E’ una malattia infettiva che può avere conseguenze molto gravi ma, spiega l’infettivologo è prevenibile al 100% con la vaccinazione
E’ anche conosciuta come tosse dei cento giorni perché può arrivare a durare dieci o più settimane.
Ed è altamente contagiosa. Si trasmette infatti facilmente per via aerea e può avere tragiche conseguenze, soprattutto nei bambini molto piccoli.
Come la cronaca di questi giorni ci fa apprendere, di pertosse si può morire.
Come accaduto a un piccolo di soli 24 giorni di vita all’ospedale di Padova. Non l’unico caso in Italia.
Eppure, non dovrebbe più essere così.
E lo dice a chiare lettere il direttore della Clinica malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, che si è espresso in merito anche con un post pubblicato su Facebook.
“Un neonato non può e non deve morire di pertosse nel 2024 – si legge -. La malattia è prevenibile con la vaccinazione, sia con quella che si fa nei primi anni di età, sia con quella alla madre che passa gli anticorpi al feto”.
L’importanza della vaccinazione, 3 decessi in Italia nel primo semestre del 2024
“Da quello che si apprende – scrive Bassetti nel post in rete – la madre del piccolo non era stata vaccinata durante la gravidanza, come i medici raccomandano ormai da molti anni. In Italia nei primi sei mesi del 2024 ci sono stati 110 casi di pertosse, con oltre 15 ricoveri di lattanti in terapia intensiva e tre neonati deceduti”.
E l’appello che chiude il post è chiaro: “Occorre fare di più – sottolinea Bassetti – sull’informazione alle donne in gravidanza sull’importanza di questo e altri vaccini che possono salvare la vita dei loro figli. Con la vaccinazione la malattia infettiva respiratoria è prevenibile al 100%”.
L’immunizzazione iniziale è raccomandata tra le sei e le otto settimane di età, con quattro dosi di vaccino da somministrare nei primi due anni di vita.
Poiché nel tempo diventa meno efficace, sono consigliate ulteriori dosi nei bambini più grandi e adulti.
Per quanto riguarda le donne in gravidanza il periodo ottimale per la vaccinazione contro la pertosse, che viene somministrato insieme a quello contro la difterite e il tetano è tra la 27esima e la 36esima settimana di gestazione per garantire il massimo trasferimento al feto degli anticorpi prodotti.
Come si prende la pertosse
La pertosse, causata dal bacillo Bordetella pertussis, è un’infezione acuta che colpisce le vie respiratorie.
E’ trasmessa attraverso la tosse, gli starnuti o la condivisione di uno spazio ambientale ristretto per lunghi periodi.
Il periodo di incubazione può essere abbastanza lungo: i sintomi possono infatti insorgere anche dopo due, tre settimane dall’infezione, anche se in genere compaiono dopo una decina di giorni.
Le tre fasi della “tosse dei cento giorni”
All’inizio la malattia si presenta con una tosse lieve che va via via intensificandosi. La prima fase è quella catarrale, con lieve aumento della temperatura, mal di gola, naso chiuso e che cola, occhi arrossati, malessere generale e debolezza.
Dopo 7-14 giorni segue la fase parossistica che può durare dalle due alle sei settimane durante le quali la quantità di muco che si accumula nelle vie respiratorie è tale da creare vere e proprie crisi tussive, più frequenti durante la notte, caratterizzate da colpi di tosse brevi a distanza ravvicinata anche con possibili conati di vomito, apnea e cianosi (mancanza di ossigeno nel sangue). Nella terza fase di convalescenza si verifica la scomparsa delle crisi e un miglioramento dello stato di salute. Si può prendere questa malattia a tutte le età, ma è nei bambini nei primi sei mesi di vita che può essere particolarmente insidiosa e portare a complicanze anche gravi come polmonite, encefalopatia, crisi convulsive, apnee, con la possibilità di incorrere in permanenti danni neurologici.
La situazione in Europa e in Italia
L’European Centre for Disease Prevention and Control ECDC ha registrato un boom di pertosse in Europa tra marzo 2023 e maggio 2024.
I casi registrati sono stati quasi 60 mila con un incremento pari a più di dieci volte rispetto al 2021-2022.
In Italia la maggior parte dei casi di pertosse, da inizio anno, si è avuta in Lazio, Campania e Sicilia con un aumento dell’800% rispetto al biennio 2022-2023.
Nella maggior parte i casi hanno riguardato neonati e lattanti non vaccinati sotto i 4 mesi di età e il 95% delle madri di questi bambini non era vaccinata.
Silvia Bolognini