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Piazza San Marco si racconta: viaggio nel cuore di Venezia

Piazza San Marco si racconta: viaggio nel cuore di Venezia
Venezia, veduta di Piazza San Marco dall'alto

Gli scavi archeologici in corso stanno restituendo interessanti reperti archeologici che fanno luce sulla storia della Serenissima

Luogo iconico di Venezia, Piazza San Marco è stata a lungo testimone silenziosa di secoli di storia, di potere e di cultura.
Da sempre più di un semplice luogo urbano e impostasi presto per la sua bellezza come il “salotto d’Europa“, come viene anche definita, fin dalla sua nascita, che si fa risalire al IX sec, è stata il fulcro della vita politica, religiosa e sociale della città d’acqua.
Ma ciò che noi oggi conosciamo è il frutto di secoli di trasformazioni che i lavori per la sistemazione della pavimentazione e gli interventi al sistema idraulico per la sua protezione stanno rivelando.
Gli ultimi ritrovamenti hanno permesso di incrementare i dati aggiungendo interessanti elementi che aiutano a colmare i vuoti ottenuti dai precedenti lavori.
Ne abbiamo parlato con Sara Bini, Funzionaria Archeologa PhD della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il comune di Venezia e Laguna.

 

  • Partiamo da un quadro generale: alla luce degli scavi che si stanno facendo che fotografia emerge di Piazza San Marco?

Gli scavi che stiamo conducendo in Piazza San Marco ci hanno fornito un quadro molto più completo riguardo l’evoluzione del contesto marciano nel corso dei secoli, fornendo una serie di informazioni molto interessanti in merito alle pavimentazioni che hanno caratterizzato la Piazza nell’arco del Medioevo e gli edifici che vi sono stati costruiti e poi demoliti.

  • Che elementi in particolare stanno emergendo?

Abbiamo riscontrato diversi livelli di pavimentazione, molti più di quelli che si pensava esistessero prima di questi scavi. Questo dato che ci ha confermato che da sempre la Piazza ha lottato contro le ingressioni dell’acqua poiché molto spesso le pavimentazioni venivano rasate e poi ricostruite, quindi probabilmente non era solo un discorso di rinnovamento urbanistico ma anche di una vera e propria manutenzione continua della pavimentazione.
La scoperta più interessante è però stata senza dubbio quella relativa ai resti della prima chiesa di San Geminano, ovvero di una chiesa che sapevamo esistesse più o meno in mezzo alla Piazza attuale fin dalle origini di Venezia ma della quale si era persa memoria circa la sua prima edificazione. Conoscevamo solo la sua ultima ubicazione, ovvero in fondo alla Piazza, poi demolita nel 1807 da Napoleone per costruire l’ala napoleonica che oggi noi conosciamo.

piazza san marco

  • La documentazione e gli studi post scavo relativi all’ultimo decennio consentono oggi di arrivare a una narrazione archeologica che accomuni tutti gli elementi?

Diciamo che gli scavi effettuarti in questi anni in Piazza consentono di chiarire tutta una serie di elementi che con gli scavi precedenti non era stato possibile notare. In molti casi l’archeologia a Venezia si basa più sulla tradizione degli studi che non sui dati effettivi e a volte i dati effettivi, anche se si posseggono, vengono letti a favore della “storia” tradizionale che si è sempre conosciuta, senza pensare che il dato materiale potrebbe invece portare nuovi elementi. Questi scavi in Piazza hanno restituito invece molti dati nuovi che, messi tutti assieme, possono aiutare a colmare i vuoti ottenuti dagli scavi precedenti.

  • La storia delle origini di Venezia o, più precisamente, di Piazza San Marco va riscritta?

Non va riscritta, trovandoci in un contesto molto noto e politicamente al centro dell’attenzione “europea” fin dal Medioevo, abbiamo la fortuna di avere sempre avuto tanti dati a disposizione almeno sotto un profilo di fonti scritte. Vero è che la fonte scritta arriva a noi in maniera del tutto casuale e quindi non è detto che sia possibile conoscere tutto tramite i documenti. Il dato archeologico è una fonte oggettiva che ha permesso di leggere meglio e in maniera più completa tutte le altre fonti che abbiamo a disposizione. Siamo però certi di poter dire che Piazza San Marco non è stata sempre così, noi oggi la vediamo nella sistemazione che ha avuto con il rinnovamento sansoviniano del Cinquecento ma ha avuto una storia precedente e il dato archeologico ce la sta raccontando.

Piazza San Marco
Piazza San Marco,Venezia
  • Le nuove tecniche di ricostruzione digitale di cui oggi si dispone consentono di ridisegnare Piazza San Marco com’era nei primi secoli?

Sicuramente sì, è un progetto che abbiamo in mente. I dati che abbiamo recuperato sono molteplici e grazie all’aiuto delle tecnologie attuali potrebbe essere possibile ricostruire la Piazza per renderla percepibile anche ai non-addetti-ai-lavori: gli archeologi leggono il dato stratigrafico ma è una lettura che solo gli archeologi riescono a ricavare ed è quindi necessario trovare un linguaggio più generalizzato che permetta la fruizione del dato acquisito a tutta la comunità che ne abbia interesse.

  • Nel 2021, vicino a Piazzetta dei Leoncini, era stata ritrovata una fossa comune con all’interno alcuni scheletri. Quali sono le ipotesi e quali le certezze in merito a questo ritrovamento e a questa fossa? E dov’era il cimitero che le fonti dicono esserci stato a San Marco?

Non c’è niente di strano nel ritrovamento degli scheletri attorno alla Basilica di San Marco.
Fino all’inizio del XIX secolo era assolutamente normale seppellire i morti accanto alle chiese ed è una pratica nota fin dalle origini del cristianesimo. Era quindi abbastanza certo che prima o poi, con questi lavori, si intercettassero delle sepolture. L’unico dubbio poteva essere se queste sepolture erano ancora in situ o meno, poiché ovviamente la zona della Basilica è stata sconvolta da scavi precedenti, soprattutto nella metà del XIX secolo quando vennero fatti i sottoservizi per le fognature e l’illuminazione pubblica e all’epoca non c’era sicuramente la tutela dei beni archeologici, quindi parte di questo cimitero è stato purtroppo asportato in occasione di questi lavori. Alcune sepolture erano però rimaste e sono quelle che noi abbiamo intercettato e che adesso sono ancora in fase di studio.

piazza san marco
@Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Venezia
  • Alcuni anni fa, sotto il pavimento in mosaico della Basilica sono stati ritrovati due noccioli di pesca che hanno portato degli archeologi americani a sostenere che la nascita di Venezia andrebbe collocata a due secoli prima dell’edificazione di San Marco perché la datazione al carbonio ha fatto risalire i due noccioli al periodo compreso tra il 650 e il 770 d.C. E’ così?

Non credo (e non lo dico solo io) che la presenza di due noccioli di pesco possa riscrivere la storia dell’intera città. Per capire se una zona sia stata insediata dall’uomo in un determinato periodo storico è necessario che vi siano una serie di elementi che, messi tutti insieme e con datazioni assolute più o meno certe, possano raccontare una storia concreta (tracce di murature, sepolture, ceramica o comunque cultura materiale databile). Due noccioli di pesco possono arrivare da chissà dove e a mio avviso credo sia un dato troppo debole per azzardare ipotesi così certe come i colleghi americani hanno rilasciato. Si tratta in ogni caso di un dato interessante da non escludere ma che deve essere letto assieme a tanti altri elementi prima di poter essere interpretato.

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