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I personaggi dell'anno 2020. Dalla A alla Z

I personaggi dell'anno 2020. Dalla A alla Z
personaggi dell'anno 2020

Il 2020 volge al termine.
E’ stato un anno difficile, che ha portato tanta sofferenza e  richiesto a molti coraggio, abnegazione e sacrifici.
Ci sono delle persone che, in questo 2020, hanno segnato un momento importante della nostra storia.
Molte di loro sono inevitabilmente medici e infermieri, operatori sanitari. Altri sono coloro che si sono trovati a governare la barca in acque ancora sconosciute.
Metropolitano.it ha individuato alcuni “personaggi dell’anno 2020“.
Avremmo voluto poterne indicare di più, perché uno sguardo a ritroso in quest’anno funesto trova del bello nella solidarietà e nelle azioni di numerosissime persone che si sono messe in gioco per aiutare gli altri.
Tanti eroi sconosciuti che, se vi va, vi chiediamo comunque di segnalare.
Nel frattempo proponiamo i nostri volti: quelli che sono rimasti nella memoria collettiva e, in alcuni casi, nel nostro cuore.

Dalla A alla Z

A come Cristina Avancini.
L’insegnante vicentina che con il contratto scaduto non ha interrotto le video lezioni con gli studenti

Cristina Avancini
Classe 1975, di Dueville (VI) Cristina Avancini, docente di matematica e scienze in una terza e quarta classe della scuola elementare Jacopo Cabianca in S. S. Pasubio, a Vicenza, come tutti i suoi colleghi si è trovata quest’anno alle prese con le difficoltà imposte dal coronavirus. Didattica a distanza e tutto da inventare. Ma anche un contratto in scadenza ogni 15 giorni perché in sostituzione di una collega in infortunio.
Se avesse rispettato il termine, avrebbe lasciato i suoi giovani studenti a lungo senza un’insegnante di matematica e scienze. Cristina ha invece deciso, imperterrita, di continuare i suoi collegamenti online con i propri alunni, di preparare per loro delle lezioni coinvolgenti, di non lasciarli soli. Anche se ha significato per lei lavorare gratuitamente.
Per questa ragione, assieme ad altri veneti che si sono distinti per le loro scelte e azioni durante la prima ondata del coronavirus, Cristina Avancini è stata insignita dell’onorificenza, di Cavaliere al merito della Repubblica.  A candidarla all’onorificenza che ogni anno è bandita dal Quirinale, sono stati proprio i genitori e gli alunni della sua classe.

B come Alberto Barbera.
La Mostra del Cinema di Venezia: l’unico evento internazionale in tempo di Covid

Alberto Barbera

Il critico piemontese è ininterrottamente direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dal 2012 a oggi, dopo la prima esperienza tra il 1998 e 2002. Ma mai come quest’anno il suo ruolo ha rischiato di restare un incarico esclusivamente teorico. Il coronavirus ha messo in forse per la prima volta nella sua storia l’atteso Festival. La determinazione del suo direttore e una lieve fortunata tregua estiva da parte del virus, invece, hanno evitato l’annullamento.
La Mostra del Cinema di Venezia è stata così l’unico evento internazionale in tempo di Covid.
Il Festival è stato chiaramente limitato dalle normative anticontagio, ma non per questo si è rivelato meno interessante nel programma e nell’offerta culturale.

B (ancora) come Luigi Brugnaro.
Il commissario-simbolo di una città che non si arrende

Luigi Brugnaro

Sindaco di Venezia dal 2015, entra tra i protagonisti del 2020 anche in un’altra veste: quella di Commissario Straordinario per l’Emergenza legata all’Aqua Granda del 12 novembre 2019.
Se infatti tutto il mondo ricorderà l’anno appena concluso come uno dei più complessi della storia recente, il difficile 2020 di Venezia è iniziato prima della mezzanotte del 31 dicembre e ancor prima dell’esplosione della pandemia di Covid-19.
Il ciclo di maree eccezionali che si è abbattuto sulla Laguna per una settimana intera nel novembre 2019, con la seconda “acqua granda” più alta della storia dopo quella del 1966, ha lasciato infatti in eredità un pesante carico di danni. Le immagini del sindaco immerso con gli stivaloni nell’acqua straordinariamente alta di Piazza San Marco hanno fatto il giro del mondo racchiudendo in quegli scatti la forza di un amministratore che ha voluto essere in prima linea al fianco di coloro che si sono trovati a lottare in piena emergenza. Da commissario, Luigi Brugnaro ha saputo tradurre il suo impegno in operatività concreta. Con il fattivo contributo di tutti i tecnici e dei dipendenti pubblici che sono stati coinvolti nella macchina organizzativa, la struttura commissariale non ha perso tempo per mettere in campo gli interventi urgenti che hanno consentito alla città di ritornare immediatamente alla propria funzionalità. L’organizzazione delle pratiche e la successiva distribuzione delle risorse arrivate da Roma per i ristori dei danneggiati sono state gestite in maniera efficiente e agile, riducendo al minimo le attese di chi è stato messo in ginocchio.

