Dopo lunghi 22 mesi, Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato in Egitto con l’accusa di aver diffuso attraverso articoli giornalistici false notizie, è stato scarcerato.
E’ questo l’esito inatteso della terza udienza che si è tenuta a Mansura.
La buona notizia, che lo riporterà tra i suoi cari, non rappresenta l’epilogo della vicenda. Il giovane è infatti stato scarcerato ma non assolto.
La prossima udienza è fissata per l’1 febbraio.
L’infinita storia di Zaki
L’odissea di Patrick Zaki è cominciata il 7 febbraio 2020.
Zaki, ricercatore universitario e attivista per i diritti umani, ha 28 anni.
Secondo l’accusa, con i suoi articoli avrebbe compiuto il reato di “incitamento alla protesta” e di“istigazione a crimini terroristici”.
Reati che potrebbero tradursi in una reclusione fino a 25 anni.
Per la sua liberazione Amnesty International aveva avviato una petizione, “Libertà per Patrick”, sottoscritta da oltre 200 mila italiani, sostenendo che il giovane attivista fosse “un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media”.
Per Zaki si è mosso anche Senato italiano, che ha approvato, nella seduta del 14 aprile 2021, una mozione con la quale chiede al Governo di conferire al giovane egiziano la cittadinanza italiana.
Un atto simbolico, che però testimonia la decisa presa di posizione del nostro Parlamento in suo favore.
Nel frattempo, oggi (7 dicembre ndr) ha espresso la propria soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki il presidente del Consiglio Mario Draghi.
La sua vicenda, ha garantito il premier, “sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano”.