto” con 85 kg di muscoli. Lo raccontano anche i 2 secondi posti in caorlina alla Regata Storica e le esperienze da pugile dilettante di seconda categoria (prima di un infortunio alla mano) e poi nella lotta libera col maestro Giordano Gianfranco. E le conquiste, ammette, non sono mancate. Ma è sempre venuta prima l’etica professionale. «Mio papà – riprende – era una persona buonissima. Ma guai se fosse venuto a sentire una lagnanza dei clienti nei nostri confronti: dovevamo essere perfetti. E, durante il lavoro, lo sono sempre stato, come segno di rispetto nei confronti dei miei genitori. Certo, poi, la sera, finito il lavoro, qualche giretto a mangiare il gelato con qualche turista che mi aveva adocchiato durante il giorno c’è stato. Ma mai nessuno “scandalo” in spiaggia e nessun reclamo».
Una carriera con 60 salvataggi
Al contrario, Pippo ha sempre svolto la sua attività di bagnino con la massima efficacia. «L’associazione nazionale Salvamento nuoto mi ha premiato in passato a Genova per atti eroici, avendo effettuato ben 60 salvataggi.
E ultimamente anche il presidente Mattarella e il premier Conte mi hanno fatto Commendatore per le stesse ragioni». Il “palmares” di Garbisa, del resto, è di tutto rispetto. “Premio della bontà”, “Uomo del mare” della Sensa, Cavaliere della Repubblica e Cavaliere Ufficiale, oltre a una serie di medaglie di argento e di bronzo. E “Croce d’oro” Avis per le 250 donazioni di sangue. «Adesso – conclude – da 2 anni faccio il Doge di Venezia alla Regata Storica. E probabilmente mi rivedrete lì anche quest’anno».