C come Federico Casarin.
Il presidente di Umana Reyer è vice presidente della Federazione Italiana Pallacanestro

Federico Casarin

Il 24 novembre 1991, quando segnò 39 punti in una sola partita con la maglia di Sassari, il venticinquenne Federico Casarin pensò probabilmente di aver raggiunto il top della sua carriera di giocatore di pallacanestro.
In 13 anni di Serie A, in effetti,  è stato così. Ma il play-guardia mestrino è riuscito a fare molto di più. E non si può nemmeno aggiungere la classica frase “una volta appese le scarpe al chiodo” perché, a 54 anni, Casarin trova ancora il tempo di scendere in campo, in Serie C, mettendo la sua esperienza e la sua capacità cestistica al servizio della squadra di Mirano. Casarin è infatti oggi uno dei più apprezzati dirigenti del basket italiano.
Non a caso, dopo il premio di miglior dirigente di Serie A arrivato nel 2012 all’indomani del ritorno in Serie A della Reyer, lo scorso 17 novembre è stato scelto nella 48^ assemblea generale elettiva della Federazione Italiana Pallacanestro come vice presidente e consigliere in rappresentanza delle società partecipanti al campionato professionistico. Una carica che il presidente dell’Umana Reyer Venezia ricoprirà fino al 2024.

D come Giulio Deangeli.
Un “genio” veneto al servizio della ricerca medica

Giulio Deangeli

Il termine “genio”, molto spesso, viene usato con troppa leggerezza.  Per Giulio Deangeli, da Este (PD), è difficile però trovare una definizione più appropriata. Come definire altrimenti un ragazzo che, a soli 25 anni, è – solo per citare alcuni dei suoi più importanti risultati – arrivato alla quarta laurea, ha già conquistato cinque borse di studio (di cui tre all’Università di Cambridge) ed è ancor oggi l’unico italiano a essere salito sul podio mondiale dell’International Brain Bee? Per di più, se si esclude il fatto che studia senza fatica 18 ore ogni giorno, parliamo di un ragazzo assolutamente “normale”. Perché, oltre alla conoscenza, ama l’aviazione e la musica classica (dedicando parte del suo tempo libero anche allo studio del violino), viaggiare e stare con gli amici. E ha una grandissima umanità, che lo fa vivere la sua propensione all’apprendimento con l’obiettivo di aiutare gli altri attraverso la ricerca medica. La terza laurea di Deangeli, conseguita ovviamente con tanto di lode il 9 ottobre 2020, è arrivata in Ingegneria biomedica, dopo quelle in Medicina e Biotecnologie. Tre percorsi paralleli che si sono conclusi tutti con esito positivo nell’arco di soli tre mesi, mentre  il quarto alloro è arrivato con  la “magistrale” in Biotecnologie molecolari. Conquiste non fini a se stesse, ma che Giulio intende far fruttare innanzitutto attraverso le cinque borse di studio. Perché queste si tradurranno nella possibilità di concentrarsi, nel suo dottorato di ricerca in Neuroscienze, su un progetto di ricerca sulle malattie neurodegenerative: Alzheimer, Parkinson, SLA, Huntington.

