Imminente il raggiungimento di quota 100 mila adesioni alla lettera aperta indirizzata dagli esperti alla politica italiana
“Anche noi chiediamo, come i tanti italiani che hanno sottoscritto l’Appello, che i programmi politici presentino proposte chiare e approfondite su questi temi e una pronta azione del prossimo Governo per la lotta alla crisi climatica e ai suoi impatti”.
Con queste parole, dopo varie personalità di diversi settori (dal Nobel Giorgio Parisi al velista Giovanni Soldini) anche i sindaci delle 9 città italiane selezionate dalla Commissione Europea per la Mission Climate-neutral and smart cities al 2030 hanno aderito “con convinzione” alla petizione “Un voto per il clima”.
L’appello dei sindaci che hanno aderito all’iniziativa di Green&Blue
La raccolta firme lanciata dagli scienziati del clima per porre il tema dei cambiamenti climatici in cima all’agenda politica italiana in vista delle prossime elezioni e aperta a tutti continua dunque a marciare spedita, con le 100 mila adesioni ormai dietro l’angolo e l’obiettivo posto a quota 150 mila che si avvicina sempre più.
“Noi sindaci italiani ci siamo – scrivono i primi cittadini di Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino – vogliamo incontrare gli scienziati promotori della petizione e intendiamo promuovere le adesioni presso gli altri Sindaci italiani per un lavoro comune”.
“La crisi climatica problema prioritario da affrontare”
I sindaci hanno accompagnato la loro adesione con un intervento in cui approfondiscono le ragioni della loro scelta.
“Non abbiamo più tempo – premettono – per invertire la curva delle emissioni di gas serra e riteniamo che l’Italia abbia bisogno di una coraggiosa svolta. Consideriamo la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare, perché mina alla base il nostro futuro, le comunità che rappresentiamo, i territori e l’economia”.
Consapevoli della possibilità di giocare un ruolo importante, “Sentiamo – scrivono – la responsabilità di guidare il cambiamento. Siamo convinti che dalle città possa partire una rivoluzione politica e culturale. Ma il tempo dell’azione è ora. Abbiamo bisogno di agire a partire dalle città”, viste come “laboratorio del cambiamento”.
Il momento del fare organizzato
La strada da percorrere, per i sindaci, è allora quella di “uscire da una logica emergenziale”, di “condividere insieme ai cittadini un patto sociale”. “Come sindaci – riprende il documento – stiamo lavorando insieme per condividere i nostri piani d’azione, per rendere più moderne e accessibili le innovazioni. È una sfida ambiziosa, certo, ma oggi non più rinviabile”.
Per “immaginare edifici e quartieri a emissioni zero”, suggeriscono, servirà così diffondere sempre più impianti solari e tecnologie efficienti, innovare il funzionamento dei sistemi di produzione energetica, i modelli di mobilità e quelli abitativi, gli spazi pubblici, impegnarsi nelle politiche di adattamento climatico, creando nel contempo opportunità in ogni quartiere, “ripensando e riqualificando ad esempio piazze e parchi”.
La petizione degli scienziati
L’intervento dei primi cittadini, dunque, riprende buona parte delle tematiche contenute nella lettera aperta degli scienziati della Società italiana per le scienze sul clima alla base della petizione.
“La scienza del clima – esordisce il testo allegato alla petizione – ci mostra da tempo che l’Italia risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti”.
Un impatto, si sottolinea, che in futuro, tra l’altro, “ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture”. Per un grado di riscaldamento globale in più rispetto al presente, rimarcano gli scienziati, si avrà ad esempio un aumento medio su scala globale del 100% della frequenza di ondate di calore e tra il 30% e il 40% della frequenza di inondazioni e siccità. E “nel Mediterraneo e in Italia la situazione potrebbe essere anche più critica”.
“Azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci”
“In questo contesto – è la conclusione – ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente”.
Da qui, la richiesta di porre in essere azioni di adattamento, basate su una pianificazione e programmazione strutturale, per rendere noi e i nostri territori più resilienti. Territori e attività produttive vanno messe cioè in sicurezza spingendo sulla riduzione delle emissioni di gas serra, sull’economia circolare, sulla transizione energetica ed ecologica.
“Siamo pronti a fornire il nostro contributo – concludono gli scienziati – per elaborare soluzioni e azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci. Ma chiediamo con forza alla politica di considerare la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare, perché mina alla base tutto il nostro futuro”.
Alberto Minazzi