Il sottosegretario al Lavoro: la ratio è quella dell’imparzialità. Ma la norma si può rivedere
La stretta annunciata dal Governo sull’adeguamento della parte retributiva delle pensioni dei lavoratori del pubblico impiego, che sarà introdotta attraverso la Legge di bilancio, potrebbe essere allentata.
E non solo per i medici, i primi a lanciare l’allarme delle conseguenze legate a un provvedimento incisivo come quello inizialmente previsto, ma anche tutti gli altri dipendenti pubblici come dipendenti degli enti locali, maestri e ufficiali giudiziari.
Un segnale in tal senso è arrivato dalle dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon. Il quale, riguardo al ribasso annunciato, ha spiegato che si può rivedere. “La stiamo cercando di studiare – ha detto – nasce da una ratio di imparzialità, sarà su tutti i dipendenti pubblici”.
La stretta alle pensioni dei dipendenti pubblici
Sono circa 31.500 i lavoratori che nel 2024 sarebbero interessati dal provvedimento contenuto nell’articolo 33 nel testo ora all’esame delle Camere.
Una revisione delle aliquote di rendimento previdenziali che, si calcola, comporterebbe per il sistema previdenziale un risparmio stimato per il prossimo anno in circa 11,5 milioni di euro.
La misura riguarda chi andrà in pensione a partire dal 1° gennaio del prossimo anno, avendo versato prima del 1996 contributi previdenziali per un periodo inferiore a 15 anni.
Si tratta dunque di chi ha iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995, quando il sistema pensionistico è passato dal calcolo retributivo a quello contributivo.
In caso di conferma della misura come prevista ora, il ridimensionamento della quota retributiva, secondo un calcolo della Cgil, sarebbe per esempio pari a 4.432 euro l’anno per chi arriva nel 2024 a maturare i requisiti di una pensione di vecchiaia con 35 anni di contribuzione, 67 di età e 30 mila euro annui lordi di retribuzione.
Se proiettato sull’attesa di vita media, il taglio sarebbe pari a 70.912 euro. Decurtazioni ancor più pesanti, nella stessa analisi, graverebbero su chi guadagna in un anno 40 mila euro lordi (5.910 euro in meno di pensione l’anno, 94.560 in totale) o 50 mila euro lordi (rispettivamente 7.387 e 118.192 n3ll’arco di una vita media prevista).
L’allarme dei medici
I primi a muoversi contro la stretta sulle pensioni erano stati i medici, i cui sindacati avevano denunciato che la misura inserita nella Legge di bilancio avrebbe comportato riduzioni delle pensioni annue dei camici bianchi fino a 26 mila euro. E hanno dunque proclamato formalmente lo stato di agitazione, annunciando anche l’indizione di una giornata di sciopero.
Il rischio, in caso di applicazione della norma, sarebbe secondo i medici quello di innescare una nuova fuga di professionisti dal Servizio sanitario nazionale, portandolo, per Anaao Assomed vicino al “rischio di un crollo”. Chi può farlo adesso, cercherà di andare in pensione fin da subito, per evitare i tagli. E si aggraverebbe così la cronica carenza di personale negli ospedali, stimata in almeno 15 mila unità.
Sono infatti circa 6 mila, prosegue la sigla sindacale, i medici e i dirigenti nazionali che hanno maturato o matureranno nel prossimo anno i requisiti per smettere di lavorare. A questi si devono quindi aggiungere i circa 4 mila professionisti che ogni anno vanno mediamente in pensione anche senza aver raggiunto i 67 anni di età i 42 e 10 mesi di contributi previsti.
In un maxiemendamento i correttivi?
“Dove c’è la necessità di modificare per errori tecnici o per rivedere alcune norme – ha assicurato ora il sottosegretario Durigon – sarà possibile entrare in campo con le modifiche”.
Un rilancio dunque, su un possibile maxiemendamento del Governo alla Manovra, come ha confermato anche il ministro, Marina Calderone.
“Comprendo – ha dichiarato la titolare delle Politiche sociali in occasione del suo intervento al Cnel – le preoccupazioni dei medici e di altre categorie interessate da questo intervento. Capisco anche le perplessità su un intervento che avviene in un contesto in cui alcuni avevano fatto una previsione di uscita”.
“Ma – conclude Calderone – sono certa si possa trovare una misura che da un lato non tradisca le aspettative di chi già guarda alla pensione e dall’altro tenga conto che quando si parla di norme pensionistiche è importante creare un equilibrio tra gestioni e nella gestione che non possa privilegiare alcuni danneggiando altri”.
Alberto Minazzi