L come Tiziana Lippiello.
Ca’ Foscari guarda al mondo e punta sul rosa

Tiziana Lippiello

E’ certamente un segno dei tempi il fatto che uno tra i più prestigiosi atenei italiani nel 2020 abbia scelto, per la prima volta nella loro storia, una donna come Magnifico Rettore. Anzi, “Rettrice”, come tiene a farsi chiamare Tiziana Lippiello, eletta il 21 settembre 2020, per guidare l’Università di Venezia nei prossimi sei anni.
Non si tratta certo di un’outsider, perché Lippiello, nell’Ateneo, dal 2000 ha ricoperto una serie di importanti incarichi. Già componente del Senato accademico dal 2006 al 2009 e, dal 2008 al 2011, delegato del rettore per le relazioni con le istituzioni internazionali a Venezia, è stata infatti prorettrice vicaria con delega alle relazioni con l’Asia dal 2014 al 2017 e poi, fino al 2020, delegata alle relazioni internazionali. Al di là della scelta di una qualifica declinata al femminile, l’importanza dell’elezione di Tiziana Lippiello non sta però solo e tanto nel fatto che si tratti di una donna ma anche nella sua vocazione all’apertura e al dialogo, con una spiccata attenzione nei confronti del resto del mondo, che la 58 enne di San Vito al Tagliamento ha posto alla base del suo programma.
Oltre al tema dell’interdisciplinarietà, l’internazionalizzazione è infatti uno dei cardini dell’agenda del 23° rettore (e prima rettrice) di Ca’ Foscari. E il naturale sguardo ad Oriente si inserisce perfettamente nel solco dell’evoluzione economica e sociale della realtà globalizzata.

M come Jacopo Monticelli.
Il medico mestrino intuì a Vo’ Euganeo (PD) la presenza del primo focolaio Covid in Italia

Jacopo Monticelli

Originario di Mestre, 34 anni, da ottobre è diventato medico ospedaliero nel reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Trieste. È stato proprio lui, lo scorso febbraio, a intuire che dietro la morte del pensionato di Vo’, Adriano Trevisan, la prima vittima europea di Covid, deceduto il 21, vi fosse qualcosa di diverso rispetto alla diagnosi di “sospetta polmonite influenzale”.
Il medico era allora consulente presso il nosocomio di Schiavonia nel padovano. Tracciando l’anamnesi dei contatti di Trevisan, si scoprì che un suo amico era ricoverato con gli stessi sintomi e altri compagni che giocavano con lui a carte si erano ammalati. In quel periodo già si stavano verificando i primi casi a Codogno, in Lombardia, e Monticelli li mise in relazione con quelli della cittadina euganea.
Pensò subito che quella che stava vedendo nel paziente era qualcosa di più di una semplice polmonite. L’intuizione del giovane medico non era purtroppo sbagliata. Nonostante la somministrazione di antibiotici e antivirali, la condizione di Trevisan peggiorò fino alla necessità di trasferirlo in terapia intensiva.
Per questo Monticelli decise di sottoporre quel paziente al test del tampone. Fu così che il 21 febbraio l’Italia scoprì che il coronavirus era arrivato nel nostro Paese e aveva raggiunto anche un piccolo comune del padovano.

P come Maria Luisa Pellizzari.
È padovana la prima vicecapo della Polizia di Stato

Maria Luisa Pellizzari

Dal 7 novembre 2020, Maria Luisa Pellizzari, 61 anni di Montagnana (PD), è il nuovo vice direttore generale della Pubblica sicurezza con funzioni vicarie della Polizia di Stato.
È la prima volta che questo prestigioso incarico viene assegnato a una donna. Basta però leggere il curriculum del nuovo “numero 2” al fianco del capo Franco Gabrielli per capire che Maria Luisa Pellizzari, da novembre anche prefetto, è prima di tutto un eccellente poliziotto.
In 35 anni, la carriera di Maria Luisa Pellizzari in Polizia di Stato si è sviluppata sempre all’insegna del merito, con vari incarichi che sono progressivamente arrivati dopo il raggiungimento di importanti risultati.
Sono sufficienti un paio di esempi. Il primo sono le indagini sulla strage di Capaci: come dirigente della neo costituita sezione investigativa del Centro operativo D.I.A. di Roma, Pellizzari ha condotto con efficacia le indagini sugli esecutori materiali dell’attentato mortale al giudice Falcone. Sempre nello stesso ruolo, il suo lavoro è risultato poi fondamentale per l’arresto del latitante mafioso Leoluca Bagarella, affiliato al clan dei “corleonesi”. Ma già prima, quando era stata destinata alla Squadra mobile della Questura di Roma, seconda sede dopo l’iniziale assegnazione alla Scuola allievi agenti della Polizia di Stato di Bolzano, aveva svolto importanti attività investigative. Comprese quelle che portarono al rilascio del sequestrato Dante Belardinelli. Il contrasto alla grande criminalità organizzata è stato del resto uno dei tratti distintivi del servizio del nuovo vice capo vicario nelle fila della Polizia di Stato, in cui entrò a 26 anni, dopo la laurea in Giurisprudenza a Padova, vincendo il concorso pubblico per vice commissario.

