Si prospettano novità sul fronte pensionistico.
L’ultimo confronto tecnico ha portato il Governo ha lanciare una proposta in vista del tavolo tecnico conclusivo con i ministri Franco e Orlando della prossima settimana.
L’idea è quella di un taglio del 3% dell’ammontare totale degli emolumenti per consentire l’uscita anticipata a 64 anni.
Nel dettaglio, la soluzione proposta prevede l’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 20 anni di contributi e una penalizzazione al massimo del 3% per ogni anno di anticipo.
Questo purché la pensione spettante non sia troppo bassa, ma superiore all’assegno sociale di un certo numero di volte.
Questa formula esiste già per i contributivi puri, cioè coloro che lavorano dal 1996, ma con un multiplo di 2,8 volte.
In questi casi si esce a 64 anni solo se l’importo mensile della pensione corrisponde ad almeno 1.311 euro.
Il Governo potrebbe abbassare questa soglia estendendo la formula a chi si trova nel sistema misto, vale a dire retributivo e contributivo. Soluzione che comporterebbe l’estensione a tutti del contributivo.
L’ipotesi è sul tavolo della trattativa mentre il Governo ha respinto la proposta dei sindacati di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, perché considerata eccessivamente costosa.
Si sta piuttosto ragionando su una sorta di pensione di garanzia per le persone che a 67 anni non hanno raggiunto un importo pari a 1,5 volte il minimo, per cui dovrebbero lavorare più a lungo. Questo avverrebbe con un assegno sociale integrato dai contributi maturati.
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Pensioni: stop a 64 anni e 3% di taglio per ogni anno di anticipo?
16 Febbraio 2022
Tag: pensioni