La cura del Covid in Europa potrà contare su un’arma in più, utilizzabile anche a domicilio.
È la pillola antivirale “Paxlovid” che ha ricevuto l’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio dall’agenzia europea del farmaco Ema.
Pfizer ha garantito una distribuzione del farmaco corrispondente, entro fine anno, a 120 milioni di persone trattate. E l’Italia, attraverso la Struttura Commissariale, d’intesa col Ministero della Salute, ha già sottoscritto un contratto per la fornitura di 600 mila trattamenti completi nel corso del 2022, con una distribuzione della prima tranche di 11.200 trattamenti al via già dalla prossima settimana.
Il medicinale prodotto dalla big pharma americana è il primo farmaco orale contro il Covid a completare l’iter di verifica dell’agenzia del farmaco europea.
L’altro in fase di valutazione è “Lagevrio” di Merck, basato sul principio attivo molnupiravir, che però è già in uso in Italia dal 4 gennaio dopo l’ok di Aifa (l’agenzia italiana).
Paxlovid: cos’è e come funziona
La pillola di Pfizer si basa su 2 principi attivi, da assumere in altrettante pillole diverse.
Il primo, chiamato nirmatrelvir, riduce la capacità del virus Sars-CoV-2 di replicarsi, bloccandone l’attività di un enzima necessario per la replicazione.
Il secondo principio attivo, il ritonavir, prolunga invece l’azione del primo.
Come inibitore della proteasi, rallenta la degradazione del nirmatrelvir, mantenendone più a lungo la presenza nell’organismo a livelli tali da garantirne l’efficacia nei confronti del coronavirus.
Il trattamento, basato sull’assunzione delle pillole 2 volte al giorno per 5 giorni consecutivi, entro 5 giorni dall’emersione dei sintomi, si rivolge ad adulti infetti che non necessitano di una somministrazione di ossigeno aggiuntivo ma hanno più probabilità di sviluppare una malattia grave a causa di patologie pre-esistenti.
Lo studio
Le valutazioni del Chmp si sono basate su uno studio che ha mostrato l’efficacia della pillola nel ridurre significativamente il numero di ricoveri e dei decessi nei pazienti maggiormente a rischio.
Sono stati infatti solo 8 su 1039 (lo 0,8%) coloro che hanno ricevuto il trattamento e sono stati ricoverati in ospedale per più di 24 ore. Nessuno è deceduto.
Nel gruppo placebo, invece, i ricoverati sono stati 66 su 1046 (6,3%) e i morti 9.
Pur essendo stato testato soprattutto su malati infetti con il Sars-CoV-2 nella variante Delta, l’Ema ha sottolineato che Paxlovid sembra con ragionevole certezza poter essere attivo anche contro altre varianti, a partire da Omicron.
Indicazioni e controindicazioni
La conclusione dell’Ema è dunque quella che il farmaco ha un profilo di sicurezza “favorevole” e che i benefici sono superiori dei rischi.
Le raccomandazioni saranno ora inviate alla Commissione europea, per giungere al più presto a una decisione applicabile in tutti gli Stati membri.
Anche gli effetti collaterali sono stati generalmente lievi.
Già il primo studio aveva evidenziato la presenza di questi solo nel 19% del campione. Come ha sottolineato Ema, che invierà anche una lettera sul tema delle interazioni con altri farmaci alle organizzazioni degli operatori sanitari competenti, sono però noti alcuni effetti collaterali del ritonavir.
Tra i consigli e le avvertenze, dunque, sarà dunque indicato che l’inibitore della proteasi influenza l’azione di molti altri medicinali.
Non potrà dunque essere utilizzato in pazienti con funzionalità renale o epatica gravemente ridotta, nei pazienti in chemioterapia, in quelli trattati con immunosoppressori dopo un trapianto d’organo e non sarà raccomandato alle donne in gravidanza per il rischio di impatti sulla crescita del feto.
Alberto Minazzi