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Perché Israele siamo noi: l'Italia al fianco del Paese in guerra

Perché Israele siamo noi: l'Italia al fianco del Paese in guerra

Massiccia adesione bypartisan dei politici italiani  in risposta all’appello de “Il Foglio”. Rafforzati i controlli, soprattutto a Roma e nella zona del Ghetto di Venezia

“Difendere Israele significa difendere la nostra libertà. E le nostre democrazie”.
Così Claudio Cerasa, direttore del quotidiano “Il Foglio” spiega il senso dell’appello straordinario lanciato in difesa di Israele, dove è stato proclamato lo stato di guerra dopo l’attacco subito dai terroristi islamici di Hamas.
Una chiamata a inviare firme, pensieri e sostegno che ha visto una pronta e massiccia adesione attraverso i messaggi fatti pervenire al giornale dai rappresentanti del Governo, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma anche dai principali rappresentanti delle forze politiche, di maggioranza e opposizione.

Rafforzato il controllo del territorio anche in Italia

“Spieghiamo insieme – scrive ancora Cerasa – perché, oggi più che mai, Israele siamo noi”. “Quando una democrazia, come quella di Israele, viene colpita da terroristi – aggiunge, indicando l’indirizzo di email (israele@ilfoglio.it) a cui poter inviare i messaggi – quella democrazia va difesa senza balbettare, senza indugi”.
Intanto, in Italia, il capo della polizia, Vittorio Pisani, con una circolare in cui spiega la necessità di rafforzare vigilanza e controllo del territorio, alza l’asticella della sicurezza sui possibili obiettivi sensibili. A Venezia, per esempio, è già stata potenziata la sorveglianza nella zona Ghetto ebraico, il più antico d’Europa.
E a Roma la tensione è massima per la celebrazione odierna dell’anniversrio dell’attentato palestinese davanti alla sinagoga.

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Il ghetto ebraico a Venezia

Le risposte delle istituzioni a sostegno di Israele

“Il terrorismo non è mai giustificato e Israele ha il diritto di difendere se stesso e il suo popolo. Il sostegno del mio Governo alla sicurezza di Israele è solidissimo”, ha scritto la premier Meloni al Foglio, spiegando l’adesione con convinzione all’appello.
“Sì, difendere Israele oggi significa difendere la libertà dell’occidente”, conferma anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
Tra i primi a rispondere, anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Che, dopo aver citato i ricordi personali del 1967 e del 1973, conclude: “dopo mezzo secolo, ritorna ancora l’angoscia di una guerra contro un popolo che ha dato al mondo tanto quanto ha sofferto. Ho telefonato all’ambasciatore israeliano per manifestare la mia solidarietà incondizionata. Non ci sarà mai più una seconda Masada”.

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foto di repertorio

Numerosi i messaggi anche di altri rappresentanti dell’Esecutivo.
Dal ministro dello Sport, Andrea Abodi (“Difendere Israele per difendere la nostra libertà”), a quello dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (“Sì, siamo e saremo al fianco di Israele, emblema di democrazia e libertà”).
Ancora, dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (“Difendere Israele equivale a tutelare i nostri principi di civiltà”) a quelli dell’Istruzione, Giuseppe Valditara (“Io sto con Israele, baluardo di democrazia e di libertà”), della Famiglia, Eugenia Roccella (“ Se non sapremo difendere Israele perderemo la nostra storia, la nostra anima e la nostra dignità.

L’adesione dei leader politici

L’elenco degli esponenti politici aderenti all’appello prosegue con i leader di Italia Viva, Matteo Renzi (“Israele ha il diritto e il dovere di esistere e resistere”), di Azione, Carlo Calenda (“La nostra vicinanza sarà chiara, limpida e inequivocabile).
Contro il terrorismo e contro chi arma i terroristi”, anche Coraggio Italia, con il suo presidente e sindaco di Venezia Luigi Brugnaro:“Israele siamo noi. Difendiamo il popolo israeliano da un attacco criminale e provocatorio, che rischia di destabilizzare ancora di più la situazione in quell’area”.

Le voci dell’opposizione

Ma non solo i moderati. Si sono fatte sentire anche voci della sinistra all’opposizione.
Il responsabile esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, ha espresso “solidarietà a Israele e profondo cordoglio per le vittime”. Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, sottolinea che “non è solo terrorismo, è anche un attacco militare”. E poi, in ordine sparso, voci bypartisan, come la presidente e la portavoce di Azione, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, il deputato della Commissione Affari esteri Giangiacomo Calovini.

Infine, oltre all’adesione dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e della Comunità Ebraica di Roma (Cer), vanno ricorsdate anche quella del presidente del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), Lorenzo Guerini, che ha parlato di “un atto gravissimo che va condannato con fermezza” e la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, che ha scritto: “L’Europa è con Israele e il suo popolo. La sua lezione di libertà e progresso non sarà spenta dalla violenza e dalla barbarie”.

La situazione in Israele

Le cronache in arrivo da Israele raccontano nel frattempo di combattimenti che continuano nelle zone di frontiera, di una pioggia di bombe e di una colonna di tank in viaggio su Gaza, dove secondo il Washington Post gli Stati Uniti si attendono una vasta operazione di terra contro Hamas nelle prossime 24-48 ore. E il bilancio di morti israeliani è salito a 700 persone, con circa 2.500 feriti, tra cui moltissimi gravi, 750 dispersi e almeno 100 ostaggi nelle mani di Hamas.

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foto di repertorio

La preoccupazione per gli italiani in Israele

Comprensibile, dunque, la preoccupazione per i circa 18 mila italiani, molti con il doppio passaporto, che vivono in Israele manifestata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Proprio il titolare della Farnesina, intervenendo su QN, ha annunciato che sarà mercoledì al Cairo per cercare un intervento diplomatico che favorisca la rapida soluzione del conflitto, puntando sul supporto da parte dei Paesi moderati dell’area.
Intanto, gli esperti ipotizzano che ci sia un nesso tra questo attacco di Hamas e i negoziati di pace in corso che potrebbero portare a un accordo di portata storica tra le autorità israeliane e l’Arabia Saudita.

Un conflitto che non si è mai risolto

Del resto, la situazione tra Israele e Palestina non si è mai risolta.
Gli antagonisti dello Stato israeliano, ricorda Il Foglio “sognano di eliminarla, di cancellarla dalle mappe geografiche, di spazzarla via dalla storia”. E il giornale che ha lanciato l’appello, analizzando l’attacco a quella che definisce “una democrazia libera” invita a non “avere esitazioni nel riconoscere che da una parte c’è uno stato che difende il suo diritto di esistere (Israele) e dall’altra ci sono i terroristi islamisti (Hamas e tutto quello che Hamas si porta dietro) che difendono il loro diritto a combattere con tutta la forza possibile contro la stessa esistenza di Israele”.

Alberto Minazzi

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Tag:  guerra, Israele

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