S come Elisabetta Spitz  ma anche come Cinzia Zincone
Le donne del MOSE

Anche questo difficilissimo 2020 lascerà in eredità qualcosa di positivo. Per la prima volta, dopo tanti anni di attesa, il MOSE ha dimostrato nei fatti di poter salvare Venezia dall’acqua alta.
Il 3 ottobre è infatti entrato ufficialmente nella storia di Venezia. Certo, ci sono ancora test da effettuare, perché c’è ancora un anno prima di arrivare a quel 31 dicembre 2021 che resta la data fissata per il completamento dell’opera.
Ma era comunque tutt’altro che scontato arrivare a quanto successo nelle diverse occasioni in cui il Mose è stata da allora attivato. Per ottenere il risultato è stata fondamentale la determinazione di due donne.
Il commissario straordinario del MOSE, Elisabetta Spitz, e il provveditore alle Opere pubbliche, Cinzia Zincone hanno infatti avuto il coraggio di dare il loro via libera al sollevamento delle barriere in tutte e tre le bocche di porto contemporanemente. Un’operazione tutt’altro che priva di rischi, in una mattinata di tregenda, tra pioggia battente, vento di scirocco e un Adriatico presentatosi impetuoso e gonfio con un livello di marea di oltre 130 cm rispetto al cosiddetto “medio mare”. Però tutto ha funzionato al meglio, con addirittura Piazza San Marco, il punto più basso di Venezia, che è rimasta all’asciutto.

V come Marina Vanzetta.
L’infermiera del 118 di Verona rimasta accanto a un’anziana fino alla sua morte

Marina Vanzetta

“Ha soccorso un’anziana donna e le è stata accanto fino alla morte”.
Con questa motivazione l’operatrice del 118 di Verona Marina Vanzetta ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica dal Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Cinquantacinquenne, coordinatrice infermieristica del reparto di Otorinolaringoiatria all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR), Marina è anche infermiera delle ambulanze del 118 della sua città.
All’inizio di aprile, in piena emergenza Covid, Vanzetta è stata chiamata dalla residenza per anziani Casa Maria Gasparini di Villa Bartolomea (VR) dove Albertina Natali, di 89 anni, era in condizione clinica gravissima.
Non poteva essere trasportata in ospedale. Per questo motivo, l’infermiera del 118, che si chiama Marina come la figlia della signora, ha deciso di rimanerle accanto fino all’ultimo respiro. Tenendole la mano, proprio come avrebbe fatto una figlia.

Z come Luca Zaia.
La battaglia veneta per superare il Covid-19

Luca Zaia

Tra qualche anno, quando si potrà finalmente ripensare all’emergenza-coronavirus solo come a un difficile periodo della storia di tutti noi, sicuramente un’immagine tornerà tra le prime alla mente dei Veneti: quella del presidente della Regione, Luca Zaia, in diretta, in tv o su Facebook, dall‘unità di crisi della Protezione civile di Marghera.
Un appuntamento quotidiano nei giorni di massima allerta, entrato per mesi in pianta stabile nell’agenda praticamente di tutti.
Un aggiornamento della situazione, di quello che si è fatto e di quello che si deve fare. Ma anche un modo per fare squadra, sentirsi comunità. Perché, lo si è rimarcato fin dall’inizio della pandemia, solo con il contributo di tutti è possibile uscire da una inattesa realtà in cui il comportamento anche di un solo singolo gioca un ruolo determinante. In questo contesto, Zaia ha saputo fare quello cui è chiamato un amministratore nel suo ruolo: far sentire la popolazione veneta sicura di una gestione efficiente del problema.
Cioè, citando uno dei tormentoni preferiti del 52enne trevigiano di Godega di Sant’Urbano, “lavorare pancia a terra”, tenere costante, con il giusto grado di autorevolezza e senza abbandonarsi a facili lamentele, l’impegno a capo di un’organizzazione che, nella necessità, deve essere quanto mai in grado di essere concreta.
Se il primo caso accertato di Covid-19 in Italia è della lombarda Codogno, il primo morto per coronavirus è stato, venerdì 21 febbraio, all’ospedale di Schiavonia, il 78enne Adriano Trevisan, di Vo’ Euganeo.
Di fronte allo sgomento e alla paura di una veloce diffusione del virus tra le città venete, Zaia ha saputo trovare l’equilibrio tra decisioni dure e apparentemente impopolari e il giusto grado di ottimismo. La creazione del cluster di Vo’, zona rossa ante litteram, o la limitazione delle uscite a 200 metri da casa sono tutte idee “venete” che si sono rivelate a posteriori fondamentali, insieme a quell’uso corretto della mascherina che il presidente non si è mai stancato di invocare.

 

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